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105.

Marfisa, o'l vero o 'l falso che dicesse,
Pur lo dicea, ben credo con pensiero,
Perchè Leon più tosto interrompesse
A dritto e a torto, che per dir il vero;
E che di volontade lo facesse

Di Bradamante, ch'a riaver Ruggiero,
Ed escluder Leon, nè la più onesta
Nè la più breve via vedea di questa.
106.

Turbato il Re di questa cosa molto,
Bradamante chiamar fa immantinente;
E quanto di provar Marfisa ha tolto
Le fa sapere, ed ecci Amon presente.
Tien Bradamante chino a terra il volto,
E confusa non niega nè consente,
In guisa che comprender di leggiero
Si può che Marfisa abbia detto il vero.
107.

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Piace a Rinaldo, e piace a quel d'Anglante
Tal cosa udir, ch'esser potrà cagione
Che'l parentado non andrà più innante,
Che già conchiuso aver credea Leone;
E pur Ruggier la bella Bradamante
Malgrado avrà dell'ostinato Amone;
E potran senza lite, e senza trarla

Di man per forza al padre, a Ruggier darla. 108.

Che se tra lor queste parole stanno, La cosa è ferma, e non andrà per terra. Cosi atterrân quel che promesso gli hanno, Più onestamente e senza nuova guerra. Questo è, diceva Amon, questo è un inganno Contra me ordito; ma 'l pensier vostro erra: Ch'ancorché fosse ver quanto voi finto Tra voi v'avete, io non son però vinto.

109.

Chè presupposto (che nè ancor confesso Nè vo' credere ancor) ch'abbia costei Scioccamente a Ruggier cosi promesso, Come voi dite, e Ruggiero abbia a lei; Quando e dove fu questo? che più espresso Più chiaro e piano intenderlo vorrei. Stato so che non è, se non è stato Prima che Ruggier fosse battezzato.

110.

Ma s'egli è stato innanzi che cristiano Fosse Ruggier, non vo'che me ne caglia; Ch'essendo ella fedele, egli pagano, Non crederò che 'l matrimonio vaglia. Non si debbe per questo essere invano Posto al rischio Leon della battaglia; Nè il nostro imperator credo vogli' anco Venir pel detto suo per questo manco.

111.

Quel ch' or mi dite, era da dirmi quando Era intera la cosa, nè ancor fatto A'prieghi di costel Carlo avea il bando Che qui Leone alla battaglia ha tratto. Cosi contra Rinaldo e contra Orlando Amon dicea, per rompere il contratto Fra quei duo amanti, e Carlo stava a udire, Nè per l'un nè per l'altro volea dire.

112.

Come si senton, s'Austro o Borea spira, Per l'alte selve murmurar le fronde; O come soglion, s' Eolo s'adira Contra Nettuno, al lito fremer l'onde: Così un rumor che corre e che s'aggira, E che per tutta Francia si diffonde, Di questo dà da dire e da udir tanto, Ch'ogni altra cosa è muta in ogni canto. 113.

Chi parla per Ruggier, chi per Leone; Ma la più parte è con Ruggiero in lega: Son dieci e più per un che n'abbia AmeDL. L'Imperator nè qua nè là si piega; Ma la causa rimette alla ragione, Ed al suo parlamento la delega. Or vien Marfisa, poich'è differito Lo sponsalizio, e pon nuovo partito;

114.

E dice: Con ciò sia ch'esser non possa D'altri costei, finchè 'l fratel mio vive; Se Leon la vuol pur, suo ardire e possa Adopri si, che lui di vita prive:

E chi manda di lor l'altro alla fossa,
Senza rivale al suo contento arrive.
Tosto Carlo a Leon fa intender questo,
Come anco intender gli avea fatto Il resto.
115.

Leon che, quando seco il cavaliero
Dal liocorno sia, si tien sicuro
Di riportar vittoria di Ruggiero,
Nè gli abbia alcun assunto a parer dare;
Non sappiendo che l'abbia il dolor fero
Tratto nel bosco solitario e oscuro,
Ma che, per tornar tosto, uno o due miglia
Sia andato a spasso, il mal partito piglia.
116.

