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Veder distrutto il Mondo, e i figli estinti
Pianger l'afflitte madri, e per la terra
I più famosi eroi depressi, e vinti;
Veder (ahi vista, che i più forti atterra!)
Correr i fiumi d' uman sangue tinti:
E puossi (1) odiar la Pace, amar la Guerra?

AGOSTINO GOBBI.

IN COSTANZA.

Fortuna, io dissi, e volo e mano arresta,
C' hai (2) la fuga, e la fè (3) troppo leggiera:
Quel, che vesti il mattin, spogli la sera;
Chi Re s'addormentò, servo si desta.
Rispose: È morte a saettar sì presta;

Sì poco è il ben, tanto è lo stuol, che spera;
Che acciò n' abbia ciascun la parte intiera,
Convien, ch' un io ne spogli, un ne rivesta.
Poi dissi a Clori: almen tu sii costante
Se non è la fortuna ; e amor novello
Non mostri ognora il tuo favor vagante.
Rispose è così raro anco (4) il mio bello,

:

Che, per tutta appagar la turba amante,

Convien, ch' or sia di questo, ora di quello.

GIROLAMO GIGLI.

(1) Puossi, si può. (2) C'hai, che hai.

(3) Fè per fede.

(4) Anco, anche, ancora,

INGRATITUDINE.

DONNA vidi raminga (1) in nuda arena Languida, ed arsa dal calore estivo, PIANTA sorger di pomi, e frondi piena, E un RUSCELLO apparir limpido, e vivo: Ella assisa alla dolce ombra serena,

Or de' pomi si pasce, or beve al Rivo; Spirto (2) ripiglia, e ristorata appena, E quelli prende, e prende questi a schivo (3). Alfin superba in piè si leva, e poi Con atti oltraggia sconoscenti, e rei Il Ruscello, la Pianta, e i frutti suoi. Seccansi, e l'acqua, e i rami in faccia a lei, Pastorelle, scacciatela da voi,

L' iniqua INGRATITUDINE è costei.

SILVIO STAMPIGLIA.

Ricco di merci, e vincitor de' venti
Giugner vid' io Tirsi al paterno lido;
Baciar l'arene il vidi, e del finito
Cammino ringraziar gli Dei clementi.

(1) Raminga, errante. (2) Spirto per spirito.

(3) Prendere una cosa a schi. vo, vale disgustarsi d'una cosa.

'Anzi, perchè leggessero le Genti
Qualche di tanto don segno scolpito,
In su l'arene stesse egli col dito
Scrisse la storia di sì lieti eventi.
Ingrato Tirsi, ingrato ai Cieli amici !
Poichè ben tosto un' onda venne, e assorti

Seco tutti portò quei beneficj;
Ma se un dì cangeransi a lui le sorti,
Scriver vedrollo degli Dei nemici
Non su l'arena ma sul marmo i torti.
LODOVICO Antonio Muratori.

INVIDIA.

Invidia rea di mille insanie accesa,

Veggio i tuoi lampi anzi che i tuoni ascolto, Ma non fia (1) già, che sbigottito in volto Io de' fulmini tuoi tema l'offesa.

Qual folgore, che a rupe alta, e scoscesa Squarciando il sen scopre un tesoro accolto, Tal mentre il tuo livor barbaro, e stolto Lacera altrui, le altrui virtù palesa. S'oltraggiare i migliori è il tuo talento; Mentre oggetto d' invidia esser degg' io, Superbo andrò dell' ira tua contento.

(1) Fia per sarà,

E

per render eterno il nome mio,

Nell' arringo d' onore a gloria intento,
Invidia, altri ti teme, io ti desío.

GIULIO BUSSI

LAURA (1).

Chi vuol veder quantunque (2) può Natura,
El Ciel tra noi, venga a mirar costei
Ch' è sola un Sol, non pur agli occhi miei,
Ma al mondo cieco, che virtù non cura.
E venga tosto; perchè Morte fura (3)
Prima i migliori, e lascia star i rei (4) ;
Questa aspettata al regno degli Dei
Cosa bella mortal passa, e non dura.
Vedrà, s' arriva a tempo, ogni virtute,
Ogni bellezza, ogni real costume
Giunti in un corpo con mirabil tempre.
Allor dirà, che mie rime son mute,
L'ingegno offeso dal soverchio lume:
Ma se più tarda, avrà da pianger sempre.

FRANCESCO PETRARCA.

(1) Laura è il nome di quella | tutto ciò che.

ch'è l'oggetto de'versi del Pe

trarca.

(2) Quantunque vale quanto,

(3) Fura, ruba, invola.

(4) Rei, malvagi.

Solo, e pensoso i più deserti campi
Vo misurando a passi tardi, e lenti i;
E gli occhi porto per fuggire intenti
Dove vestigio uman l'arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
Dal manifesto accorger delle genti:
Perchè negli atti d'allegrezza spenti

Di fuor si legge com' io dentro avvampo. Si, ch' io mi (1) credo omai, che monti, e piagge, E fiumi, e selve sappian di che tempre Sia la mia vita, ch'è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie, nè sì selvagge

Cercar non so, ch' Amor non venga sempre Ragionando con meco (2), ed io con lui,

Il medesimo.

Levommi il mio pensier in parte ov' era
Quella ch' io cerco, e non ritrovo in terra;
Ivi fra lor (3) che 'l terzo cerchio serra,
La rividi più bella, e meno altera.

Per man mi prese, e disse ; in questa spera (4)
Sarai ancor meco, se 'l desir non erra:
I son colei che ti die' tanta guerra
E compie' mia giornata innanzi sera.

(1) Mi, particella riempitiva. (2) Con meco per meco.

(3) Loro per quelli, coloro. (4) Spera, sfera, cielo.

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