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SUPPLICA AD AMORE.

Stassi di Cipro sulla piaggia amena

Un' alta Reggia, dove Amor risiede,
Colà mi spinsi, e di quel Nume al piede
Presentai carta d' umiltà ripiena.
Sire (il foglio dicea ) Tirsi che in pena
Servío (1) finor, la libertà ti chiede,
Nè crede orgoglio il dimandar mercede,
Dopo sei lustri di servil catena.

La carta ei prese, e in essa il volto affisse,
Ma legger non potea, ch' egli era cieco;
E conobbe il suo scorno, e se n' afflisse.
Indi con atto disdegnoso e bieco

Gittommi in faccia lo mio scritto, e disse:
Dallo alla morte, ella ne parli meco.

GIOVAN-BATTISTA ZAPPI,

(1) Servio per servi.

TEMISTOCLE.

Si recano qui alcune scene estratte dal TEMISTOCLE del METASTASIO.

Temistocle, e Neocle suo figlio.

Tem. Che fai?

Neo. Lascia ch' io vada

Quel superbo a punir: vedeşti, o padre,
Come ascoltò le tue richieste! Ah quanti
Insulti mai dobbiam soffrir!

Tem. Raffrena

L'ardore intempestivo. (1) Ancor supponi
D'essere in Grecia, e di vedermi intorno
La turba adulatrice,

Che s' affolla a ciascun, quando è felice.
Tutto, o Neocle, 'cambiò; debbono i saggi
Adattarsi alla sorte. È del nemico

Questa la reggia: io non son più d' Atene

La delizia, e l'amor; meschino, ignoto,
Ramingo, disprezzato,

Esule, abbandonato,

Ogni cosa perdei, sola m' avanza

(E il miglior mi restò ) la mia costanza.

(1) Intempestivo, che è fuor di tempo.

Ormai

Neo. Ormai, scusa, o Signor, quasi m' irrita Questa costanza tua: ti vedi escluso

Da quelle mura istesse,

Che il tuo sangue serbò; trovi per tutto
Della patria inumana

L'odio persecutor, che ti circonda,

Che t'insidia ogni asilo, e vuol ridurti
Che a segno tal si

venga,

Che non abbi terren che ti sostenga;
E lagnar non t'ascolto!

E tranquillo ti miro! ah come puoi

Soffrir con questa pace
Perversità si mostruosa ?

Tem. Ah figlio,

Nel cammin della vita

Sei nuovo pellegrin; perciò ti sembra
Mostruoso ogni evento. Il tuo stupore
Non condanno però : la meraviglia
Dell' ignoranza è figlia,

E madre del saper. L' odio, che ammiri,
È de' gran beneficj

La mercè più frequente. Odia l'ingrato
(E assai ve n' ha) del benefizio il peso
Nel suo benefattor; ma l' altro in lui
Ama all' incontro i benefizj sui: (1)

(1) Sui per suoi.

Percio diversi siamo,

Quindi m' odia la Patria, e quindi io l' amo.

Neo. Se solo ingiusti, o padre,

Fosser gli uomini teco, il soffrirei ;

Ma con te sono ingiusti ancor gli Dei.

Tem. Perchè ?

Neo. Di tua virtù premio si chiama

Questa misera sorte?

Tem. E fra la sorte

O misera, o serena

Sai tu ben, quale è premio, e quale è pena?

Neo. Come?

Tem. Se stessa affina

La virtù ne' travagli, e si corrompe
Nelle felicità: limpida è l' onda

Rotta fra' sassi; e, se ristagna, è impura.
Brando, che inutil giace,

Splendeva in guerra, è rugginoso in pace.

Neo. Ma il passar da' trionfi

A sventure sì grandi.

Tem. Invidieranno

Forse l' età future,

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Più che i trionfi miei, le mie sventure.

Serse, e Temistocle.

Ser. Io non avrò mai

pace

Finchè costui (1) respiri. Egli ha veduto
Serse fuggir, Fra tante navi e tante,

(1) Temistocle,

Onde oppressi l' Egeo, sa che la vita
A un vile angusto legno (1)

Ei mi ridusse a confidar, che poca
Torbid' acqua e sanguigna

Fu la mia sete a mendicar costretta,

E dolce la stimò bevanda eletta:

E vivrà chi di tanto

Si può vantar! No, non fia (2)vero; avrei Questa sempre nel cor smania inquieta. Temist. Potentissimo re. (3)

Serse. Parla stranier; che vuoi?

Temist. Contro la sorte

Cerco un asilo, e non lo spero altrove :' Difendermi non può, che Serse o Giove. Serse. Chi sei?

Temist. Nacqui in Atene.

Serse. E Greco ardisci

Di presentarti a me?

Temist. Sì. Questo nome

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Qui è colpa, il so; ma questa colpa è vinta
Da un gran merito in me. Serse, tu vai
Temistocle cercando; io tel recai.

Scrse. Temistocle! ed è vero?

Temist. A' Regi (4) innanzi

Non si mentisce.

(1) Legno, naviglio.

(2) Fia per sarà.

(3) Presentandosi dinanzi al

trono.

(4) Regi per re.

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