Ben se ne pente in breve; chè colui,
Del qual più del dover si promettes,
Non comparve quel di, nè gli altri dui
Che lo seguir, nè nuova se n'avea,

E tôr questa battaglia senza lui
Contra Ruggier, sicur non gli pares;
Mando, per schivar dunque danno scorso,
Per trovar il guerrier del liocorno.

117.

Per cittadi mandò, ville e castella, D'appresso e da lontan per ritrovarle, Nè contento di questo, montò in sella Egli in persona, e si pose a cercarlo. Ma non n' avrebbe avuto già novella, Nè l'avria avuta uomo di quei di Carlo, Se non era Melissa che fe' quanto Mi serbo a farvi udir nell' altro canto.

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13.

Ecco Alessandro, il mio signor, Farnese: Oh dotta compagnia che seco mena! Fedro, Capella, Porzio, il bolognese Filippo, il Volterrano, il Madalena, Blosio, Pierio, il Vida cremonese, D'alta facondia inessiccabil vena, E Lascari e Musuro e Navagero, E Andrea Marone, e 'l monaco Severo.

14.

Ecco altri duo Alessandri in quel drappello Dagli Orologi l'un, l'altro il Guarino. Ecco Mario d'Olvito, ecco il flagello De' principi, il divin Pietro Aretino. Duo Jeronimi veggo, l'uno è quello Di Veritade, e l'altro il Cittadino. Veggo il Mainardo, veggo il Leoniceno, Il Pannizzato, e Celio e il Teocreno.

15.

Là Bernardo Capel, là veggo Pietro
Bembo, che 'l puro e dolce idioma nostro,
Levato fuor del volgare uso tetro,

Quale esser dee, ci ha col suo esempio mostro.
Guasparro Obizzi è quel che gli vien dietro,
Ch'ammira e osserva il si ben speso inchiostro.
Io veggo il Fracastorio, il Bevazzano,
Trifon Gabriele, e il Tasso più lontano.

16.

Veggo Niccolò Tiepoli, e con esso
Nicolò Amanio in me affissar le ciglia;
Anton Fulgoso, ch'a vedermi appresso
Al lito mostra gaudio e maraviglia.

Il mio Valerio è quel che là s'è messo
Fuor delle donne; e forse si consiglia
Col Barignan c'ha seco, come offeso
Sempre da lor, non ne sia sempre acceso.

17.

Veggo sublimi e soprumani ingegni,

Di sangue e d'amor giunti, il Pico e il Pio.
Colui che con lor viene, e da' più degni
Ha tanto onor, mai più non conobbi io;
Ma, se me ne fur dati veri segni,
È l'uom che di veder tanto desio,

Iacobo Sannazar, ch'alle Camene
Lasciar fa i monti ed abitar l'arene.

18.

Ecco il dotto, il fedele, il diligente Secretario Pistofilo, ch' insieme Cogli Acciaiuoli e con l'Angiar mio sente Piacer, chè più del mar per me non teme. Annibal Malaguzzo, il mio parente, Veggo con l'Adoardo, che gran speme Mi dà, ch'ancor del mio nativo nido Udir farà da Calpe agl' Indi il grido.

19.

Fa Vittor Fausto, fa il Tancredi festa Di rivedermi e la fanno altri cento. Veggo le donne e gli uomini di questa Mia ritornata ognun parer contento. Dunque a finir la breve via che resta Non sia più indugio, or c'ho propizio il vento; E torniamo a Melissa, e con che aita Salvo, diciamo, al buon Ruggier la vita.

20.

Questa Melissa, come so che detto V' ho molte volte, avea sommo desire Che Bradamante con Ruggier di stretto Nodo s'avesse in matrimonio a unire; E d'ambi il bene e il male avea si a petto, Che d'ora in ora ne volea sentire. Per questo spirti avea sempre per via, Che quando andava l'un, l'altro venia.

21.

In preda del dolor tenace e forte Ruggier tra le scure ombre vide posto, Il qual di non gustar d'alcuna sorte Mai più vivanda fermo era disposto, E col digiun si volea dar la morte: Ma fu l'aiuto di Melissa tosto; Che, del suo albergo uscita, la via tenne Ove in Leone ad incontrar si venne;

22.

