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MIGLIORATA

IN VARJ LUOGHI LA LEZIONE DEL TESTO, E AGGIUNTOVI
NUOVE OSSERVAZIONI PER CURA DELL' EDITORE.

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TALIAN DESS

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(AVVERTIMENTO PREMESSO ALLE DUE EDIZIONI DEL 1845 E DEL 1847.)

1857 MAIN

Il Petrarca è il poeta delle anime gentili: e ad esse io l'offro e raccomando riprodotto ora pei miei torchj a far parte della Biblioteca Nazionale.

Il Marsand e il Leopardi, il primo ordinando il Canzoniere e rendendolo quanto per lui far si potea alla originale lezione, l'altro interpretandolo con quella intelligenza e dottrina che possedea grandissime, fecero opera egregia e universalmente lodata. Per che io non potea dubitare, ristampando il Petrarca, qual lezione e comento fosse da preferire. Ma poichè, come altra volta accennai, non è mia usanza l'andar dietro ciecamente a chicchessia, e animato sempre del desiderio di far meglio comunque io possa, ho voluto che fosse riveduto il testo e l'interpretazione, e dove l'uno o l'altra si trovassero capaci d'alcun miglioramento, s' eseguisse con tutta libertà, non senza però render conto d'ogni benchè minima mutazione. E questo appunto s'è fatto qua e là, come dimostreranno le poche note chiuse tra due asterischi.

Precede al Canzoniere la vita del Poeta che il Marsand ricavò ingegnosamente dalle opere latine di lui, e con molta eleganza fece italiana.

F. LE MONNIER.

MEMORIE

DELLA

VITA DI FRANCESCO PETRARCA,

ch'egli stesso ne lasciò scritte nelle opere sue latine.

4 Voi forse potete aver udito parlar qualche cosa di me; benchè anche questo sia dubbio, se il mio nome piccolo ed oscuro sia per giungere ad alcuna distanza o di luoghi, o di tempi. Voi pur forse desidererete di sapere, che uomo io mi sia stato, e quale stato sia il successo delle opere mie, massimamente di quelle, delle quali la fama è a voi pervenuta, o di quelle, che avete sentito appena nominare. E quant'è al primo, certamente saranno varie le voci degli uomini; perciocchè facilmente ognuno parla così, come lo muove, non la verità, ma il proprio suo piacimento; e niuno suol porre modo o alla lode, od at biasimo. Della vostra schiatta io fui, un uom mortale, di poco pregio, e di famiglia antica, d'origine veramente, come di se ha detto Cesare Augusto, nè grande, nè vile. Ben fu da natura l'animo mio buono, e verecondo; se non che m'ha nociuto la contagiosa usanza. L'adolescenza m'ingannò, la gioventù mi rapì seco, ma la vecchiezza m'ha corretto, e m'ha insegnato coll'esperienza essere vero ciò che lungo tempo innanzi io avea letto che l'adolescenza e 'l piacere sono cose vane; anzi non la vecchiezza, ma quegli, che tutte l'età e i tempi ha fatto; il quale lascia alcuna volta i miseri mortali, gonfi del lor nulla, errare, acciocchè almeno in sul finir della vita, sovvenendosi de loro falli, riconoscano se medesimi.

Da giovane il mio corpo non ebbe grandi forze, ma pur ebbe molta destrezza; non forme eccellenti, di che non mi glorio, ma pur tali, che potevano ne' più verdi anni piacere. La canutezza, la quale, benchè rara, apparve già da' primi anni, io non so come, in sul mio capo giovanile; e la quale, essendomi sopravvenuta insieme colla prima lanugine, avea per gl'imbiancati capelli una certa non so qual dignità, come dissero alcuni, ed insieme aggiugneva alle fattezze del mio volto ancor tenero non lieve ornamento; ella pur nondimeno m'era spiacevole, perchè all'aspetto mio giovanile, di 1 Pag. ++a, lin. 1. Op. Omnium Fr. Petrarchæ, ed. Basil. Henr. Petri, 1554. 915, 14, ib.

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