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Un dì le dissi, io t' amo; e 'l disse il core,
Poichè tanto la lingua non sapea, (1)

Ed ella un bacio diemmi (2), e mi dicea:(3) Pargoletto, ah! non sai, che cosa è amore. Ella d' altri s'accese, altri di lei;

Io poi giunsi all' età, ch' uom s'innamora,
L'età degl' infelici affanni miei.

Clori or mi sprezza, io l'amo insin d'allora ;
Non si ricorda del mio amor costei ;
Io mi ricordo di quel bacio ancora.

GIOVANNI BATTISTA ZAPPI.

AMOR DELLA PATRIA.
.La patria è un tutto

Di cui siam parti. Al cittadino è fallo
Considerar se stesso

Separato da lei. L'utile, o il danno;
Ch' ei conoscer dee solo, è ciò che giova,
O nuoce alla sua patria, a cui di tutto
È debitor. Quando i sudori, e il sangue
Sparge per lei, nulla del proprio ei dona;
Rende sol ciò, che n' ebbe. Essa il (4) produsse,
L'educò, lo nudrì; con le sue leggi

Dagl' insulti domestici il difende,

Dagli esterni con l'armi. Essa gli presta
Nome, grado, ed onor; ne premia il merto; (5)

(1) Sapea per sapeva.
(2) Diemmi per mi diede.
(3) Dicea per diceva.

(4 Il per lo.

(5, Merto per merito.

Ne vendica le offese; e madre amante
A fabbricar s'affanna

La sua felicità, per quanto lice (1)
Al destin de' mortali esser felice.
Han tanti doni, è vero,

Il

peso

peso lor. Chi (2) ne ricusa il Rinunci al benefizio; a far si vada

D'inospite (3) foreste

Mendico abitatore; e là di poche

Misere ghiande, e d'un covil contento
Viva libero, e solo a suo talento.

METASTASIO. Attilio Regolo. Atto' II. Scena 1.

AMOR PROPRIO.

È l'amor proprio, se ragion lo guida,
Il primo fonte d'ogni onesta brama.

Chi se stesso non ama,

Altri amar non può mai. Dal proprio nasce
L'amor d'altrui. Quell' inquieto affetto,

Ch' ei risveglia in un' alma,

Non resta in lei, ma si propaga, e passa

Alla prole, a' congiunti,

Agli amici, alla patria, e i moti suoi

Tanto allargar procaccia,

Che tutta alfin l'umana specie abbraccia.

(1) Lice, usato da' poeti per dire è permesso o è lecito.

(2) Chi vale colui che,
(3) Inospite, cioè solitarie.

Tal (1), se in placido lago

Cade un sasso talor, forma cadendo
Un giro intorno a se; ma da quel giro
Nasce un secondo, altri da questo, e sempre
È l'ultimo il maggiore; il moto impresso
Ognor più si dilata, ognor si scosta

Dal centro, onde partì; finchè quell' onda
Tutta co' giri suoi muove, e circonda.
Non v'è nobile amore,

Qualunque sia, che una bell' alma (2) adorni ̧
Che dal proprio non parta, e a lui non torni,
Nella patria, che difende

Quel guerrier con suo periglio,
Ama i lauri, che n'attende

Per mercè del suo valor.

In quel padre ama quel figlio
Il suo ben, che trova in esso;
Ama parte di se stesso.

In quel figlio il genitor.

(1) Tal vale così.

METASTASIO. Astrea placata,

(2) Alma, voce poetica per anima,

AMOR

AMOR TIMIDO.

Che vuoi, mio cor? chi desta
In te questi fin' ora

Tumulti ignoti? or ti dilati, e angusto
Il sen non basta a contenerti appieno;
Or ti ristringi, e non ti trovo in seno.
Or geli, or ardi, or provi

Mirabilmente uniti

Delle fiamme, e del gel gli effetti estremi.
Ma che vuoi? peni, o godi? ardisci, o temi?
Ah lo so! mi rammento

Quel giorno, quel momento

Ch'io vidi incauto in un leggiadro ciglio (1) Scintillar quella face (2), ond' or m'accendo. Ah! pur troppo lo so. Cor mio, t'intendo. T'intendo sì, mio cor;

Con tanto palpitar
So che ti vuoi lagnar

Che amante sei.

Ah taci il tuo dolor!

Ah soffri il tuo martir (3)!

Tacilo, e non tradir

Gli affetti miei.

(1) Ciglio per occhio.

(2) Face, voce usata da'

dore,

fuoco.

(3) Martire vale tormento,

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Ma che languir tacendo

Sempre così dovrassi (1)? Ah no! gli audaci
Seconda Amor. Sappia il mio ben ch'io l'amo,
E lo sappia da me. Dirò che rei

Son gli occhi suoi dell' ardir mio; che legge
È di natura il dimandar pietade (2).

Dirò... ma se l'altera

Con me si sdegna? e se mi scaccia? Oh Dei! Vorrei dirle ch'io l'amo, e non vorrei.

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