Il qual mandato, l'uno all'altro appresso, Sua gente avea per tutti i luoghi intorno, E poscia era in persona andato anch'esso Per trovar i guerrier dal liocorno. La saggia incantatrice, la qual messo Freno e sella a uno spirto avea quel giorno, E l'avea sotto in forma di ronzino, Trovò questo figliuol di Costantino.

23.

Se dell'animo è tal la nobiltade, Qual fuor, signor (diss' ella), il viso mostra; Se la cortesia dentro e la bontate Ben corrisponde alla presenzia vostra, Qualche conforto, qualche aiuto date Al miglior cavalier dell'età nostra; Che s'aiuto non ha tosto e conforte, Non è molto lontano a restar morto. 24.

Il miglior cavalier che spada a lato E scudo in braccio mai portasse o porti; Il più bello e gentil ch'al mondo stato Mai sia di quanti ne son vivi o morti, Sol per un'alta cortesia e' ha usato Sta per morir, se non ha chi 1 conforti. Per Dio, signor, venite, e fate prova S'allo suo scampo alcun consiglio giova.

25.

Nell'animo a Leon subito cade, Che 'I cavalier di chi costei ragions, Sia quel che per trovar fa le contrade Cercare intorno, e cerca egli in persona; Si ch'a lei dietro, che gli persuade Si pietosa opra, in molta fretta sprona; La qual lo trasse, e non fer gran cammina, Ove alla morte era Ruggier vicino.

26.

Lo ritrovar che senza cibo stato Era tre giorni, e in modo lasso e vinto, Ch'in piè a fatica si saria levato, Per ricader, sebben non fosse spinto. Giacea disteso in terra tutto armato, Con l'elmo in testa e della spada cinto; E guancial dello scudo s'avea fatto, In che 'l bianco liocorno era ritratto.

27.

Quivi pensando quanta ingiuria egli abbia Fatto alla donna, e quanto ingrato e quanto Isconoscente le sia stato, arrabbia, Non pur si duole; e se n'affligge tanto, Che si morde le man, morde le labbia, Sparge le guancie di continuo pianto; E per la fantasia che v' ha si fissa, Nè Leon venir sente, nè Melissa:

28.

Nè per questo interrompe il suo lamento, Ně cessano i sospir, nè il pianto cessa. Leon si ferma, e sta ad udire intento; Poi smonta del cavallo, e se gli appressa. Amore esser cagion di quel tormento Conosce ben; ma la persona espressa Non gli è, per cui sostien tanto martire; Ch' anco Ruggier non glie l'ha fatto udire.

29.

Più innanzi, e poi più innanzi i passi muta, Tanto che se gli accosta a faccia a faccia: E con fraterno affetto lo saluta,

E se gli china a lato, e al collo abbraccia.
Io non so quanto ben questa venuta
Di Leone improvvisa a Ruggier piaccia;
Chè teme che lo turbi e gli dla noia,
E se gli voglia oppor, perchè non muoia.

30.

Leon con le più dolci e più soavi Parole che sa dir, con quel più amore Che può mostrar, gli dice: non ti gravi D'aprirmi la cagion del tuo dolore; Chè pochi mali al mondo son si pravi, Che l'uomo trar non se ne possa fuore, Se la cagion si sa; nè debbe privo Di speranza esser mai, finchè sia vivo.

31.

Ben mi duol che celar t'abbi voluto Da me, che sai s'io ti son vero amico, Non sol di poi ch' io ti son si tenuto, Che mai dal nodo tuo non mi districo, Ma fin allora ch'avrei causa avuto D' esserti sempre capital nemico; E dèi saper ch'io sia per darti aita Con l'aver, con gli amici e con la vita.

32.

Di meco conferir non ti rincresca
Il tuo dolore; e lasciami far prova,
Se forza, se lusinga, acciò tu n'esca,
Se gran tesor, s'arte, s'astuzia giova.
Poi, quando l'opra mia non ti riesca,
La morte sia ch'alfin te ne rimova:
Ma non voler venir prima a quest' atto,
Che ciò che si può far non abbi fatto.
33.

