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D'ogni parte i' sarei fra poco: in core
Però mi venne di lanciar nel fiume
Il morto, o semivivo; e con fatica
(Ch' inutil era per riuscire, e vana )
L'alzai da terra, e in terra rimaneva
Una pozza di sangue: a mezzo il ponte
Portailo in fretta, di vermiglia striscia
Sempre rigando (1) il suol; quinci cadere
Col capo in giù il lasciai: piombò, (2) fendendo
L'acqua con gran fragor: in alto salse
Lo spruzzo, e l' onda sovra lui si chiuse,
Nè 'l vidi più, che 'l rapido torrente
L'avrà travolto, e ne 'suoi gorghi spinto.
Giacean nel suol la clava, e negra pelle,
Che nel pugnar gli si sfibbio dal petto:
Queste io tolsi, non già come rapine,
Ma per vano piacer quasi trofei.

E chi creder potría, (3) che spoglie tali,
O di nessuno, o di sì poco prezzo,
M' avesser spinto a ricercar periglio,
Ed a dar morte altrui?....

(1) Rigando, innaffiando, ba-¡ riosamente da alto.
gnando.
(3) Potría per potrebbe.

(2) Piombare vale cadere fu

t

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Da Betulia partii, che m' arrestaro (1)
Le guardie ostili. (2) Ad Oloferne innanzi
Son guidata da loro. Egli mi chiede

A che vengo, e chi son. Parte io gli scopro,
Taccio parte del vero. Ei non intende,
E approva i detti miei. Pietoso, umano
(Ma straniera in quel volto

Mi parve la pietà) m' ode, m' accoglie,
M'applaude, mi consola. A lieta cena
Seco mi vuol. Già su le mense elette
Fumano i vasi d' or: già vuota il folle
Fra' cibi ad or ad or tazze frequenti
Di licor generoso; e a poco a poco
Comincia a vacillar. Molti ministri
Eran d'intorno a noi; ma ad uno ad uno
Tutti si dileguar. (3) L' ultimo d'essi
Rimaneva, e il peggior. L'uscio costui
Chiuse partendo, e mi lasciò con lui,

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Era già della notte. Il campo intorno

(1) M'arrestaro per m'arres

tarono.

(2) Ostili, nemiche.

(3) Si dileguar per si dileguarono, si allontanarono.

Nel

Nel sonno universal taceva oppresso,
Vinto Oloferne istesso

Dal vino, in cui s' immerse oltre il costume,
Steso dormía (1) su le funeste piume. (2)
Sorgo; e tacita allor colà m' appresso
Dove prono (3) ei giacea. Rivolta al Cielo
Più col cuor, che col labbro: Ecco l'istante
Dissi, o Dio d'Israel, che un colpo solo
Liberi il popol tuo. Tu 'l promettesti,
In te fidata io l' intrapresi; e spero
Assistenza da te, Sciolgo, ciò detto,
Da sostegni del letto

L'appeso acciar; lo snudo : il crin gli stringo
Con la sinistra man; l'altra sollevo

Quanto il braccio si stende: i voti a Dio
Rinnovo in sì gran passo;

E sull' empia cervice il colpo abbasso.
Apre il barbaro il ciglio; e, incerto ancora
Fra 'l sonno, e fra la morte, il ferro immerso
Sentesi nella gola. Alle difese

Sollevarsi procura ; e gliel contende
L'imprigionato crin. Ricorre a' gridi;
Ma interrotte la voce

Trova le vie del labbro, e si disperde.
Replico il colpo ; ecco l' orribil capo

(1) Dormía per dormiva. (2) Le piume, il letto.

(3) Prono, inchinato.

I

Dagli omeri (1) diviso.

Guizza il tronco reciso

Sul sanguigno terren: balzar mi sento
Il teschio semivivo

Sotto la man che il sostenea. Quel volto
A un tratto scolorir, quegli occhi intorno
Cercar del sole i rai, (2)

Morire, e minacciar vidi, e tremai,

OCCASIONE.

Chi sei tu, che non par cosa mortale ?
Di tanta grazia il ciel t'adorna

dota!

Perchè non posi? e perchè a' piedi hai l' ale? Io son l' Occasione, a pochi nota ;

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Ela cagion che sempre mi travagli È; perch' io tengo un piè sopra una rota. Volar non è, ch' al mio correr s'agguagli; E peròl' ale a' piedi mi mantengo, Acciò nel corso mio ciascuno abbagli. Gli sparsi miei capei (3) dinanzi io tengo; Con essi mi ricopro il petto, e il volto, Perch' un non mi conosca, quand' io vengo.

(1) Omeri, spalle.

(2) Rai

per raggi.

(3) Capeiper capelli,

Dietro del capo ogni capel m' è tolto;

Onde in van s' affatica un, se gli avviene
Ch'io l'abbia trapassato, o s' io mi volto、
Dimmi chi è colei che teco viene?
È penitenza e però nota, e intendi;
Chi non sa prender me, costei ritiene.
E tu, mentre parlando il tempo spendi,
Occupato da molti pensier vani,

Già non t' avvedi, lasso, e non comprendi,
Com' io ti son fuggita dalle mani!

NICOLÒ MACHIAVELLI.

99

IL PARNASO ACCUSATO, E DIFESO.

LA VIRTU. Non basta, o biondo Dio, (1)
Che della rea Fortuna esposta all' ire
Sempre sia la Virtù ; le Muse ancora
Nemiche ho da soffrir. Non sudan queste
Che a render vano il mio sudor. L'insane.
`Tiranne passioni

Da ogni petto scacciar, l'unico, il grande
Oggetto è de' miei voti, e ad onta mia
Destarle in ogni petto

De' voti delle Muse è il grande oggetto.

(1) Biondo dio, Apollo,

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