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ad Arquatum Patavini agri vicum, ubi tumulus carmine ab fe compofito nobilis confpicitur.

Sonetto del Varchi al Sepolcro del Petrarca.

SACRI, fuperbi, avventurofi, e cari

Marmi, che 'l più bel Tofco in voi chiudete,
E le facre offa, e 'l cener fanto avete
Cui non fu, dopo lor, ch' io sappia, pari;

Poi che m'è tolto preziofi, e chiari
Arabi odor, di che voi degni fete

Quanto altri mai, con man pietofe, e liete
Verfarvi intorno, e cingervi d' altari;

Deh non schivate almen ch' umile, e pio
A voi, quanto più fo, divoto inchini
Lo cor, che come può, v' onora e cole

Così, fpargendo al ciel gigli, e viole,
Pregò Damone e i bei

Sonar Pevero è'l don,

colli vicini

ricco è 'l defio.

Sonetto di M. Aleffandro Piccolomini fatto in Arquà fopra il Sepolchro di M. Francefco Petrarca.

GIUNTO (1) Alessandro alla famosa tomba

Del gran Toscan, che 'l bell' Alloro amato
Coltivò sì, che fu coi rami alzato

U' forza unqua non giunse o d'arco, o fromba,
Felice o, diffe, a cui già d'altra tromba
Non fa meftier; che'l proprio alto, e pregiato
Suon della lira tua fonoro, e grato

Sempre più verfo 'l ciel s' alza, e rimbomba.

Deh pioggia, o vento rio non faccia fcorno All' ofla pie fol porti grati odori

L'aura che 'l ciel fuol far puro, e fereno.
Lafcin le Ninfe ogni lor' antro ameno

E raccolte in corona al faffo intorno,
Liete ti cantin lodi, e fpargan fiori.

(1) Vedi il Petrarca nella I. P. delle Rime, So. netto CLIV.

† Sonetto

↑ Sonetto d'Incerto fopra le (1) ceneri del Petrarca, e di Mad. Laura, che fi trova in alcune edizioni del Petrarca, cioè in quelle del Vellutello, e del Gefualdo.

LAURA, che un Sol fu tra le donne in terra,
Or tien del cielo il più fublime onore:
Mercè di quella penna il cui valore
Fa che mai non farà spenta, o fotterra;
Mentre, facendo al tempo illuftre guerra,
Con dolce foco di celefte amore

Accende e infiamma ogni gelato core,
Le fue reliquie il picciol marmo ferra;

E le ceneri elette accoglie ancora

Di lui che feco nei ftellanti feggi

Fra DANTE e Bica il terzo ciel congiunse;

Tu che l' un miri, e i baffi accenti leggi,
A lor t'inchina, e 'l facro vafo onora,
Che le cafte reliquie infieme aggiunse.

(1) Ne farà ftata forfe unita una porzione da qualche affettato, e fuperftiziofo ammiratore d'amendue.

+ Sonetto di M. Anton Francefco Rainerio in lode del Petrarca; tratto dalle Rime

del Rainerio ftampate dal Giolito in Ve nezia 1554, in-12. a c. 31.

Lu

UNGO all' ondofo Taro, onde nell' oro
Spiega i celefti Gigli il mio gran Duce,
Amor m'adduffe al nido, ove riluce
La Tofca alma digniffima d' alloro.
L'alma a noi fcefa dal più dolce coro
Qui degnò d'abitare. Ecco la luce

Che di sè fteffa m'empie, e che ́m'induce,
Ov' io ne' bei defir' arfo, l'onoro.

*

PETRARCA, il vanto a voi dan le Sirene :

A voi cedon le Mufe: a voi le cime
Piegano i lauri a voi l' ergono i mirti;
Qui, dove gia fonar s'udian le rime
Voftre, vengon con l'aure ognor ferene
Ad onorarvi gli onorati fpirti.

*Per intendere il prefente Sonetto, è da faper che in Parma è comune opinione, e fama che il Petrarca aveffe una cafa d'un benefizio fuo fotto il nome di San Stefano, ov' egli abitaffe alle volte; e la cafa ancor fi moftra con molti contraffegni dell' antichità di que' tempi vicina a quella Chiesa del benefizio. Ora in quefto Sonetto, ritrovandofi l'Autore in Parma preffo al Sig. Pierluigi, che n' era Principe, e vifitando la casa, la volle onorare come devea; celebrando il nome di quell' altiffimo Poeta.

TESTIMONIANZE

DI DIVERSI UOMINI ILLUSTRI

INTORNO

LA VITA E L'OPERE

DI MESSER

FRANC. PETRARCA.

Hic ingenio, eloquentia, Latinæ partiæ

que linguæ cultu, ac Poetica etiam utraque facultate fui feculi Princeps, literas à multo ævo fepultas, primus a Gothicis tenebris excitavit. Philippus Labbe. :

Vir in divinis Scripturis eruditus, & in fecularibus literis omnium fui temporis longe doctiffimus, Philofophus, Rhetor, & Poeta celeberrimus, qui literas Humanitatis poft longa filentia mortuas, ut ita dixerim, ab inferis revocavit ad foperos, non minus fancta converfatione, quam Scientia, clarus emicuit. Joannes Trithemius.

Vir undecumque doctiffimus, Latinæ Lin

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