E seguito con si efficaci prieghi,
E con parlar si umano e si benigno,
Che non può far Ruggier che non si pieghi,
Che nè di ferro ha il cor nè di macigno,
E vede, quando la risposta nieghi,
Che farà discortese atto e maligno.
Risponde; ma due volte o tre s'incocca
Prima il parlar, ch'uscir voglia di bocca.

34.

Signor mio, disse alfin, quando saprai
Colui ch' io son, che son per dirtel ora,
Mi rendo certo che di me sarai

Non men contento, e forse più, ch'io mora.
Sappi ch' io son colui che si in odio hai:
Io son Ruggier, ch'ebbi te in odio ancora ;
E che con intenzion di porti a morte,
Già son più giorni usci' di questa corte;

35.

Acciò per te non mi vedessi tolta
Bradamante, sentendo esser d'Amone
La voluntade a tuo favor rivolta.
Ma perchè ordina l'uomo, e Dio dispone,
Venne il bisogno ove mi fe' la molta
Tua cortesia mutar d'opinïone;

E non pur l'odio ch'io t' avea deposi,
Ma fe' ch' esser tuo sempre io mi disposi.
36.

Tu mi pregasti non sapendo ch'io Fossi Ruggier, ch' io ti facessi avere La donna; ch' altrettanto saria il mio Cor fuor del corpo, o l'anima volere. Se soddisfar piuttosto al tuo desio,

Ch' al mio, ho voluto, t'ho fatto vedere. Tua fatta è Bradamante; abbila in pace: Molto più che 'l mio bene, il tuo mi piace.

37.

Piaccia a te ancora, se privo di lei Mi son, ch'insieme io sia di vita privo; Chè piuttosto senz'anima potrei, Che senza Bradamante restar vivo. Appresso, per averla tu non sei Mai legittimamente, finch'io vivo; Chè tra noi sponsalizio è già contratto, Nè duo mariti ella può avere a un tratto. 38.

Riman Leon si pien di maraviglia Quando Ruggiero esser costui gli è noto, Che senza muover bocca o batter ciglia O mutar piè, come una statua, è immoto: A statua, più ch'ad uomo, s'assimiglia, Che nelle chiese alcun metta per voto. Ben si gran cortesia questa gli pare, Che non ha avuto e non avrà mai pare.

39.

E conosciutol per Ruggier, non solo Non scema il ben che gli voleva pria, Ma si l'accresce, che non men del duolo Di Ruggiero egli, che Ruggier, patia. Per questo, e per mostrarsi che figliuolo D'imperator meritamente sia,

Non vuol, sebben nel resto a Ruggier cede, Ch' in cortesia gli metta innanzi il piede.

40.

E dice: Se quel di, Ruggier, ch' offeso Fu il campo mio dal valor tuo stupendo, Ancorch' io t'avea in odio, avessi inteso Che tu fossi Ruggier, come ora intendo; Così la tua virtù m'avrebbe preso, Come fece anco allor non lo sapendo; E cosi spinto dal cor l'odio, e tosto Questo amor, ch' io ti porto, v'avria posto.

41.

Che prima il nome di Ruggiero odiassi, Ch'io sapessi che tu fossi Ruggiero, Non negherò; ma ch' or più innanzi passi L'odio ch'io t'ebbi, t'esca del pensiero. E se, quando di carcere io ti trassi, N'avessi, come or n' ho, saputo il vero; Il medesimo avrei fatto anco allora, Ch' a benefizio tuo son per far ora.

42.

E s'allor volentier fatto l'avrei,
Ch'io non t'era, come or sono, obbligato;
Quant' or più farlo debbo, che sarei,

Non lo facendo, il più d' ogn' altro ingrato?
Poichè, negando il tuo voler, ti sei
Privo d'ogni tuo bene, e a me l'hai dato.
Ma te lo rendo; e più contento sono
Renderlo a te, ch'aver io avuto il dono.

43.

Molto più a te, ch'a me, costei conviensi, La qual, bench' io per li suoi meriti ami, Non è però, s'altri l'avrà, ch'io pensi, Come tu, al viver mio romper li stami. Non vo' che la tua morte mi dispensi, Che possa, sciolto ch'ella avrà i legami Che son del matrimonio ora fra voi, Per legittima moglie averla io poi.

