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pensieri; e fa prodigj e s'assomiglia all'ente più raro e inconcepibile che si possa immaginare:

Così sol si ritrova

Lo mio voler; e così in su la cima
De' suoi alti pensier al Sol si volve:
E così si risolve,

E così torna al suo stato di prima:
Arde, more e riprende i nervi suoi,
E vive poi con la Fenice a prova.

( P. II CANZ. 8 )

Per quanti pensieri le sociali convenienze e la carità cristiana avessero contrapposto al malvolere del nostro Vate, sempre l'avrebbero fatto invano, perchė dic' egli:

Mi

Quell'alto volere, di ch'io son pieno,

Quanti presso a lui nascon par ch'adugge,
E parte il tempo fugge ec.

pare che codesto suo volere avesse ben del mulo; ma in vece che il suo Autore, come tale lo trattasse e lo montasse, egli monta e tratta il povero Poeta :

Quando 'l voler con due sproni ardenti

E con un duro fren mi mena e regge, Trova chi le paure e gli ardimenti Del cor profondo ne la fronte legge. Ognuna di queste potenze può molto più di un'altra: ma più di qualunque potere posson gli occhi di Laura e può Cupido, da cui parimente il Vate, qual giumento, si lascia malmenare.

E'l lume de' begli occhi, che mi strugge
Soavemente al suo caldo sereno,

Mi ritien con un freno,

Contro cui nullo ingegno o forza valme.

(CANZ. 21)

O bel viso, ov' Amore insieme pose

Gli sproni e 'l freno, ond' e' mi punge e volve
Come a lui piace; e calcitrar non vale...

E con Amor si lagna

Cha si caldi gli spron, si duro il freno. Ma non fu egli avvertito più sopra da un pensiere che in balía di lui erano i pensieri? Comunque sia, ora il Poeta ne dimentica tutto l'esercito, di cui fa ostentazione altrove, e pateticamente ad Amore si raccomanda :

Amor, che vedi ogni pensier aperto

Nel fondo del mio cor togli

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Omai dal volto mio questa vergogna,

Ch' a guisa d'uom, che sogna,

Aver la morte innanzi gli occhi parme;

E vorrei far difesa e non ho l'arme.

(CANZ. 21)

Può egli mai non aver armi colui medesimo, che sin

da prima esclama:

Era la mia virtù al cor ristretta

Per far ivi e negli occhi sue difese? Dopo si formale protesta non val più il dire: Dolce m'è sol senz'arme esser stativi, Quasi senza governo e senz'antenna

Legno in mar, pien di pensier gravi e schivi.

E come non ha egli opposto una schiera di costoro, da che sapea fare lo spadacino persino co' pensieri?

De' miei antichi pensier mi stava armato. Perchè dunque non ha egli combattuto? Qui il poltrone s'imbarazza ed afferma che l'alma sua fu sorpresa:

Quando il colpo mortal la giù discese

Ove solea spuntarsi ogni saetta

....

Però turbata, non ha preso l'arme.

Sembra che le abbia prese, battendosi per altro inutilmente :

Ma voi occhi beati, onde soffersi

Quel colpo, ove non valse elmo, nè scudo, Di fuor e dentro mi trovaste ignudo. Poteva egli valersi dell' elmo e dello scudo, quando fuori e dentro si trovava ignudo? Ecco come presto si raggiunga la menzogna, o per meglio dire colui che ha corta memoria. E in fatti, dopo aver millantati Petrarca i suoi apparecchi di guerra e le bellicose sue intenzioni, si dichiara

Giovine incauto, disarmato e solo;

e quindi deplora la sua sorte:

Qual mio destino, qual forza, qual inganno
Mi riconduce disarmato al campo!

La sua sconfitta procede da storditezza, piuttosto che dall'essere senz' armi; e perciò egli stesso se ne sorprende:

Io c'havrei giurato

Difendermi da uom coperto d'armi,

Con parole e con cenni fui legato.

Era egli possibile il credersi coperto d'armi, ma esserlo si poco da non poter troncare un laccio?

Poi che senza compagna e senza scorta
Mi vide, un laccio tese tra l'erba ....
Trovommi Amor del tutto disarmato

Ed aperta la via per gli occhi al core. Ma altre volte non s'era egli preservato dai di lui assalti con grosso bastone, o per meglio dire,

Con l'arboscel che 'n rime orna e celebra?
Quest'un soccorso trovo tra gli assalti
D'Amor, onde convien ch'armato i viva.

(SON. #15)

Un rimator d'altronde non può essere disarmato mai; e anche Petrarca sostiene d'aver portate le armi sino alla morte di Laura, ed ancora, per antica usanza, due lustri dopo:

Quel foco è morto e 'l cuopre un picciol marmo;
Che se co 'l tempo fosse ito avanzando,
Di rime armato, ond' oggi mi disarmo,

Con stil canuto avrei ec,

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Altri difetti in vero non può il critico a Petrarca

rilevare, se si eccettua la reminiscenza, che infelice si manifesta sin dalla sua prima Canzone, ove descrive la storia del suo amore:

E se qui la memoria non m'aita,
Come suol fare, iscusinla i martiri,
E un pensier che solo angoscia dalle
E mi face obliar me stesso a forza,

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Che tien di me quel dentro, ed io la scorza. Ma quando confessa di non aver altro in mente che un sol pensiere, come scusarlo, se lo dimentica? Ei non si fida di quel prepotente pensiere, nè d'Amore, che lo stesso pensiere costituisce; e trema e divien pietra per paura che colui non voglia più ricondurlo presso a Laura, com'ella non fosse l'unico oggetto d'entrambi, e come entrambi di lei potessero perderne l' idea:

Se Amor se ne va per lungo oblio,
Chi mi conduce a l'esca

Onde 'l mio dolor cresca?

E perchè pria tacendo non m' impetro?

Certo cristallo, o vetro

Non mostrò mai di fore

Nascosto altro colore,

Che l'alma sconsolata assai non mostri

Più chiari i pensier nostri.

E che cosa si ved' egli in que' pensieri? Siamo da

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