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ANNIBALE CARO.

Anico, tu sei morto? tu che solo Vivente eri mia vita e mio sostegno ? Tu, ch'al mio errante e combattuto legno Fusti ad ogni tempesta il porto e il polo?

Ben ne volasti al ciel; ma da tal volo Quando a me torni, od io quando a te vegno? Chi de' suoi danni, o del tuo fato indegno Ristora il mondo ? e chi tempra il mio duolo?

Deh, porgimi dal cielo, Angelo eletto, Tanto di sofferenza, o pur obblio, Che 'l mio pianto non turbi il tuo delitto:

O talor scenda a consolarmi, ond' io Con più tranquillo o men turbato affetto Consacri le tue glorie e 'l dolor mio.

Qui giace il MOLZA : a sì gran nome sorga

Tutto il coro a inchinarsi del Parnaso !
In lui visse, in lui fece eterno occaso
Il nostro Apollo; e 'n cui fia che risorga ?

E questo è il monte, ond'è ch'oggi si scorga
La gloria delle Muse ? e questo è il vaso
Da cui sol trasse un più nobil Pegaso
E Giordano, e Cefiso, e Tebro, e Sorga?

Qui mille cigni, e più d'una Fenice,
Avran chiar' acque e sempiterni allori;
E qui vita ebbe Amor serena e lieta.

Diteli nel passar; Loco felice!
E di versi, e di lagrime, e di fiori
Onorate l'altissimo Poeta !

Comp. Lir. IV

79

GIO: BATTISTA AMALTEO.

Nel bel Sol che dagli occhj vostri move, Quando avvien che pietà ver me gli giri, Scorgo visibilmente alti desiri

E pensier d'onestà non visti altrove.

Allor m' affina con leggiadre prove
Amor e trae del cor dolci sospiri,
Nè piacer è che agguagli i miei martiri,
Nè dal ciel pari altrui dolcezza piove.

Fiamma amorosa! onde morir m'è caro, Rubini e perle che soavemente

Aprite l'aure a quel celeste canto !

Così tempo non spenga il lume ardente, E beltà in voi si veggia fiorir tanto Che ne sia sempre il mondo adorno e chiaro.

GIOVANNI GUIDICCIONI.

Anima eletta il cui leggiadro velo
Diè lume e forza al mio debile ingeguo,
Mentre agli strali di pensier fu segno,
Che così casti ancor per tema celo;

Scendi pietosa a consolar dal cielo
Le mie notti dolenti, ch'è ben degno
Poi che si amara libertà disdegno,
El cor già sente dell' eterno gelo.

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Solei pur viva in sogno col bel volto, E con la voce angelica gradita

Partir da me le più nojose cure:

Deh perchè, poichè morte ha I nodo sciolto, Che strinse lo mio cor con la tua vita

Non fai tu chiare le mie notti oscure?

Degna nutrice delle chiare genti, Ch' ai dì men foschi trionfar' del mondo, Albergo già di Dio fido e giocondo, Or di lagrime triste e di lamenti !

Come poss' udir io le tue dolenti Voci, e mirar senza il dolor profondo Il sommo imperio tuo caduto al fondo, Tante tue pompe, e tanti pregi spenți?

Tal, così ancella, maestà riserbi, E sì dentro al mio cor sona il tuo nome, Ch'i tuoi sparsi vestigi inchino e adoro,

Che fu a vedere in tanti onor superba Seder Reina, e incoronata d' oro Le gloriose e venerabil chiome ?

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