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SONETTO.

Por che la vista angelica serena

Per subita partenza in gran dolore

Lasciato ha l'alma, e in tenebroso errore;

Cerco parlando d' allentar mia pena.

Giusto duol certo a lamentar mi mena:

Sassel chi n'è cagion, e sallo Amore;

Ch'altro rimedio non avea 'l mio core

Contra i fastidj onde la vita è piena.

Quest' un, Morte, m' ha tolto la tua mano,

E tu, che copri e guardi, ed hai or teco,

Felice terra, quel bel viso umano.

Me dove lasci sconsolato e cieco; Poscia che 'l dolce, ed amoroso, e piano Lume degli occhi miei non è più meco ?

SONETTO.

Quante fíate al mio dolce ricetto

Fuggendo altrui, e, s'esser può, me stesso,
Vo con gli occhi bagnando l'erba e'l petto:
Rompendo co' sospir l'aere da presso:

Quante fíate sol pien di sospetto

Per luoghi ombrosi e foschi mi son messo,
Cercando col pensier l'alto diletto

Che Morte ha tolto; ond' io la chiamo

Or in forma di Ninfa, o d' altra Diva,

Che del più chiaro fondo di Sorga esca,
E pongasi a seder in su la riva;

spesso

Or l'ho veduta in su per l'erba fresca Calcare i fior, com' una donna viva,

Mostrando in vista, che di me le incresca.

:

SONETTO.

SENNUCCIO mio, benchè doglioso e solo

M'abbi lasciato, i' pur mi riconforto;
Perchè del corpo ov' eri preso, e morto,
Alteramente se' levato a volo.

Or vedi insieme l'uno e l'altro polo,
Le stelle vaghe, e lor víaggio torto;
E vedi, il veder nostro quanto è corto;
Onde col tuo gioir tempro il mio duolo.

Ma ben ti prego che 'n la terza spera

Guitton saluti, e Messer Cino, e Dante, Franceschin nostro, e tutta quella schiera.

Alla mia Donna puoi ben dire, in quante Lagrime i' vivo; e son fatto una fera,

Membrando 'l suo bel viso, e l'opre sante.

SONETTO.

L'ALMA mia fiamma oltra le belle bella,

Ch' ebbe qui 'l ciel sì amico e sì cortese,

Anzi tempo per me nel suo paese

È

ritornata, ed alla par sua stella.

Or comincio a svegliarmi; e veggio ch'ella

Per lo migliore al mio desir contese;

E quelle voglie giovenili accese

Temprò con una vista dolce, e fella.

Lei ne ringrazio, e 'l suo alto consiglio,

Che col bel viso, e co' soavi sdegni

Fecemi ardendo pensar mia salute.

O leggiadre arti, e lor effetti degni !

L'un con la lingua oprar, l'altro col ciglio,

Io gloria in lei, ed ella in me virtute.

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SONETTO.

COME va il mondo! or mi diletta e piace

Quel che più mi dispiacque; or veggio e sento
Che per aver salute ebbi tormento,

E breve guerra per eterna pace.
O speranza, o desir sempre fallace!
E degli amanti più, ben per un cento:
O quant' era 'l peggior farmi contento

Quella ch' or siede in cielo, e 'n terra giace!
Ma'l cieco Amor' e la mia sorda mente

Mi travíavan sì, ch' andar per viva

Forza mi convenia dove morte era..

Benedetta colei, ch' a miglior riva

Volse'l mio corso! e l'empia voglia ardente Lusingando affrenò, perch' io non pera.

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