Un dì le dissi, io t' amo; e 'l disse il core, Ed ella un bacio diemmi (2), e mi dicea:(3) Pargoletto, ah! non sai, che cosa è amore. Ella d' altri s'accese, altri di lei; Io poi giunsi all' età, ch' uom s'innamora, Clori or mi sprezza, io l'amo insin d'allora ; GIOVANNI BATTISTA ZAPPI. AMOR DELLA PATRIA. Di cui siam parti. Al cittadino è fallo Separato da lei. L'utile, o il danno; Dagl' insulti domestici il difende, Dagli esterni con l'armi. Essa gli presta (1) Sapea per sapeva. (4 Il per lo. (5, Merto per merito. Ne vendica le offese; e madre amante La sua felicità, per quanto lice (1) Il peso peso lor. Chi (2) ne ricusa il Rinunci al benefizio; a far si vada D'inospite (3) foreste Mendico abitatore; e là di poche Misere ghiande, e d'un covil contento METASTASIO. Attilio Regolo. Atto' II. Scena 1. AMOR PROPRIO. È l'amor proprio, se ragion lo guida, Chi se stesso non ama, Altri amar non può mai. Dal proprio nasce Ch' ei risveglia in un' alma, Non resta in lei, ma si propaga, e passa Alla prole, a' congiunti, Agli amici, alla patria, e i moti suoi Tanto allargar procaccia, Che tutta alfin l'umana specie abbraccia. (1) Lice, usato da' poeti per dire è permesso o è lecito. (2) Chi vale colui che, Tal (1), se in placido lago Cade un sasso talor, forma cadendo Dal centro, onde partì; finchè quell' onda Qualunque sia, che una bell' alma (2) adorni ̧ Quel guerrier con suo periglio, Per mercè del suo valor. In quel padre ama quel figlio In quel figlio il genitor. (1) Tal vale così. METASTASIO. Astrea placata, (2) Alma, voce poetica per anima, AMOR AMOR TIMIDO. Che vuoi, mio cor? chi desta Tumulti ignoti? or ti dilati, e angusto Mirabilmente uniti Delle fiamme, e del gel gli effetti estremi. Quel giorno, quel momento Ch'io vidi incauto in un leggiadro ciglio (1) Scintillar quella face (2), ond' or m'accendo. Ah! pur troppo lo so. Cor mio, t'intendo. T'intendo sì, mio cor; Con tanto palpitar Che amante sei. Ah taci il tuo dolor! Ah soffri il tuo martir (3)! Tacilo, e non tradir Gli affetti miei. (1) Ciglio per occhio. (2) Face, voce usata da' dore, fuoco. (3) Martire vale tormento, Ma che languir tacendo Sempre così dovrassi (1)? Ah no! gli audaci Son gli occhi suoi dell' ardir mio; che legge Dirò... ma se l'altera Con me si sdegna? e se mi scaccia? Oh Dei! Vorrei dirle ch'io l'amo, e non vorrei. |