網頁圖片
PDF
ePub 版

CANZONE V.

Per comparazione d'una Vecchia Peregrina, d'un Zappatore, d'un Paftore, de' Naviganti, e de' Buoi, mostra il fuo ftaro effere oltremodo mifero.

Nella stagioni che 'l ciel rapido inchina

Verfo Occidente, e che 'l di noftro vola
A gente che di là forfe l' afpetta;
Veggendofi in lontan paese fola'
La ftanca vecchierella pellegrina
Raddoppia i paffi, e più e più s' affretta:
E poi così foletta

Al fin di fua giornata

Talora è confolata

D'alcun breve ripofo; ov' ella obblia

La noja, e'l mal della paffata via.

Ma laffo,
o, ogni dolor che 'l di m' adduce, i 1
Crefce qualor s' invia

Per partirfi da noi l'eterna luce,

Come 'l Sol volge le 'nfiammate rote,

Per dar luogo alla notte; onde difcende
Dagli altiffimi monti maggior l'ombra;
L'avaro zappador l' arme riprende;
E con parole, e con alpestri note
Ogni gravezza del fuo petto fgombra:
E poi la menfa ingombra

Di povere vivande,

Simili a quelle ghiande

Le qua fuggendo tutto 'l mondo onora.

[ocr errors]

Ma chi vuol, fi rallegri ad ora ad ora:
Ch'i' pur non ebbi ancor non dirò lieta,
Ma ripofata un'ora,

Ne per volger di ciel, nè di pianeta.

Quando vedel paftor calare i raggi

[ocr errors]

Del gran pianeta al nido ov' egli alberga;
E'mbrunir le contrade d' Oriente;

Drizzafi in piedi, e con l'ufata verga,
Laffando l' erba, e le fontane, e i faggi,
Move la fchiera fua foavemente:
Poi lontan dalla gente

O cafetta, o fpelunca

Di yerdi frondi ingiunca:

Ivi fenza penfier s' adagia, e dorme,
Ahi crudo Amor, ma tu allor

I

più m'informe A feguir d'una fera, che mi ftrugge, La voce, e i paffi, e l' orme;

E lei non ftringi, che s'appiatta, e fugge.
Ei naviganti in qualche chiufa valle

Gettan le membra, poi che 'l Sol s'afconde,
Sul duro legno, e forto l' afpre gonne.
Ma io; perchè s'attuffi in mezzo l' onde,
E laffi Ifpagna dietro alle fue fpalle,
E Granata, e Marrocco, e le Colonne;
E gli uomini, e le donne,

El mondo, e gli animali
Acquetino i lor mali;

Fine non pongo al mio oftinato affanno:
E duolmi, ch' ogni giorno arroge al danno!
Ch'i' fon già pur crefcendo in questa voglia
Ben preffo al decim' anno;

Ne pofs indovinar chi me ne fcioglia.p

રા

E, perchè un poco nel parlar mi sfogo;
Veggio la fera i buoi tornare fciolti
Dalle campagne, e da' folcati colli.
I miei fofpiri a me perchè non tolti
Quando che fia? perchè nò 'l grave giogo?
Perchè dì, e notte gli occhi miei fon molli?
Mifero me, che volli

Quando primier sì fifo

Gli tenni nel bel vifo,

Per ifcoprirlo immaginando in parte
Onde mai nè per forza, nè per arte
Moffo farà; fin ch'i' fia dato in preda
A chi tutto diparte?

Ne fo ben' anco che di lei mi creda.

Canzon; fe l' effer meco

Dal mattino alla fera

T'ha fatto di mia fchiera;

Tu non vorrai mostrarti in ciafcun loco:
E d'altrui loda curerai sì poco,

Ch' affai ti fia penfar di poggio in poggio,
Come m' ha concio '1 foco

1

Di questa viva pietra ov' io m' appoggio.

[merged small][ocr errors]

I

SONETTO XLII.

Il Petrarca dice che, fe Laura fdegnata un poco gli s'avvicinava, egli diveniva un Diamante, un Marmo bianco, o un Diaspro per la paura e fi duole che ciò non fia avvenuto, perchè farebbe fuori d'affanno.

Poco era ad appreffarfi agli occhi miei

La luce che da lunge gli abbarbaglia:
Che come vide lei cangiar Teffaglia,
Così cangiato ogni mia forma avrei:

E s'io non poffo trasformarmi in lei
Più ch'i mi fia, non ch'a mercè mi vaglia;
Di qual pietra più rigida s' intaglia,
Penfofo nella vifta oggi farei;

J

O di diamante, o d'un bel marmo bianco
Per la paura forfe, o d'un diafpro
Pregiato poi dal vulgo avaro, e fciocco:
E farei fuor del grave giogo, ed aspro;
Per cu' i' ho invidia di quel vecchio ftanco
Che fa con le fue spalle ombra a Marrocco.

* L' Atlante.

[ocr errors][merged small]

Non al fuo amante più Diana piacque,
Quando per tal ventura tutta ignuda
La vide in mezzo delle gelid' acque;
Ch'a me la paftorella alpeftra, e cruda
Pofta a bagnar un leggiadretto velo,
Ch'a Laura il vago, e biondo capel chiuda;
Tal, che mi fece or quand' egli arde il cielo,
Tutto tremar d' un' amorofo gielo

CANZONE VI.

Scrive a Niccolò di Lorenzo, il quale era ftato creato a Tribuno del popolo Romano, il quale incitò il popolo alla libertà, ed occupò il Campidoglio. Per la qual cofa da tutte le parti d'Ita lia a lui venivano Ambafcerie per far Leghe, e Pofture. Il Petrarca adunque il conforta a far morire alcuni Caporali di Roma:

Spirto gentil, che quelle membra reggi

Dentro alle qua' peregrinando alberga
Un fignor valorofo, accorto, e faggio;
Poi che fe' giunto all' onorata verga,
Con la qual Roma, e fuoi erranti correggi,
E la richiami al fuo antico viaggio;
Io parlo a te, però ch' altrove un raggio
Non veggio di vertù, ch' al mondo è spenta;
Nè trovo chi di mal far fi vergogni.
Che s' afpetti non fo, nè che s' agogni

« 上一頁繼續 »