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E ne le vene vive occulta piaga,
Onde morte e palese incendio nasce.
In somma so che cosa è l'alma vaga,
Rotto parlar con subito silenzio,

Chè poco dolce molto amaro appaga,
Di che s' ha il mel temprato con l'assenzio.

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siderio, di dolore, ecc. 172. Di che poco canape s'allaccia. Con quanto poco si può far innamorare. 173. Gentil. Perchè, secondo il canone dello stil nuovo: Amore e cor gentil sono una cosa. Sola. Senza la compagnia della ragione: Senza compagna e senza scorta (madr. CVI). -174. Chi. La ragione. ì75. Vola. Cioè: sopraggiunge improvviso.. 176. Percote. Ferisce.-177. Ruba per forza. Il cuore altrui ; invola di soppiatto: Ivi él mio cor e quella che 'l m'invola (canz. CXXIX, v. 71. 178. Sue rote. Le sue vicende; quasi rassomigliando l'amore alla fortuna. Sappiamo difatti che L., prima benigna al p., gli si fece poi d'un tratto avversa. - 179. Le mani armate. In questo e nei versi che seguono i vecchi testi avevano una lezione quasi del tutto diversa e più lunga, che il Beccadelli disse essere quella ultimamente sostituita dal p.; noi seguiamo il testo creduto dal Becc. il più vecchio ed adottato dall'App. il quale fu a ciò indotto da buone ragioni. Soltanto, all'ultimo verso della lezione

III

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dell'App., crediamo ragionevole sostituire i quattro versi recati dal cod. Cas. e dall' Ubald, che contrariamente all'opinione del Mest., mi sembrano rappresentare la chiusa del canto definitivamente adottato dal p Armate delle frecce.

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Avvolti in fasce. Bendati, come è appunto dipinto l'amore 180. Di fe' come son vote. Come sono infide, non mantenute. 181. Nelle ossa. Nel più interno dell'anima: E ricercarmi le medolle e gli ossi (son. CLV). Si pasce. Si alimenta. 183. Onde. Dal che. -Morte e palese incendio. Morte si riferisce all' occulta piaga, incendio a foco; palese è in contrapposto ad occulta, e vuol dire che la fiamma interna d'amore finisce per manifestarsi palesamente.

181. Vaga. Incerta di se stessa, ovvero innamorata: Come po s'appaga L'alma dubbiosa e vaga (canzone CXXV, v. ö). 185. Rotto. Balbettante. 186-7. Poco dolce, ecc. Molta amarezza s'unisce a poca dolcezza: 0 poco mel, molto aloè con féle (canzone CCCLX, v. 24).

Appena fu innamorato, il p. si addomesticò con tutti i suoi compagni, che erano anch'essi poeti d'amore. Vede prima i poeti greci e latini, poi gli italiani, poi i provenzali, finalmente i suoi più cari amici, dei quali tesse le lodi. Con tutti questi segue il trionfo d'Amore sino all'isola di Cipro, della quale descrive le delizie, mentre orribili erano i tormenti che ivi attendevano i prigionieri.

Poscia che mia fortuna in forza altrui
M' ebbe sospinto e tutti incisi i nervi

1. In forza altrui. In potere di L. 2. Incisi i nervi di lib. Come chi ha il

nervo di un arto tagliato, non può più muovere l'arto, cosi il p. avea tagliati

Di libertate, ov' alcun tempo fui,

Io ch' era più salvatico che i cervi,
Ratto domesticato fui con tutti
I miei infelici e miseri conservi,
E le fatiche lor vidi e i lor frutti,
Per che torti sentieri e con qual arte
A l'amorosa greggia eran condutti.
Mentre io volgeva gli occhi in ogni parte
S'i'ne vedesse alcun di chiara fama
O per antiche o per moderne carte,
Vidi colui che sola Euridice ama,

E lei segue a l' inferno e, per lei morto,
Con la lingua già fredda anco la chiama.
Alceo conobbi, a dir d' Amor sì scorto,