44.

Non che di lei, ma restar privo voglio Di ciò c'ho al mondo, e della vita appresso, Prima che s'oda mai ch'abbia cordoglio Per mia cagion tal cavaliero oppresso. Della tua diffidenzia ben mi doglio; Chè tu che puoi, non men che di te stesso, Di me dispor, piuttosto abbi voluto Morir di duol, che da me avere aiuto.

45.

Queste parole ed altre soggiungendo, Che tutte saria lungo riferire,

E sempre le ragion redarguendo,
Ch' in contrario Ruggier li potea dire,
Fe' tanto, ch'alfin disse: Io mi ti rendo,
E contento sarò di non morire.
Ma quando ti sciorrò l'obbligo mai,
Chè due volte la vita dato m'hai?

46.

Cibo soave e prezioso vino Melissa ivi portar fece in un tratto; E confortò Ruggier, ch' era vicino, Non s'aiutando, a rimaner disfatto. Sentito in questo tempo avea Frontino Cavalli quivi, e v'era accorso ratto. Leon pigliar dalli scudieri suoi Lo fe'e sellare ed a Ruggier dar poi;

47.

Il qual con gran fatica, ancor ch'aiuto Avesse da Leon, sopra vi salse: Cosi quel vigor manco era venuto, Che pochi giorni innanzi in modo valse, Che vincer tutto un campo avea potuto, E far quel che fe' poi con l'arme false. Quindi partiti, giunser, che più via Non fer di mezza lega, a una badia:

48.

Ove posaro il resto di quel giorno,
E l'altro appresso, e l'altro tutto intero,
Tanto che 'l cavalier dal liocorno
Tornato fu nel suo vigor primiero.
Poi con Melissa e con Leon ritorno
Alla città real fece Ruggiero,
E vi trovò che la passata sera
L'imbasceria de' Bulgari giunt' era:
49.

Chè quella nazïon, la qual s'avea Ruggiero eletto re, quivi a chiamarlo Mandava questi suoi, che si credea D'averlo in Francia appresso al Magno Carlo; Perchè giurargli fedeltà volea,

E dar di sè dominio, e coronarlo.
Lo scudier di Ruggier, che si ritrova
Con questa gente, ha di lui dato nuova.

50.

Della battaglia ha detto, ch'in favore De' Bulgari a Belgrado egli avea fatta; Ove Leon col padre imperatore Vinto, e sua gente avea morta e disfatta: E per questo l'avean fatto signore, Messo da parte ogni uomo di sua schiatta; E come a Novengrado era poi stato Preso da Ungiardo, e a Teodora dato: 51.

E che venuta era la nuova certa, Che 'l suo guardian s'era trovato ucciso, E lui fuggito, e la prigione aperta: Che poi ne fosse, non v'era altro avviso. Entrò Ruggier per via molto coperta Nella città, nè fu veduto in viso. La seguente mattina egli e 'l compagno Leone appresentossi a Carlo Magno. 52.

S'appresentò Ruggier con l'augel d'ore Che nel campo vermiglio avea due teste; E come disegnato era fra loro, Con le medesme insegne e sopravvesta Che, come dianzi nella pugna fôro, Eran tagliate ancor, forate e peste; Si che tosto per quel fu conosciuto, Ch' avea con Bradamante combattuto.

53.

Con ricche vesti e regalmente ornato, Leon senz'arme a par con lui venis; E dinanzi e di dietro e d'ogni lato Avea onorata e degna compagnia. A Carlo s'inchinò, che già levato Se gli era incontra; e avendo tuttavia Ruggier per man, nel qual intente e fe Ognun avea le luci, così disse:

54.

Questo è il buon cavaliero, il qual des S'è dal nascer del giorno al giorno estiata E poichè Bradamante o morto o preso, O fuor non l'ha dallo steccato spinto, Magnanimo signor, se bene inteso Ha il vostro bando, è certo d'aver vinto, E d'aver lei per moglie guadagnata; E cosi viene, acciò che gli sia data.

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