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Sorrise Uranio, che per entro vede
Gli altrui pensier col senno, e in questi accenti
Proruppe, ed acquistò credenza, e fede:
Siate, o Pastori, a quella cura intenti,
• Che il giusto Ciel dispensator vi diede,
E sognerete sol greggi, ed armenti.

BENEDETTO MENZINI.

IL FANCIULLO, E LA VESPA.
Un vispo Fanciullino,

Che appena il suol con fermo piè segnava,
Se ne gia (1) saltellando entro un giardino,
E tra' fiori e tra l' erbe egli scherzava.
Una Vespa dorata

D' acuto dardo armata

Si librava sull' ali

Entro il verde soggiorno,

E s' aggirava al Fanciulliño intorno.

Al lucido colore,

Dell' oro allo splendore,

Onde brillava il fraudolento Insetto,

L' avido Fanciulletto

Di farne preda subito s' invoglia;

Tosto per l'aria vota

La cava man velocemente rota

(1) Giaper giva, cioè andava.

Dietro del susurrante animaletto;
Ma cade il colpo in vano,

E la Vespa di là vola lontano.

Ratto (1) la segue il Fanciullino, ed ella Per l'aere agile e snella

In mille giri e mille si rivolge,

E alfin stanca si posa

Sul molle sen d' una vermiglia Rosa.

Il Fanciullino attento,

Tacito e lento lento

Sulla punta de' piè lieve cammina,

E a lei già s' avvicina;

Rapida allor la mano

Sopra del fior sospinge,

E la Rosa e la Vespa insieme stringe,
La Vespa irata allora,

Tratto subito fuora

L'ascoso ago pungente,

La tenerella incauta man trafigge

Con ferita cocente:

Innalza al ciel le strida

Smaniante il Fanciullin. chiedendo ajuto,
E cade sopra il suol quasi svenuto.
» Giovinetti inesperti, che correte

» Dietro un desir, che ben non conoscete, Apprendete, apprendete,

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» Che de' più bei (1) piacer sovente in seno

» Sta nascosto il veleno.

LORENZO PIGNOTTI.

FELICITÀ DELLA VITA' PASTORALE.

Intanto, Erminia, infra (2) l' ombrose piante
D'antica selva, dal cavallo è scorta (3):
Nè più governa il fren la man tremante;
E mezza quasi par tra viva, e morta.
Per tante strade si raggira, e tante
Il corridor che in sua balía (4) la porta,
Ch' alfin dagli occhi altrui pur si dilegua (5),
Ed è soverchio omai, ch' altri la segua.

Fuggì tutta la notte; e tutto il giorno
Errò senza consiglio e senza guida ;
Non udendo, o vedendo altro d' intorno,
Che le lagrime sue, che le sue strida :

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Ma nell' ora, che 'l Sol dal carro adorno
Scioglie i corsieri, e in grembo al mar s'annida;
Giunse del bel Giordano alle chiare acque,
E scese in riva al fiume, e quì si giacque.

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(1) Bei per belli.
(2) Infra, dentro a.
(3) Scorta, guidata.

(4) Balía, potere.

(5) Si dilegua, s'allontana.

Cibo non prende già; chè de' suoi mali
Solo si pasce, e sol di pianto ha sete;
Ma 'l sonno, che de' miseri mortali
È col suo dolce obblío posa, e quiete,
Sopì co' sensi i suoi dolori; e l' ali
Dispiegò sovra lei placide, e chete:
Nè però cessa amor con varie forme
La sua pace turbar mentre ella dorme.

Non si destò fin che garrir gli augelli

Non sentì lieti, e salutar gli albóri (1);
E mormorare il fiume, e gli arboscelli;
E con l'onda scherzar l'aura, e co' fiori.
Apre i languidi lumi (2), e guarda quelli
Alberghi solitarj de' pastori:

E parle (3) voce uscir tra l'acqua e i rami,
Ch' ai sospiri, ed al pianto la richiami.

Ma son, mentr' ella piange, i suoi lamenti
Rotti da un chiaro suon, ch' a lei ne viene,
Che sembra, ed è di pastorali accenti
Misto, e di boscareccie inculte avene.
Risorge, e là s' indrizza a passi lenti;
E vede un uom canuto all' ombre amene,
Tesser fiscelle alla sua greggia accanto,
Ed ascoltar di tre Fanciulli il canto.

(1) Gli albòri, l'aurora. (2) Lumi, occhi.

(3) Parle, le pare.

Vedendo quivi comparir repente

L'insolite arme, sbigottir (1) costoro ;
Ma gli saluta Erminia, e dolcemente
Gli affida, e gli occhi scopre, e i bei crin (2) d'oro.
Seguite, dice, avventurosa gente

Al ciel diletta, il bel vostro lavoro;
Che non portano già guerra quest' armi
All' opre vostre, ai vostri dolci carmi (3).
Soggiunse poscia: O padre, or che d'intorno
D'alto incendio di guerra arde il paese,
Come qui state in placido soggiorno,
Senza temer le militari offese?

Figlio, ei ripose, d' ogni oltraggio, e scorno,
La mia famiglia, e la mia greggia illese
Sempre qui fur (4); nè strepito di Marte
Ancor turbo questa remota parte.

O sia grazia del Ciel, che l' umiltate
D' innocente pastor salvi, e sublime (5);
Oche siccome il folgore non cade
In basso pian, ma sull' eccelse cime;
Così il furor di peregrine spade

Sol de' gran Re l' altere teste opprime :
Nè gli avidi soldati a preda alletta
La nostra povertà vile, e negletta.

(1)Sbigottir persbigottirono. (2) Bei crini per belli capelli. (3) Carmi, voce poetica per Versi.

(4) Fur per furono.

(5) Sublime per sublimi, in

nalzi.

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