Pindaro, Anacreonte, che rimesse

Ha le sue muse sol d' Amore in porto.
Virgilio vidi; e parmi ch' egli avesse

Compagni d'alto ingegno e da trastullo,
Di quei che volentier già 'l mondo lesse:
L'un era Ovidio, e l' altro era Catullo,
L'altro Properzio, che d' amor cantàro
Fervidamente, e l'altro era Tibullo.
Una giovene greca a paro a paro
Coi nobili poeti iva cantando:

Ed avea un suo stil söave e raro.
Così, or quinci or quindi rimirando,
Vidi gente ir per una verde piaggia
Pur d'amor volgarmente ragionando:
Ecco Dant' e Beatrice, ecco Selvaggia,
Ecco Cin da Pistoia, Guitton d'Arezzo,
Che di non esser primo par ch' ira aggia;

1 nervi della libertà, cioè non potea più
liberarsi. 3. Ov. Nella qual libertà

4. Salvatico. Dicesi dell' uomo che fugge l'altrui compagnia. -6 Conservi. Servi d'Amore in compagnia sua. 7. Le fatiche. Le pene amorose. Lor fratti. I frutti di esse pene, sia che intendansi per il compenso che ne ebbero dall'amata o meglio per i carmi amorosi da quei poeti composti. -8. Per cae. Sottint.: e vidi per che. Torti sentieri. Vie non rette, che non conducono a salvazione. 9. A l'amorosa greggia. A far parte dell'a. g., cioè ad entrare fra i seguaci d' A. 11. S'i' ne v. Sottint. : cercando se, ecc. - 12.0 per antiche, ecc. Per avere scritto anticamente o modernamente. - 13. Colui. Orfeo. 14. Per lei morto. Ucciso per cagion sua dalle baccanti. 15. Con la lingua, ecc. Eurydicen vox ipsa et frigida lingua, A! miseram Eurydicen anima fugiente, vocabat (Virg., Georg. IV, 525). - 16. Scorto. Valente, esperto: Con tante note si pietose e scorte (so

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netto CCCXI), — 17-18. Che rimesse Ha, ecc. Che ha usati i suoi versi a trattar soltanto d'Amore; vale a dire che non scrisse se non poesia amorosa. Rimesse vuol dire condotte. 20. D'alto ingegao, ecc. Di ingegno no! ile eppure di imena, gaia lettura. 21. Di quei. Alcuni di quelli. 25. Una giovene greca. Saffo. 27. Un suo stil. Uno stile tutto proprio per la soavità e la bellezza (soave eraro).-29. Per una verde piaggia. Ugualmente Dante vede i nobili spiriti del Limbo in prato di fresca verdúra ( Inf. IV, 111). - 30. Volgarmente. Sono questi i poeti volgari,, distinti cosi dai classici.

31. Dante. É notevole che qui il p. assegna a Dante il primo posto fra i liter amorosi; solo per la Comedic egli osten tava disprezzo.-32. Pistoia È parola bisillaba elidendosi nella pronuncia toscana l'ultima vocale; cos!: gioia, noia, Cataio, ecc. 33. Che di non esser primo, ecc. Di Guittone disse Dante. Cosi fer molti antichi di Guittone, Di grido in grido pur lui dando pregio, Finche l'ha

Ecco i duo Guidi, che già fur in prezzo,

Onesto Bolognese, e i ciciliani

Che fur già primi e quivi eran da sezzo;

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Sennuccio e Franceschin, che fur sì umani

Come ogni uom vide; e poi v' era un drappello Di portamenti e di volgari strani:

Fra tutti il primo Arnaldo Danïello,

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Gran maestro d' amor, ch' a la sua terra

Ancor fa onor col suo dir strano e bello.

