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Troppo languida, e troppo
Infeconda materia è de' lor carmi
La tranquilla Virtù. Fra le tempeste
De' violenti affetti

Voglion l' alme agitar. Soggetti illustri
Sono del canto lor d' Atreo le cene,
Del Trojano amator l' empie faville, (1)
Il furor di Medea, l' ira d' Achille.
Così del reo talento, a cui l'inclina
La natia (2) debolezza, in quelle carte
Trova ognuno alimento. Ivi il superbo
Nutrisce il proprio orgoglio; ivi fomenta
Un amator l'impura fiamma ; ed ivi
Quel cor soggetto all' ira

S'accende, avvampa, alle vendette aspira.
Ed impor non dovrassi

Il silenzio alle Muse?

APOLLO. No; l' Eliconie Dive (3)

Nemiche alla Virtù non sono, o Dei;

Anzi l'alme più schive

Per la via del piacer guidano a lei.

Studiansi, è ver, l' umane

Passioni a destar; ma chi volesse

Estinguerle nell' uomo, un tronco, un sasso Dell' uom faría. (4) Non si corregge il mondo,

(1) Faville
per fiamme.
(2) Natia, naturale.

(3) Dive, Dee.

(4) Faría per farebbe,

Si distrugge così. L'arte sicura
È sedare (1)i nocivi,

Destar gli utili affetti. Arte concessa
Solo a' seguaci miei. Sol questi sanno
Togliere all' uom dal volto

La maschera fallace, e agli occhi altrui
Tale esporlo, qual è, quando l' aggira
L'odio, l' amor, la cupidigia, o l' ira.
Nè vero è già, che dipingendo i falli,
Gli altri a fallir s' inviti. È della colpa
Sì orribile l'aspetto,

Che parla contro lei, chi di lei parla;
Che per farla abborrir,basta ritrarla.
Là su l' Attiche scene

La gelosa Medea trucidi i figli,
Dal talamo (2) Spartano,

Violator degli ospitali Numi,

Quà la sposa infedel Paride involi;

Chi sarà quell' insano

Che Medea non detesti, o il reo Troiano?

Più d'ogni altro in suo cammino,

È a smarrirsi esposto ognora,

Chi le colpe affatto ignora,

Chi l'idea di lor non ha.

Come può ritrarre il piede
Inesperto pellegrino

Dagl' inciampi, che non vede,

Da' perigli, che non sa ?

(1) Sedare, calmare.

(2) Talamo, letto nuziale.

LA VERITÀ. Ma dalle accuse mie, Delfico Nume,

Il diletto Parnaso

Come difenderai? Dimmi, se puoi,
Che bugiardo non è; che di chimere
Non riempia le carte;

Che il suo pregio non sia mentir
Ma fosse almen contento

per arte.

Della sola menzogna; il mio rossore
Saría (1) minor. Con la bugía nemica
Ad accoppiarmi arriva ; e si m'accoppia
Malignamente a quella,

Che spesso la bugía sembra più bella.
L'ordine degli eventi,

La serie delle età, l' imprese, i nomi,
La gloria degli eroi cangia, pospone,
Inventa a suo piacer. Sol che a lui giovi
Per destar meraviglia,

Del sangue d'una figlia

Macchia le scelerate are (2) d'Aulide,
Benchè innocente Atride;

Dido, benchè pudica,

D'amor si finge rea,

Dopo la terza età rinasce Enea.

Se la menzogna è lode,
Chi non vorrà mentir,
Chi più vorrà seguir
L'orme del vero?

(1) Saría, sarebbe.

(2) Are,

altari.

Virtù sarà la frode;

E si dovrà sudar

Il vanto a meritar

Di menzognero.

torto

APOLLO. Chi adempie ciò, che altrui promise, a Chiamasi menzogner. Mai del Parnaso

Peso non fu d' esaminar l'esatta

Serie degli anni, e degli eventi. Un' altra
Schiera s' affanna a simil cura intesa;
Nè bisogna il mio Nume a quest 'impresa.
Sul faticoso, ed erto

Giogo della Virtù l'alme ritrose

Sempre guidar per vie fiorite, è delle Muse
Cura, e pensiero. A così bel disegno
È stromento opportuno il falso, e il vero,
Purchè diletti. A dilettar bisogna
Eccitar meraviglia; ed ogni evento
Atto a questo non è. L'arte conviene,
Che inaspettato il renda,
Pellegrino, sublime, e che l' adorni
De' pregj, ch' ei non ha. Così diviene
Arbitra d' ogni cor; così gli affetti
Con dolce forza ad ubbidirla impegna;
E col finte allettando, il vero insegna.
Che nuoce altrui, se l'ingegnosa scena
Finge un guerriero, un cittadino, un padre?

Purchè ritrovi in essi

Lo spettator se stesso, e ch' indi impari,

Qual è il dover primiero

D'un cittadin, d'un padre, e d' un guerriero.

Finta è l' immago (1) ancora
Che rende agli occhi altrui
Il consiglier talora

Cristallo imitator.

Ma scopre il suo difetto
A chi si specchia in lui;
Ma con quel finto aspetto
Corregge un vero error.

IL MERITO. Questo sudor, che vedi
Sul mio volto grondar, queste lucenti
Note (2) di sangue, e di ferite, e questa
Su la mia chioma incolta
Nobi! polve raccolta

Per le strade d' onor, son fregi ormai
Vani per me. L' adulator Parnaso,
Ch' esser dovría (3) di mia ragion custode,
Ha tolto il prezzo alla verace lode.
Mercenario, e maligno

Il falso, il vero a suo talento esprime,
E gl' indegni esaltando, i buoni opprime.
Sia l'orror de' mortali

De' tiranni il più reo, la Patria accenda,
Trafigga il sen, che lo produsse ; aspersa
Pur di sangue civil penna si trova,
Che i delitti ne approva,

(1) Immago per immagine.

(2) Note, macchie.

(3) Dovría, dovrebbe.

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