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suppone l'esistente; questa il presuppone, ma guasto.

Laonde Cristo riparò alle conseguenze del principio del male, ma non lo distrusse. Ed avvenne, che l'atto di redenzione, ossia di completa osservanza della legge, fu un principio di bene in tutta l'umanità, il quale personificando la legge, la rese meno vulnerabile dall' arbitrio dell'individuo, e ne rese più facile l'adempimento; in una parola, l'uomo che innanzi solo lottava tra la legge da osservare ed il principio del male adamitico da fuggire, ebbe consigliere e confortatore Cristo stesso, principio del bene. Per la qual cosa per la redenzione fu compiuta la morale economia del Cristianesimo; dico, per la posizione del principio del bene; e l'uomo fu collocato sotto l'impero della legge nell'antitesi di due principii, fecondatori della sua libertà e del suo merito.

Adunque due soli fatti troviamo nella vita dell'umanità che siansi rimutati in principii: il peccato di Adamo e la redenzione del Cristo. Fatti che non possono rinnovarsi da alcuno individuo umano; perchè nissuno, come Adamo, può trovarsi nella genesi dell' atto libero contingentemente prevaricatore in rapporto alla legge; nissuno, come Cristo, può trovarsi nella genesi dell'atto libero necessariamente riparatore del peccato. Adamo e Cristo furono produttori di un

principio nell'assoluto dell'umanità, ossia fuori le sue relazioni individuali; in guisa che qualunque sia la relazione dell'individuo umano, tutti sono soggetti alla colpa del primo; tutti capaci della redenzione del secondo. Ma può avvenire ed avviene, che altri produca un principio di bene o di male, se non nell'assoluto, nelle relazioni della umana società. Il quale principio se non assoggetta tutti a sè stesso, come il peccato adamitico, rimane come tipo di malizia a scandalo di tutti gl'individui, che liberamente si determinano alla violazione della legge. Per la qual cosa i due primi principii assoluti presiedono alla storia dell'umanità; i principii relativi, a quella degli uomini. Uno di questi principii relativi di male io affermo essere stato lo scisma greco nella storia degli uomini.

XV. Quando i Greci si separarono dalla Romana Chiesa, la legge che presiedeva alle umane società era quella del Cristo, e le conteneva nella doppia ragione religiosa sociale. Perciò le regole delle credenze e dei costumi, i canoni della giustizia fondati su la carità evangelica erano determinati: chiunque cristiano era, tenevasi obbligato a quella legge. La quale poteva essere doppiamente violata, e nella sua unità e nelle sue relazioni. Le violazioni relative furono tutte le eresie, la depravazione dei costumi, la ragione

delle nazioni manomessa per prepotenza di brutale forza. Colpe ch'erano avvenute fin dal principio del mondo; ma solo dopo Cristo e il bando della sua legge acquistarono nuove forme di malizia, per la nuova legge, cui si contraponevano, raffermatrice dell'antica legge di creazione. La violazione assoluta avvenne, quando la legge fu vulnerata nella sua unità. Vediamo in che sia la unità della legge cristiana.

La legge, come una, assoluta, che prescinde da ogni idea di relazione, è quella che in potenza agisce, ed in atto esiste; perciò è quella che include in sè stessa tutte le possibili relazioni di obbligo verso coloro cui è ordinata. Or ch'è mai questa legge esistente in atto, ed agente in potenza, se non il potere del legislatore? Questo, in quanto che è potere, è una legge attualmente esistente, e potenzialmente agente. Adunque chi va a violare la legge nella sua potenza di azione, la víola nella sua unità, nel suo assoluto, vale a dire, nega la potestà del legislatore; e di quella violazione furono colpevoli i Greci, allorchè negarono il potere cristiano, reso concreto nella potestà del Romano Pontefice.

Ogni fellonia alla legittima potestà è una violazione della legge, come una ed assoluta; e perciò la fellonia implicando in sè stessa tutte le possibili inobbedienze alla legge, non è solo un fatto, ma un principio potenziale, da cui conseguitano

tutte le attuali prevaricazioni. La scisma religiosa dei Greci fu tale. Essi non si separarono dalla Romana Chiesa e sconobbero l'apostolica supremazia dei suoi Vescovi per una relazione di persona e di un determinato fatto; ma per l'assoluto principio, che il supremo potere non fosse affidato alle papali mani. Or se nelle umane compagnie la essenza della vita sociale consiste nella fede nel dogma dell'autorità, e non nelle forme e nelle persone che la rendono sensibile; nella congregazione divina della Chiesa l'essenza della vita sociale consiste non solo nel dogma dell'autorità, ma anche nel dogma delle forme e delle persone. Il potere non fu lasciato da Cristo nel corpo della Chiesa indeterminato ed in balía del libero arbitrio degli uomini che l'avessero determinato e reso, a mo' di dire, soggettivo. Egli lo determinò con la forma monarchica e con la persona di Pietro: e come fu dogmatico il precetto di soggiacere alla potestà della Chiesa, fu anche dogmatico il precetto di non toccare quella forma è quella persona, perpetua nei suoi successori. In guisa che un vincolo così stretto unì i due dogmi, quello del potere e della sua forma, che il violar questa era un manomettere quello. I Greci non isconobbero il dogma dell' autorità, perchè soggiacevano al loro Patriarca Ecumenico: ma quella non era più l'autorità di Cristo; l'avevano violentemente separata dalla forma essenziale del

Romano Vescovo successore del primo Vescovo; l'avevano uccisa nel rapirla. Dunque la loro ribellione al Pontefice fu ribellione all'autorità della Chiesa, al potere di Cristo; e perciò come violazione della legge una ed assoluta, non fu solo un fatto, ma un principio di male.

XVI. Come principio, non poteva non esser fecondo di tristi conseguenze, le quali vanno studiate non solo nella Greca Chiesa scismatica, ma anche nel corpo della vera Chiesa. Io dirò prima di queste prodotte nella Chiesa Bizantina; poi delle medesime in rapporto all'universa congregazione de' fedeli.

Non vi è che Dio solo, il quale regga al peso della solitudine nell' esercizio della sua potenza. Ogni creatura investita della potestà a contenere in ufficio una compagnia di uomini ragionevoli, ha mestieri di aiuto che gl'illumini la mente nella cognizione della legge, gli fortifichi la volontà nella sua applicazione. Umani aiuti nelle umane società; divini nelle soprannaturali, come la Chiesa. Ma poichè in questa la potestà legislativa è congiunta essenzialmente ad una già determinata forma di reggimento e di persona, la conservazione di questa forma essenzialmente richiedesi alla conservazione de'divini aiuti. Togli il reggimento a monarchia nella Chiesa di Cristo, togli il Romano Vescovo successore di

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