Eranvi quei ch' Amor si leve afferra:

L'un Piero e l'altro, e 'l men famoso Arnaldo;

E quei che fur conquisi con più guerra:

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I' dico l'uno e l'altro Räimbaldo,
Che cantò pur Beatrice e Monferrato,
E'l vecchio Pier d' Alvernia con Giraldo;
Folco, que' ch' a Marsilia il nome ha dato
Ed a Genova tolto, ed a l'estremo
Cangiò per miglior patria abito e stato;
Giaufre Rudel, ch' usò la vela e 'l remo

A cercar la sua morte; e quel Guilielmo
Che per cantar ha 'l fior de' suoi di scemo;

vinto 'l ver con più persone (Purg. | XXVI, v. 124). 34. I duo Guidi, ecc. E Dante: ha tolto l'uno, all'altro Guido La gloria della lingua, e forse è nato Chi l'uno e l'altro caccerà di nido (Purg. XI, v. 97). Già fùro in prezzo. Ebbero gloria, ed ora sono meno stimati. 36. Che fur già primi, ecc. Su questo verso scrisse un lungo studio il Cesareo (Per un verso del P., in: Su le « Poesie volgari » del P., pagg. 175 e segg.), trattando la intricata questione delle origini della letteratura italiana, del che nulla qui a noi interessa. Il p. vuol dire soltanto che i poeti siciliani erano anticamente tenuti nel primo posto, o meglio che furono cronologicamente i primi che scrissero in volgare, e qui erano gli ultimi, cioè considerati i più rozzi. 37. Sennuccio Del Bene, amico del P. e suo corrispondente poetico. Franceschin degli Albizzi dal p. detto Franceschin nostro (sonetto CCLXXXVII). Umani. Nobili e buoni: Li occhi e la fronte con sembiante umano Baciolle(son.CCXXXVIII). 39. Di portamenti e di v. str. Di uomini che avevano costumi (portamenti) e lingua volgare diversi dai nostri, e intende dei poeti provenzali che seguono. 41. Gran maestro d'Amor. Intendi nello scrivere d'amore: Dante disse di lui: Versi d'amore e prose di romanzi Soverchio tutti (Purg .XXVI, 118). Strano. Straniero. -Ch'Amor, ecc. Di cui l'amore così facilmente si imMOSCHETTI. -Petrarca.

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padronisce. 44. L'un Pietro e l'altro Uno certamente è Peire Vidal; l'altro, secondo l'Appel, sarebbe Peire Rogier, ma è più facilmente, a mio giudizio, Peire Bremons, celebre per le sue canzoni d'amore. - '1 men famoso Arnaldo Arnaut de Maruelh. 45. Conquisi con più guerra. Con maggiormente difficolta furono vinti da Amore. 47. Luno e l'a. Raimbaldo. Raimbaut de Aurenga e Raimbaut de Vaqueiras. 46. Che cantò pur Beatrice e Monferrato. Alcuni mss. hanno cantar; ma sta meglio canto. poichè, come nota il Mur., « un solo fu quel Raimbaldo, che compose molte canzoni in lode di Beatrice sorella del marchese di Monferrato. 48. Giraldo. Giraut de Borneilh. - 49. Il nome. Rinomanza, ovvero: il proprio nome, poichè si chiama: Folchetto di Marsiglia, mentre nacque a Genova (ed a Genova tolto). -50. A l'estremo della vita. 51. Cangiò per m. patria, ecc. Per poter andare in cielo (miglior patria) si fece monaco.

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52. Usò la vela e 'l remo, ecc. Navigando andò a cercar la sua donna e trovò la morte; la storia di Rudello è troppo nota, perchè qui si debba riportare. 53. Quel Guillielmo. G. de Cabestanh, il quale, invaghitosi di Margherita moglie di Raimondo VI conte di Tolosa, ne fu corrisposto e la celebrò nei suoi versi, onde il geloso marito lo uccise e gli strappò il cuore, dando poi questo da mangiare a Marghe-, rita, 54. Per cantar. Per aver can

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nezza.

Amerigo, Bernardo, Ugo e Gauselmo

E molti altri ne vidi, a cui la lingua
Lancia e spada fu sempre e targia ed elmo.
E, poi conven che 'l mio dolor distingua,

Volsimi a' nostri, e vidi 'l bon Tomasso,
Ch' orno Bologna ed or Messina impingua.
O fugace dolcezza! o viver lasso!

Chi mi ti tolse si tosto dinanzi,

Senza 'l qual non sapea movere un passo?
Dove se' or, che meco eri pur dianzi?

