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SONETTO.

AVVENTUROSO più d'altro terreno,
Ove Amor vidi già fermar le piante,
Ver me volgendo quelle luci sante

Che fanno intorno a sè l'aere sereno:
Prima porìa per tempo venir meno
Un'immagine salda di diamante;

Che l'atto dolce non mi stia davante,

Del qual ho la memoria, e'l cor sì pieno :

Nè tante volte ti vedrò giammai,

Ch'i' non m'inchini a ricercar dell' orme
Che'l bel piè fece in quel cortese giro.

Ma se 'n cor valoroso Amor non dorme; Prega Sennuccio mio, quando 'l vedrai,

Di qualche lagrimetta, o d' un sospiro.

SONETTO.

NE così bello il Sol giammai levarsi, Quando 'l ciel fosse più di nebbia scarco ; Nè dopo pioggia vidi celeste arco

Per l'aere in color tanti varíarsi ;

In quanti fiammeggiando trasformarsi

Nel dì, ch' io presi l'amoroso incarco,

Quel viso al qual (e son nel mio dir parco)

Nulla cosa mortal pote agguagliarsi.

I'vidi Amor, ch'i begli occhi volgea

Soave sì, ch' ogni altra vista oscura

Da indi in quà m' incominciò a parere,

Sennuccio, il vidi, e l'arco che tendea,

Tal, che mia vita poi non fu sicura,
Ed è sì vaga ancor del rivedere.

SONETTO.

O D'ARDENTE virtuté ornata e calda

Alma gentil, cui tante carte vergo;
O sol già d' onestate intero albergo,
Torre in alto valor fondata e salda;

O fiamma, o rose sparse in dolce falda

Di viva neve, in ch'io mi specchio e tergo:
O piacer onde l'ali al bel viso ergo,
Che luce sovra quanti 'l sol ne scalda;
Del vostro nome, se mie rime intese
Fossin sì lunge, avrei pien Tile e Battro,
La Tana, il Nilo, Atlante, Olimpo, e Calpe,

Poi che portar nol posso in tutte quattro
Parti del mondo; udrallo il bel paese

Ch' Apennin parte, e 'l Mar circonda e l' Alpe.

SONETTO.

LE stelle, e'l cielo, e gli elementi a prova

Tutte lor arti, ed ogni estrema cura

Poser nel vivo lume in cui Natura

Si specchia, e 'l Sol, ch' altrove par non trova. L'opra è sì altera, sì leggiadra e nova,

Che mortal guardo in lei non s' assicura ;

'Tanta negli occhi bei fuor di misura

Par ch' Amore e dolcezza e grazia piova.
L'aere percosso da' lor dolci rai

S' infiamma d' onestate; e tal diventa,

Che 'l dir nostro e 'l pensier vince d'assai.

Basso desir non è ch' ivi si senta,

Ma d' onor, di virtute. Or quando mai

Fu per somina beltà vil voglia spenta ?

SONETTO.

In qual parte del ciel, in quale idea
Era l' esempio, onde Natura tolse

Quel bel viso leggiadro, in ch' ella volse

Mostrar quaggiù, quanto lassù potea?

Qual Ninfa in fonti, in selve mai qual Dea

Chiome d'oro sì fino all' aura sciolse ?

Quand' un cor tante in sè virtuti accolse?

Benchè la somma è di mia morte rea.

Per divina bellezza indarno mira

Chi gli occhi di costei giammai non vide,
Come soavemente ella gli gira.

Non sa come Amor sana, e come ancide,

Chi non sa come dolce ella sospira,

E come dolce parla, e dolce ride.

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