Minaccia al Campidoglio
Alcun astro maligno influssi rei (1) Ecco Regolo, o Dei: Regolo solo Sia la vittima vostra; e si consumi Tutta l'ira del Ciel sul capo mio:
Ma Roma illesa... Ah quì si piange! Addio.
Onor di questa sponda, Padre di Roma, addio. Degli anni, e dell' obblio Noi trionfiam per te. Ma troppo costa il vanto; Roma ti perde intanto; Ed ogni età feconda Di Regoli non è.
METASTASIO. Attilio Regolo. Atto 3. Scena ultima.
(1) Rei, tristi, cattivi,
Presso è il dì che cangiato il destin rio (1), Rivedrò il viso, che fa invidia ai fiori; Rivedrò que' begli occhi, e in que' splendori L'alma mia, che di là mai non partío (2). Giunger già parmi, e dirle : Amata Clori; Odo il risponder dolce o Tirsi mio. Rileggendoci in fronte i nostri amori, Che bel pianto faremo, e Clori, ed io! Ella dirà: dov' è quel gruppo adorno De' miei crin, ch' al partir io ti donai?
Ed io miralo, o bella, al braccio intorno.
Diremo, io le mie pene, ella i suoi guai (3), Vieni ad udirci, Amor, vieni in quel giorno; Qualche nuovo sospiro imparerai.
GIOVAN-BATTISTA ZAPPI.
Questi è il gran Rafaello; ecco l' idea Del nobil genio, e del bel volto, in cui Tanto Natura de' suoi don ponea`,
Quant' egli tolse a lei de' pregi sui (1). Un giorno ei qui che preso a sdegno avea Sempre far sulle tele eterno altrui, Pinse se stesso, e pinger non potea] Prodigio che maggior fosse di lui. Quando poi Morte il doppio volto, e vago Vide, sospeso il negro arco fatale, Qual,disse,è il finto o il vero, o quale impiago? Impiaga questo inutil manto (2) e frale L'Alma rispose, e lascia star l' immágo (3). « Ciascuna di noi due nacque immortale. »
(2) Manto, spoglia, corpo. (3) Immago, voce poetica por
Cinta di spine ruvide
In denso cespo ascosa, Qual verginella timida, Fioría (1) purpurea Rosa. Sì folta ricoprivala
La siepe d' ogn' intorno, Che appena un raggio languido Vi transparía (2) del giorno. Già dai sottili screpoli
Del verde esterno ammanto L'ascoso sen purpureo
Si discopriva alquanto;
Del bel cespuglio ombrifero (3) Entro la stanza oscura Crescea quasi invisibile, Ma più crescea sicura. L'impaziente Vergine Della sua forma altera Brillar volea tra i lucidi Figli di primavera ;
(1) Fioría per fioriva.
(2) Trasparía per traspariva.
| (3) Ombrifero, che fa ombra,
E incominciò la simplice Del suo crudel confino Con detti acerbi, e queruli Ad accusar lo Spino. Crudel chiamollo e barbaro,
Perchè la libertade Toglieva alla sua giovine Ed innocente etade, E ingloriosa (1), e inutile Così senza ragione Perder l'età facevale In orrida prigione.
Taci, con tuono rigido
Grida lo Spino, e pesa Meglio le voci frivole, Ch' io son la tua difesa; Se del Merigge (2) fervido La rabbia non t' offende, Col verde manto provido Chi mai chi ti difende ? Chi dagl' insulti copreti Del gregge e dell' armento, Della rabbiosa grandine, Del rovinoso vento?
(1) Ingloriosa, senza gloria. (2) Merigge, mezzo dł.
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