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SCENA D'INTRODUZIONE.

VENERE E CUPIDO

CUPIDO.

Da Cipro tua diletta

Pronto e zeloso ad incontrarti io volo,
Madre e Diva sovrana, dall' amata
Isola fortunata, ov' ogni auretta
Amore spira, ogni boschetto ameno,
Alle fresch' ombre in seno,

Ai non sazj desiri e dolci affetti
Offre con folte fronde almi ricetti;
Ov' ogni fiumicello

Suo serpeggiante argento in mezzo ai prati
Ravvolge in vaghi mormoranti giri,
Delle Doriche avene

In suon più grato e dolce.

VENERE.

Ma non più dolce della Lesbia cetra In man di Saffo accorta, e, se a te piace Mio figlio, l'udirai.

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Deh! vieni or meco e da sua dotta lira L'incenso d'armonia lieto ricevi,

E di sì cari preghi

Al lusinghiero incanto

La tua possanza e'l favorevol guardo
Al mio s' unisca, e porgi a lei, che 'l puoi
Al gran bisogno aita.

CUPIDO.

Ma palesa

La cagion de' suoi mali.

VENERE

Già Febo intorno alla pendente sfera.
Il suo prescritto e fiammeggiante corso
Non ha compito ancor, dappoi che, avvolti
In mortal manto e velo

Di Cidno a trapassar le-lucid' onde
Intenti stemmo; alla remota sponda
Un pescator fanciullo in rozzi panni,
E con la canna e l'amo,

In sua barca di giunchi si giaceva

A insidiar i pesci.,, A noi, deh! vieni,,, Gridammo a lui; ed ei voglioso e pronto. Lasciò sue canne, ed al bramato lido

Ci condusse sicuri. Le cortesi,

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