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splendore; e n' era si ebro, che fa dubbio l' intelletto se più la castità o la modestia l'abbia fatto tribolare. Dalla pag. 47 alla 147.

III. SAGGIO

SUI PROGRESSI DI SER FRANCESCO.

Egli ha esaurito il bello della poesía amatoria nei primi Sonetti e in qualche Canzone; ed in appresso ha fatto come il mondo, che declina e peggiorando invecchia. Egli condanna la Parte Prima come quella che ha composto quando perito non era ancora in arte: ma noi lo vediamo nella Seconda sempre più prossimo a perire; perchè volendo straffare, si mette sui trampani, e spinge la Poesía a quell' insensato frastuono a cui oggidi miseramente è pervenuta la Musica, Dalla pag. 148 alla 205.

IV. SAGGIO

SULLA BUONA MEMORIA DEL POETA,

La falsità de' pensieri, il depravato gusto trasmes→ so ai Secentisti, gl' infiniti peccati di logica, di morale e di grammatica, ecco ciò che costituisce l'esclusivo attributo del genio originale del nostro Redivivo. Nel restante, quand'è sublime, angelico, divino, ordinariamente non vi ha Petrarca altro merito che l' indefessa cura di saccheggiare i Classici o latini, o provenzali, o italiani, maggiori di lui ed anche coetanei. Dalla pag. 206 alla 252.

V. SAGGIO

SULLA LINGUA E L'ELEGANZA DI MESSERE.

Riesce tempo perduto a disputare se buona sia una cosa o non sia; mentre se buona non può essere, buona non sarà mai. Era poco più di mezzo secolo che scrivevasi la lingua italiana quando Petrarca fiori; e come adesso si vorrà egli insistere che questo bambolo del trecento offra il miglior modello del dire e del poetare? Monti è l'Alessandro che può tagliare il nodo al gran Frullone onde farne svolazzare tutta la Crusca; e noi spesso, ma non sempre, facciamo di berretto al secondo tomo della sua Proposta, laddove qualche sperticata diamo al primo.

Dalla pag. 253 alla 284.

VI. SAGGIO

SUL CRITERIO DELL' INCORONATO
PRINCIPE DE' VATI.

Sono i TRIONFI l'infrazione di tutte le regole; e si offrono perciò come il modello che si deve evitare da chi poetando scrive. Non trattasi delle glorie di Cupido, ma di un lascivo amante, da cui si contamina la Castità nel momento che si credea degna di corona. Petrarca fa in modo che a lui renda omaggio la vittoriosa Sposa di de Sade; e trascinandola a Linterno, si direbbe che la conduce all'onore per la via dell' ignominia. Dalla pag. 285 alla 330.

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La malizia di qualsiasi argomento viene offerta a colme mani dal Petrarca medesimo il quale si dipinge peccatore senza rimorso, come senza confine. Egli canta una morale che i malfattori sogliono nascondere; e per meglio sedurre i giovani, a cui non sembrasse possibile, di atto pratico discorre, denigrando con ciò la Matrona che dovea onorare. Detestabile diventa la verità istessa come vanagloria degli amanti; ma nel caso nostro non si vedrebbe l'apice della demoralizzazione senza gli sfregi della calunnia e della menzogna, per cui grida il bello e devoto sesso: Completa est iniquitas tua ... non addet ultra ut trasmigret te.

Dalla pag. 531 alla 572.

VIII. SAGGIO
SAGGIO

SUL CARATTERE E SULLA SORTE POLITICA DEL CANONICO D'ARQUA'.

Fuor di tempo e fuor di luogo vien un esule di Toscana a proclamare la sovversione d'Italia: e ottiene dalla S. Sede magne distinzioni e benefizj quel demagogo che l' avea oltraggiata coi libelli più sanguinosi ed incendiarii. Quantunque sia colpevole d' ingratitudine, di lesa maestà e di fellonía, egli è accolto

ed è accarezzato dai Sovrani, contro i quali mancato non ha mai di ribellare i sudditi. Gran poeta era pure Minzoni, e avrebbe avuto impunità e miglior fortuna se, dimenticando il suo carattere d' Ecclesiastico, dato si fosse a inebriare i sensi col fumo dell' adulazione e colle insidie dell' amore.

Dalla pag. 373 alla 404.

RIEPILOGO

PER DARE L'ULTIMO SAGGIO SULLA STABILITÀ
DEGLI ARGOMENTI DEL NOSTRO LIRICO.

Ora si vede un barbogio che parla d' amore; e battendo sempre la stessa corda, rende in fine un suono falso e contradditorio. Ora in vece è uno sventato giovinetto che riprende le sciocchezze, le turpitudini, le bestemmie dell' altro: e cosi Petrarca medesimo è l'antitesi parlante che la virtù converte in vizio, il bianco in nero, il rotondo in quadrato.

Nullus ordo, sed sempiternus horror inhabitat.
Dalla pag. 405 alla pag. 456.

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