170 In terreno stranier, senza i sostegni Necessarj alla vita, e delle umane Non esperti abbastanza; onde, il preveggo, Degni di questo nome. I primi oggetti L'onor, la Patria, e quel dovere a cui Fra le selve così, come sul trono. Non cedete agl' insulti; ogni sventura Soffribile si vince. Alle bell' opre Non la mercè. Vi faccia orror la colpa, Asp. Ah padre amato, Dunque mai più non ti vedrò ? (1) S'alza. (2) Lasciarne per.lasciarci, Tem. Tronchiamo Questi congedi estremi. È troppo, o figli, Non è ver, non vado a morte; Della sorte a trionfar. Ad ornar di nuovi allori; Tutto il frutto a conservar. (2) TEMPO. Non così polvere chiusa in cristallo Non così incalzasi onda con onda I dì che apportano l'estremo danno. (1) Gli abbraccia. (2) Il magnanimo Serse innamorato dell' eroica fedeltà di Temistocle, gl' impedi d'ucei dersi, e giurò inaspettatamente pace alla Grecia. (3) Angusto, stretto. P 2 Appena il florido capo erge fuora La Primavera vezzosa, ed ilare, Che estate fervido la discolora: Veggo, e l' Estate col primier ordine, A noi mortali gli anni più floridi, (1) Pomifero, che produce (2) Algente, che agghiaccia. pomi. Chè l' edacissimo (1) Tempo la traccia Nelle tue luci coll' ali accendere Contro noi miseri quel foco infido Nè il lusinghevole fallace riso ; Nè più le grazie a folla correre Dell' atra morte vedrai succedere I dì che apportano l'estremo danno!. GIOVAN BATTISTA RECANATI. (1) Edace, che divora, che consuma. TITO. Si recano qui alcune Scene estratte dalla Tito, e poi Sesto. (1) Che orror! che tradimento! Che nera infedeltà! fingersi amico; Qualche prova d' amore; e starmi intanto Mando Sesto a morir? Sì; già l' intese Infelice il destino! A noi si niega |