Ben è 'l viver mortal, che si n' aggrada,
Sogno d' infermi e fola di romanzi !
Poco era fuor de la comune strada,

Quando Socrate e Lelio vidi in prima:
Con lor più lunga via conven ch' io våda.
O qual coppia d' amici! che nè 'n rima

Porria nè 'n prosa ornar assai nè 'n versi,
Se, come dèe, vertù nuda se stima.
Con questi duo cercai monti diversi,
Andando tutti tre sempre ad un giogo;

tato d'amore; ma, in verità, non solo per questo. - Ha 'I fior de' suoi di scemo. Ebbe troncata la sua vita nella giovi55. Amerigo. Aimeric de Pegulhan. Bernardo. Bernard de Ventadorn; la più antica lezione aveva Bertrando, che era Bertran de Born. Ugo de st. Circ. - Ganselmo. Gaucelm Faidit. 57. Lancia e spada, ecc. Fu potente arma di offesa e di difesa. Targia. Targa o scudo. 85. Poi. Poichè. Così: Poi vostro destino a voi pur vieta L'esser altrove, provvedete almeno, ecc. (son. LXIV). -- I mio dolor distingua. Che io distingua, cioè più distintamente, specificatamente esprima il mio dolore. 59. Volsimi. Sottint.: dirò che mi volsi. -A' nostri. Al gruppo degli italiani, di cui ha parlato più addietro. - Tomasso T. Caloria da Bologna o da Messina, amicissimo del p., già lettore nello studio bolognese e poi passato a Messina, dove mori.

60. Orno. Fu ornamento di B. Messina impingua. Ingrassa M. col suo cadavere, cioè vi giace morto. Cosi più innanzi di che sangue qual campo s'impingue (Tr. VIII, 57). 61. Fugace dolcezza! Sottint.: da me provata. Lasso. Triste. 63. 1 qual. Si riferisce a ti. Non sapea movere un passo. Queste parole e quelle che seguono: che meco, ecc. mi fecero un tempo supporre che il p. volesse dire con esse che poc' anzi Tomaso gli avea servito di guida durante la prima parte del trionfo; ma, più attentamente considerando, mi convinco che qui si accenna soltanto alla intrinsichezza che legava

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i due amici. 66. Sogno d'int. ecc. Vanità fugace. 67. Poco era fuor, ecc. lo era da breve tempo uscito dal volgare sentiero, mi era da poco sollevato sopra la comune degli uomini; di fatti. come nota l'Appel, il p. conobbe So crate e Lelio nel 1330, tre anni dopo il suo innamoramento. Così nel c. Va dice L. al p.: Riconosci colei che 'n prima torse I passi tuoi dal pubblico viaggio? (v. 13). 68. Socrate e Lelio. I due pseudonimi, con cui il p. soleva chiamare i suoi due più intimi amici Luigi di Kempen e Lello de Lellii gentiluomo romano. 69. Con lor più lunga via, ecc. Metaforicamente per dire: di essi conviene, per l'affetto che loro porto, che io m'intrattenga a parlare più a lungo; difatti dedica loro, a differenza di tutti gli altri nominati, ben quattordici versi. 71. Ormar assai. Esaltare abbastanza. 72. Come dèe. Come si conviene. Nuda. Anche nuda, senza ornamenti. 73. Cercai monti di versi. Può intendersi in senso proprio: viaggiai in molti paesi stranieri; ovvero metaforicamente: impresi a studiare diverse scienze e dottrine. 74. Andando tutti e tre, ecc. Come i buoi camminano aggiogati insieme, cosi i tre amici erano nelle loro peregrinazioni e nei loro studi inseparabili. Ad un giogo vuol dire sotto il medesimo giogo, uniti da un solo vincolo. Invece il Leop. spiega, ma parmi erroneamente: > Ad una sola e medesima cima (giogo di monte), cioè alla sapienza ed alla virtù ». Si noti che più innanzi dice il p.: ad un giogo e ad

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A questi le mie piaghe tutte apersi.

