Chi mi resta? la tomba; i giorni miei D'amarissime tenebre coperti Scorreran nelle lagrime, più speme, Più conforto non ho, padre, congiunti, Madre, tutto perdei, la patria è in polve (1), L'alta città de' Cilici Regina
Tebe superba, il furibondo Achille
La fe' pasto alle fiamme, Achille uccise Il mio buon genitor, quel sì compianto Eezion famoso, ah padre amato
Che pro (2), se il merto (3) tuo dal crudo ottenne L'onor del rogo, e un tumulo di terra
Che ornar (4) le ninfe di funeree piante ? Tristo conforto, che rimembra il peso Della perdita mia: cari al mio core Sette fratelli avea, sette un sull' altro Cadder dal braccio di quell' empio, in vita Restò la madre, onde di rio servaggio Sentisse il giogo desolata schiava Del distruttor della sua stirpe, alfine Quell' alma avara, per immenso prezzo La rese a questo seno, ahi che ben tosto L' arciera Diva (5), o dei sofferti affanni L'acerbo colmo all' amor mio la tolse. Così perì quanto fu mio,
(1) Polve, voce poetica per polvere.
(2) Pro, vantaggio. (3) Merto per merito.
(4) Ornar per ornarono. (5) Arciera diva, dea armata d'arco,
Mi resti, Ettorre, tu fratel, tu padre, Tu mi sei tutto, o mio diletto sposo, Tutto posseggo in te, se tu pur manchi, Quanto nel mondo ho mai, tutto riperdo. Per pietà non partir; non far, che resti Vedova la consorte, orfano il figlio; Nella torre t' arresta, e di tue genti Colà fa massa ove il silvestre fico Spande i suoi rami, ivi men aspra ed erta La muraglia accessibile all' assalto Fa la cittade, ben tre volte Ajace, Tidide, Atride, Idomeneo fer (1) prova Di quà salir, che un qualche Dio maligno Mostrò lor questo varco, ah non indarno, Porrían (2) tentarlo, un tal periglio è degno Del tuo valore, altri combatta in campo, Tu la città, la sposa tua difendi. Sposa diletta, intenerito il guardo Così l' Eroe, ti rassicura, o degna Parte di me, tutto è mia cura, a tutto Io già vegliai, ma di sì scarso merto
Non s' appaga il mio cor, degg' io qual vile Contro la furia ostil farmi riparo
Di queste mura or che colà nel campo
Il fido popol mio versa il suo singu,
(2) Porrían per potrebbero.
E lo consacra a me ? qual onta, oh Cielo! Ah che diríano (1) i Teucri, e le de' Teucri Donne calde d' onor, se tralignante (2) Da se stesso mirassero e codardo
Il loro Ettorre? io della gloria in grembo (3) Da' prim' anni nudrito ognor fui primo Ne' cimenti onorati, in me riposa
Di Troja il nome, e della schiatta il vanto. Ma che? dolce compagna, altra nel core Voce mi parla coll' onor concorde, La voce dell' amor; del puro e sacro Nodo che a te mi stringe, essa mi grida Di non tornar, di non depor l'acciaro (4) Sinchè cacciati alle lor navi spersi (5) Non ho costoro, anzi costretti alfine Nudi di speme e di soccorso all' onde Fidar lor sorte, e via fuggirne; è questo L'acconcio istante or che l' irato Achille Niega agli Achei del poderoso braccio La forte aita. Ah lo confesso, o cara, Finchè accolta tant' oste (6), e finchè scorgo Sì da presso l' incendio, e Troja intorno Cinta di così orribile corona,
Pace non ho, non ho conforto, io tremo Sul destin nostro, immagini funeste
(1) Diríano per direbbero.
(2) Tralignante, che degenera. (3) Grembo, seno.
(4) Acciaro, spada.
(5) Spersi, dispersi. (6) Oste, esercito, armata.
Fanno assedio al mio spirto, e i sogni miei Turban d' orride larve (1), io veggo, ahi vista! Incenerita Troja, a terra stesa
Ecuba, Priamo semivivo e tratto
Col crin canuto per la polve, immersi Nel proprio sangue, e l' un sull' altro ancisi (2) Tutti i fratelli a te, te veggo, ah questo Più mi lacera il cor, fra pianti e strida Regale schiava strascinata in Argo Attigner l'acqua di Messeide al fonte Doma (3) dall' inflessibile tiranna Necessitade, o di padrona altera Servir al fasto, e parmi udir chi dica Con pietade insultante, oh vedi è questa, Questa è d' Ettòr la sposa ; a una tal voce Sgorga dalle tue luci amara vena
D' inessicabil (4) pianto (5), ed io mi desto Fra palpiti di morte, ebbro di doglia. Onnipossenti Dei, da noi stien lungi] Siffatti orrori, Andromaca sia salva, E sul capo d' Ettòr tutta si sfoghi L'ira del Ciel: ma che ?, respiro, e l'asta Tratta ancor questa mano, ella due volte Gli Achei respinse, omai si sgombri appieno
(1) Larva, ombra, spettro. (2) Ancisi, voce poetica per
(4) Inessicabile, che non si può seccare.
(5) Pianto, lagrime.
Il nembo rio che ne (1) funesta, aita Darà Minerva a' suoi divoti, io corro No non temer, per te combatto, o sposa, E vincerò per te. Così dicendo Cupidamente ambo le braccia stese
Verso il bambin, mise il bambino un grido, Ritorse il volto, e lo celò nel petto
Della nutrice, impaurito al fosco
Lume dell' arme,
ed al cimier che d' alto' Con lunga cresta minaccioso ondeggia : Sorrise il padre a cotal atto, e a terra Deposto l' elmo, il pargoletto in collo Recasi, e lo si (2) bacia, e lo palleggia (3) Tre volte e quattro caramente, e in alto Lui sollevando ad ambe mani, o Giove, Eccoti il figlio mio, grida, tu guarda La sua crescente età, fa tu ch' ei regni Felice in Troja, e sia de' suoi sostegno, De' nemici spavento, e in rimirarlo Carco (4) tornar delle sanguigne spoglie D' aspro nemico, ognuno esclami, a questo Questo le glorie anco del padre adombra (5); L'oda la madre palpitante, e un rivo Di dolcissima gioja il cor le inondi.
(2) Si, particella riempitiva. (3) Palleggia, scuote.
(4) Carco, carico, caricato. (5) Adombra, oscura.
« 上一頁繼續 » |