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denze dogmatiche e della suggezione all' unica potestà che le propone? Credere in Cristo e nella sua Chiesa, e poi smembrarsi in moltitudine di sètte fu non solamente fallo nella fede, ma una logica contraddizione. Imperocchè uno stesso termine di conoscenza non può essere ad un tempo oggetto di fede e di analisi razionale; o bisogna rigettarlo come incredibile; o creduto, bisogna docilmente subirne le conseguenze. Furono e sono ancora di queste contradizioni, onde si ebbero Scismatici ed Eresiarchi, i quali confessato il Cristo e la sua Chiesa come principio di autorità, allorchè la provarono disciplinatrice dell'individuale arbitrio, infellonirono e scapparono ad edificare altre Chiese, non credute, ma ragionate a lor talento. Ma le contraddizioni, la mercè di Dio, non sono eterne su questa terra. Iddio le condanna, come somma verità; la umana ragione le abborre, e le combatte, perchè ordinata da Dio al sommo vero. Per la qual cosa la varietà delle Chiese o sètte religiose nel Cristianesimo è un disordine che racchiude in sè stesso un doppio malefizio, uno contro la fede, l'altro contro la ragione; col quale l'una e l'altra incessantemente combattono.

La sola grazia di Dio può trionfare del peccato religioso dello scisma e dell' eresia: ma anche la ragione può debellarlo con l'arma della logica, in quanto che è una impertinente con

traddizione. Quella che chiamiamo civilizzazione non è che il prodotto della umana ragione indefessa e sterminatrice di contraddizioni nell' ordine religioso, sociale e politico; perciò quanto più ci dilunghiamo dai tempi barbari, tanto è minore il numero delle medesime. Possibile che l'umanità nel suo progresso cristiano, dopo avere calpestati tanti pregiudizi, debba nel secolo XIX arrestarsi innanzi alla contraddizione di moltitudine di sètte e di Chiese religiose nell'unico Cristianesimo, e confessare la propria impotenza a purgarsi di un ridicolo vitupero? Quante sètte ereticali non furono negli oscuri secoli che precedettero il civile risorgimento dei popoli europei? Ove sono più i Fraticelli, i Flagellanti, i Poveri di Lione ed altri mille? Chi li ha distrutti? la logica. Indomabili dal severo Santo Offizio, vennero domi dal benigno riguardo di una civiltà che non voleva quelle pazzie.

Vero è che quelle sètte non furono che primaticci germogli del Protestantismo, che dovevano rivivere tutte in Fra Martino. Ma lo stesso Luteranismo, e con questa voce accenno a tutta la religiosa Riforma del secolo XVI nella moltitudine delle sue Chiese, che è mai a' dì nostri? Essa è priva di una morale individualità, non avendo nulla di proprio: non è che la negazione del Cattolicismo; e con una semplice negazione non si compongono le società. Si dirà che ap

presso la Chiesa Protestante siano anche dogmi a credere, canoni di morale. Ma son questi principii, o opinioni? Se principii, crederò che siavi una Chiesa Protestante; se opinioni, il Protestantismo non è per me una Chiesa, ma una sbrancata moltitudine di liberi pensatori. Ma opinioni sono, perchè non è autorità che le propone a credere, ma il privato spirito che le partorisce. Ed ecco tutto il Protestantismo dibattersi da quattro secoli fra le punte di una ridicola contraddizione di stimarsi Chiesa e di non esserlo; di formare e non formare ad un tempo società, mancando di una visibile autorità che è l'essenza di qualunque umana congregazione. Si dirà che la Chiesa Protestante sia invisibile, ed invisibile l'autorità che la governa, tutta chiusa nella Bibbia. Bene sta. Ma è quella autorità, quale dev'essere, indipendente a priori, o dipendente dall' individuale arbitrio di chi l' interpreta? Certo che è dipendente: imperocchè il Fedele che va a leggere la Bibbia è già in possesso della libertà del suo privato spirito; e l'autorità della Scrittura giungendo tardi ad imporgli il suo giogo, deve rassegnarsi a subirlo. Ed allora si avrà e non si avrà ad un tempo l'autorità; vale a dire si moltiplicheranno all'infinito le contraddizioni.

Ma queste, come dissi, non sono eterne, perchè la umana ragione non durerà per sempre

in una dolorosa agonia. È buona pezza che il razionalismo alemanno ha incominciato a tôrre di mezzo quelle contraddizioni, licenziando le menti a miscredere non solo il dogma del Cristo, ma anche la storia; ed i restati fedeli all'ortodossia luterana bordeggiano alle porte della cattolica Chiesa, imitandone la liturgia, il principio di unità, e va dicendo. Ma gli editti di re Federigo Guglielmo III di Prussia che ordinavano queste belle cose, non erano un Vangelo, nè quelli che per licenza di Fra Martino potevano pensare a proprio talento, vollero stare alle dogmatiche definizioni della Corte Berlinese. Avevano ragione. Così tra razionalisti che non credono, tra ortodossi che non sanno che credere, s' intromette il gelido indifferentismo, che va affannando le disperate menti. E quando verran deste dal bisogno di andare a Dio, due sono le vie che loro si pareranno: quella del Deismo, e non saranno più cristiane; l'altra del Cristianesimo, e saranno cattoliche. Ed il secolo oramai chiede che si mettano tosto a così fatta scelta: perchè il vedere popoli inciviliti bamboleggiare ancora per discordie religiose, indugiare l' amorosa unione di tutti i popoli cristiani, è scandalo e vitupero da non tramandare ai posteri.

Il Protestantismo e la Chiesa Scismatica di. Fozio resteranno altro tempo in piedi nella Germania, nell'Inghilterra, nella Russia; ma spogli

delle infule ecclesiastiche, e rivestiti dell' assisa ufficiale dei politici reggimenti. I tempi procedono, le istituzioni politiche si mutano, e le credenze che non han radice nella coscienza vivificata dalla fede, bensì nei codici delle civili leggi, se ne anderanno, come tante altre cose che furono un tempo ed ora non son più. La umana coscienza nell' opera della fede è un santuario in cui non entrano profani: la sola autorità soprannaturale ne ha le chiavi; essa sola vi entra. I successori di Arrigo VIII e di Pietro il Grande a poco a poco ne son rigettati dalla ragione, vergognosa del suo passato; e su le leggi ecclesiastiche che recano nelle mani la moderna civiltà stampa un veto che non si cancella.

XXXII. Potrà dirmi alcuno Acattolico: Ebbene, non saremo più Protestanti e Foziani; ma dove è la forza che ci tirerà necessariamente nella cerchia della Romana Chiesa? Son tempi questi da tornare ai Papi? o non sappiamo noi nella storia chi fossero costoro e che facessero? Se noi sonnacchiamo su le verità evangeliche per indifferenza religiosa, se spezziamo il giogo di qualunque autorità, sono forse desti i Cattolici per vigoria di fede, sono forse docili portatori di quel giogo per temperanza di ragione? Se non saremo più Foziani e Luterani, nemmen Cattolici saremo.

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