Da costor non mi po tempo nè luogo
Divider mai (sì come io spero e bramo)
Infino al cener del funereo rogo.
Con costor colsi 'l glorioso ramo

Onde forse anzi tempo ornai le tempie
In memoria di quella ch' io tanto amo.

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Ma pur di lei, che 'l cor di pensier m' empie,
Non potei coglier mai ramo ne foglia,
Si fur le sue radici acerbe ed empie;

Onde benchè talor doler mi soglia

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Com' uom ch'è offeso, quel che con questi occhi
Vidi m' è fren che mai più non mi doglia.
Materia di coturni e non di socchi
Veder preso colui ch'è fatto deo
Da tardi ingegni, rintuzzati e sciocchi!
Ma prima vo seguir che di noi feo,

E poi dirò quel che d'altrui sostenne:
Opra non mia, d' Omero o ver d' Orfeo.
Seguimmo il suon de le purpuree penne
De' volanti corsier per mille fosse,
Fin che nel regno di sua madre venne,

un tempo quivi Domita l'altèrezza degli Dei Edegli uomini vidi (Tr. IV. 1); dove non può esser dubio nell'interpretazione. 75. Le mie piaghe t. a. Svelai tutte le mie pene amorose. 76. Da co storo. Dal loro affetto. 78. Infino al cener, ecc. Fino alla morte. 79 Con costor. Accompagnato da essi a Roma, ovvero da essi sovvenuto di consiglio. Colsi 'I glorioso ramo. Fui incoronato poeta sul Campidoglio. - 80. Forse anzi tempo. Il p. da vecchio modestamente dichiarò che la laurea gli era stato conferita troppo presto, quando ancora egli non la meritava: laurea autem illa mihi immaturo aevi, fateor, atque animi, immaturis quidem texta frondibus obtigit (Rer. Senilium, XVI, ediz. Basilea 1581). 81. In memoria di quella, ecc. In onore di L., col solito bisticcio fra L. e lauro. 83. Non po. tei coglier mai, ecc. Non ho mai potuto ottenere uno dei suoi favori. Ramo e foglie del lauro sono le parti del corpo di L. Non vide il mondo si leggiadri rami Në mosse 'l vento mai si verdi frondi (sest. CXLII, v. 6). 84. Le sue radici. Poiché le radici danno la vita alla pianta, cosi il p. chiama radici il cuore di L. che fu aspro e non pietoso (empie) al p. 85. Onde. L'App. mette erroneamente la virgola dopo onde intendendo questo per talche, sicche; mentre invece è pronome e si riferisce

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a quanto dicesi nella str. precedente e vuol dire: della qual cosa. - - 86. Offeso. Danneggiato: L'ingegno offeso dal soverchio lume (son. CCXLVIII). - Quel che con quest'occhi, ecc. Il trionfo della Pudicizia, di cui dirà più tardi e di cui è naturale qui l'accenno, poichè sta appunto parlando della castità di L. - 88. Materia di coturni, ecc. In forma esclamativa: cosa da far piangere non da far ridere, materia da poeta tragico non da poeta comico,il veder, ecc. -89. Preso. Fatto prigionero. Colui ch'è fatto Deo, ecc. Amore: fatto signore e dio da gente vana (Tr. I, v. 84). 90. Da tardi ingegni. Da persone di ingegno tardo. Kintuzzati. Contrario di acuti (Leop.). 91. Prima di dire del trionfo della Pudicizia. Seguir a raccontare. 92. D'altrui. Da altri, cioè dalla Pudicizia. Sostenne. Ebbe a soffrire. 93. Opra non mia, ecc. Materia degna d'essere trattata non da me, ma da Omero o da Orfeo. 91. I suon de le p. p. I cavalli d'A. erano bianchi (Quattro destrier vie più che neve bianchi; Tr. I, v. 22), ma avevano le ali rosse, le quali, per la velocità del volo, risuonavano. 95. Per mille fosse. Le fosse indicano le morali cadute dell'anima guidata da Amore. 96. Nel regno di sua madre. Nell'isola di Cipro residenza di Venere (il Tass. intendeva invece Citera); e vuol dire finchè l' amore giunse a

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