網頁圖片
PDF
ePub 版

Galatea tornando alfine,

Sentì il duol farsi (1) minore,

Che anche il duolo ha il suo confine;
Buoni o rei, (2) ne' nostri petti

Vanno a spegnersi gli affetti.

Giunta appena a quelle sponde
Del ruscello corse all' onde;
Ma nell' onde Galatea

Non rivide più la bella,
La vezzosa pastorella
Che vederci un dì solea;
Ed attonita esclamò :
O pastori, il mio ruscello
Onde mai tanto cangiò?
Onde mai non è più quello ?
Ove son le limpid' acque
Per cui tanto un dì mi piacque
Agl' incauti suoi clamori

Non risposero i pastori:

Ma una certa sua nemica,

Una sua rivale antica

Gridò, sì, che ognun l' udío; (3)

Tu cangiasti, e non quel rio.

GIOVANNI GHERARDO DE' Rossi.

(1) Farsi, divenire. (2) Rei, malvagi.

(3) Udio per

ud

GELOSIA.

Cura, che di timor ti nutri, e cresci;
E, più temendo, maggior forza acquisti:
E mentre con la fiamma il gelo mesci,
Tutto il regno d'amor turbi e contristi.
Poi, che in brev' ora entro al mio core hai misti (1)
Tutti gli amari (2) tuoi, del mio cor esci,
Torna a Cocito, ai lagrimosi, e tristi
Campi d'Averno, ivi a te stessa incresci:
Ivi senza riposo i giorni mena,

Senza s onno le notti, ivi ti duoli

Non men di dubbia, che di certa pena: Vattene ; a che più fiera, che non suoli, (3) Se il tuo venen m' è corso in ogni vena, Con nove larve, a me ritorni e voli?

GIO. DELLA CASA.

Smunta le guance, (4) e rabbuffata il ciglio
Donna in ceffo 5) m' apparve orrido e brutto,
Che strazia un cor, di pietà priva in tutto,
E chiama all' opra ogni crudel consiglio.

(1) Misti, mescolati.

(2) Amari, amarezze.

(3) Suoli, sei solita.

colle guance smunte.

(5) Ceffo, muso del cane, o del porco. Dicesi anche del

(4) Smunta le guance, vale volto umano per mostrar difformità.

Duri morsi v' imprime, e fa vermiglio
Nel caldo sangue il nero labbro asciutto ;
Poi qual Tigre lo sbrana, ed in lui tutto
Immerge il crudo avvelenato artiglio.
Nè sazia ancor, con disperato esempio
Sparge le piaghe, che poc' anzi aprío (1)
Di quel, ch' ha in seno, invido tosco, ed empio.
Indi a me volto il torvo sguardo, e rio, (2)
Vedi qual (dice) io quì d' un cor fo scempio. (3)
Fuggi da me, che Gelosia son' io.

ANTONIO ZAMPIERI.

Perdono, amata Nice;

Bella Nice, perdono. A torto, è vero,

Dissi, che infida sei;

Detesto i miei sospetti, i dubbj miei.

Mai più della tua fede,

Mai più non temerò. Per que' bei (4) labbri

Lo giuro, o mio tesoro,

In cui del mio destin le leggi adoro.

Bei labbri, che Amore

Formò per suo nido,
Non ho più timore,

(1) Aprío per apri.

(2) Rio, colpevole, malvagio. (3) Fare scempio vale stra

ziare con crudel tormento.
(4) Bei per belli,

[blocks in formation]

Puniscimi, se vuoi. Pur qualche scusa
Merita il mio timor. Tirsi t'adora ;
Io lo so; tu lo sai. Seco in disparte
Ragionando ti trovo: al venir mio
Tu vermiglia diventi,

Ei pallido si fa; confusi entrambi
Mendicate gli accenti; egli furtivo!

Ti guarda, e tu sorridi - Ah quel sorriso,
Quel rossore improvviso

So che vuol dir! la prima volta appunto
Ch' io d' amor ti parlai, così arrossisti,
Sorridesti così, Nice crudele.

Ed io mi lagno a torto?

E tu non mi tradisci? Infida! ingrata!
Barbara! ... Aimé! Giurai fidarmi, ed ecco

Ritorno a dubitar. Pietà, mio bene,
Son folle: in van giurai; ma pensa alfine

Che amor mi rende insano,

Che il primo non son io, che giuri in vano.

Giura

Giura il nocchier, che al mare
Non presterà più fede,

Ma, se tranquillo il vede;
Corre di nuovo al mar.

Di non trattar più l'armi
Giura il guerrier talvolta,
Ma, se una tromba ascolta,
Già non si sa frenar.

[blocks in formation]
« 上一頁繼續 »