Ma già s'imbianca e indorasi Già l'umid' ombre fuggono Le stelle già si celano In faccia al nuovo albore, (2) Della superba Lucciola Piccolo insetto sordido. Che d'uopo (4) ha delle tenebre Per esser conosciuto. Voi che d'un falso merito Talor vili impostori (1) Balzo d'Oriente, la parte Orientale dell' Orizzonte. (2) Quello splendore bianco del cielo, che apparisce quando si par tono le tenebre della nose. Voi che fra gente stupida Sopra di voi temete. LORENZO PIGNOTTI. LUCREZIA. Si biasima il fatto di Lucrezia. In van resisti, un saldo core, e fido Tu vanti in vano, e sia pur ghiaccio, osmalto: Renditi alle mie voglie, o quì t' uccido; Disse Tarquinio colla spada in alto. Nè sola te, ma te col servo ancido; (1) Che fe'? s'uccise, e nel suo sangue involta (1) Ancido, in prosa dicesi (2) Udía per udiva. più comunemente uccido. 72 Si scusa Lucrezia. Che far potea la sventurata, e sola Ma quando il ferro del suo sangue intrise (3) E in virile fierezza atti soavi, Senno, e virtù, che i folli esempj e pravi (2) Sprezza, e le voci di ragion sol ode; Sensi di vero onor, che i fasti gode Emular sì, non millantar degli Avi, E non dall' arche (3) di molt' oro gravi, Questo è lo Sposo, che il tuo cor richiede, (1) Questi sonetti furono composti per le nozze del Signor Conte Niccolò Da Rio con la Signora Marchesa Anna de' Lazzara seguite in Padova, l'an no 1795. (2) Pravi, iniqui, malvagi. (3) Arca, cassa, cofano. (4) Acume, acutezza. G Il Ritratto della Sposa presentato allo Sposo. Della tua Sposa, il so, l'effigie è questa, Che il volto imita d' ogni grazia carco (1); Ma in lei non tutto il guardo tuo s'arresta, Benchè non sazio in vagheggiarla o parco. Tu ne' begli occhi, che di luce onesta Ardono sotto nero e sottil arco, Tu nella faccia amabile e modesta, Già disegnata dal divin Pittore, Dall' amor tuo, da' tuoi consigli aspetta. La Dote. No i ricamati in or serici ammanti (3), E non le gemme, oriental tesoro, |