Taci, ed ama la rustica Chè il tempo di tua gloria In mezzo all'aria aperta Fra se si lima (1), e rode, Ma intanto ecco il sollecito Che monda dagl' inutili Stende con man crudele (3) Silima, si consuma Già cade in tronchi lacero Lo Spino in sul terreno, Arsa dal sol scolorasi Pria d'esser ben fiorita, Chiede allo Spino aita. » Mai vi sembrasse grave, » E vi parrà soave. » LORENZO PIGNOTTI LA ROSA, IL GELSOMINO, E LA QUERCE. D' un rio sul verde margine, In florido giardino Su siepe amena stavano Che, con placer specchiandosi I Fior diletti a Zefiro Fra tutta la più nobile Noi siamo; è a noi permesso Di lusingare e molcere (1) Ben mille volte e mille Fin la vezzosa Fille, E alla sua guancia accostami () Molcere, dilettare. (2) Eburneo, bianco come l'avorio, In somma o tra l'ombrifere Piante, o tra l' erbe e i fiori, Non ceda i primi onori. Con gioja altera intese Il Fior stellato e candido, Deforme Querce annosa ? Ella, come sel (1) merita, Trattata è sol del rustico Durissimo villano. Fra l'opre sue mirabili Certo sbagliò Natura (1) Sel per se lo. Se tiene qui luogo di riempitivo. |