Or ecco in parte le question mie nove: S'alcun pregio in me vive o 'n tutto è corso, O l'alma sciolta o ritenuta al bosco. Virtù somme congiunte a bellezza somma formano il ritratto di Laura. In nobil sangue vita umile e queta, Raccolto ha 'n questa donna il suo pianeta, Amor s'è in lei con onestate aggiunto; E non so che negli occhi che 'n un punto Può far chiara la notte, oscuro il giorno, E'l mel amaro, ed addolcir l'assenzio. Soffre in pace di pianger sempre, ma non che Laura 'siagli sempre crudele. Tutto 'l di piango; e poi la notte, quando Prendon riposo i miseri mortali, Trovom' in pianto e raddoppiarsi i mali: In tristo umor vo gli occhi consumando, Lasso, che pur dall' uno all' altro sole Più l'altrui fallo che 'l mio mal mi dole; Che pietà viva e 'l mio fido soccorso Vedem' arder nel foco e non m'aita. Si pente d' essersi sdegnato verso di una bellezza che gli rende dolce anche la morte. Già desiai con sì giusta querela E l'empia nube che 'l raffredda e vela, Ch'e' belli, onde mi strugge, occhi mi cela. Che quand' i̇' sia di questa carne scosso, Laura è un Sole. Tutto è bello finch'essa vive, e tutto si oscurerà alla sua morte. Tra quantunque leggiadre donne e belle Amor par ch' all' orecchie mi favelle, Come Natura al ciel la luna e 'l sole, Ed al mar ritogliesse i pesci e l'onde; Levasi il Sole, e spariscono le stelle. Levasi Laura, e sparisce il Sole. Il cantar novo e 'l pianger degli augelli Quella c'ha neve il volto, oro i capelli, E 'l Sol ch'è seco, e più l'altro ond'io fui Interroga Amore, ond' abbia tolte quelle tante grazie di cui Laura va adorna. Onde tolse Amor l'oro e di qual vena, Di qual Sol nacque l'alma luce altera SONETTO CLXVI. → .185. Guardando gli occhi di lei si sente morire, ma non sa come staccarsene. Qual mio destin, qual forza o qual inganno Mi riconduce disarmato al campo Là 've sempre son vinto; e s'io ne scampo, Non trovandola colle sue amiche, ne chiede loro il perchè, ed esse il confortano. Liete e pensose, accompagnate e sole Ma spesso nella fronte il cor si legge: Nella notte sospira per quella che sola nel dì può addolcirgli le pene Quando 'l Şel bagna in mar l'aurato carro, E l'aer nostro e la mia mente imbruna, Col cielo e con le stelle e con la luna Un' angosciosa e dura notte innarro.. Poi, lasso, a tal che non m'ascolta narro Tutte le mie fatiche ad una ad una, E col mondo e con mia cieca fortuna, Con Amor, con Madonna e mecò garro. | Il sonno è 'n bando, e del riposo è nulla; Ma sospiri e lamenti infin all alba, a E lagrime che l'alma agli occhi inviand Vien poi l'aurora, e l'aura fosca inalba; Me no; ma 'l Sol che 'l cor m'arde e trastulla, Quel può solo addolcir la doglia miad SONETTO CLXIX. – 188. Se i tormenti che soffre lo condurranno a morte, ei ne avrà 'l danno, ma Laura la colpa. S' una fede amorosa, un cor non finto, Un languir dolce, un desiar cortese; of S'oneste voglie in gentil foco accese;>> S' un lungo error in cieco laberinto; Se nella fronte ogni penser dipinto, Od in voci interrotte appena intese Or da paura, or da vergogna offese; S'un pallor di viola e d'amor tinto; S'aver altrui più caro che sè stesso; Se lagrimar e sospirar mai sempre, Pascendosi di duol, d'ira e d'affanno; I S'arder da lunge ed agghiacciar da presso, Son le cagion ch' amando i' mi distempre; Vostro, donna, il peccato, e mio fia 'l danno. |