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neamente veniva a rifluire l'ardor realtia passione religiosa che abbandonavano il capo. Il Baudrillart ha detto che « nella Chiesa cattolica, come ovunque, le riforme sono l'opera di pochi individui che le vogliono energicamente e finiscono per imporle all'opinione e agli organi regolari della gerarchia ». Ciò che è stato vero indubbiamente sino a un secolo fa, quando la « base », per usare un termine di moda felicemente espressivo, godeva d'una certa indipendenza di fatto, ma che è molto meno vero oggi che la burocrazia della Chiesa non agisce più tanto sul temporale quanto sullo spirituale. È una verità storica indeclinabile quella che tutte le riforme sono state assunte dalla Curia soltanto dopo esser maturate alla periferia e spesso (come al tempo della Controriforma) con un ritardo fatale. Ma ieri potevano almeno nascere e degenerare persino per... troppa maturazione: oggi sono sorvegliate in vitro ancora allo stato embrionale e quasi sempre o avocate agli « organi competenti » (che le archiviano o le addomesticano) o radiate prima che possano destare preoccupazioni.

Persino alcuni famosi laici condussero nell'800 la polemica contro lo stato temporale della Chiesa insinuando sottili argomenti in favore della sua necessaria e benefica spiritualizzazione. Ma nessuno forse, neppure dei più ostili alla Chiesa, previde di inferire in tal modo un colpo tanto grave alla sua nemica. Essi anzi si morsero dal dispetto vedendola uscire apparentemente ancor più forte e vigorosa dalla violenza spogliatrice che avevano abbattuto su di lei. Era troppo presto, infatti, perchè potessero assistere alle conseguenze della loro azio

ne. persecuzioni e i pesanti protezionismi collaborarono insieme, senza volerlo, a unirla e a cementarla sempre più. Osteggiato dai governi liberali e imbrigliato da quelli conservatori, l'episcopato, già ammaestrato dal salasso di sangue del Terrore e dalla cinica prepotenza napoleonica, abbandonò tutti i frondismi e rinunciò a tutti i « gallicanesimi » particolaristici e nazionalistici, cospirando sempre più decisamente verso Roma, divenuta più che mai, dopo l'oltraggio a Pio VII, non solo segno di contraddizione» ma anche segnacolo di coalizione, quale unica patria superstite della Fede. L'entrata nella Città Eterna delle truppe italiane coronò l'opera stimolatrice creando 11 mito del papa martire e prigioniero. La prima risposta degli offesi fu il Concilio Vaticano e la ratifica del dogma dell'infallibilità pontificia, poi il culto idolatrico di Leone XIII, elargito in seguito anche a tutti i suoi successori. Sconfitta sul piano politico, ma sempre incrollabile nella sua sdegnata attesa di adeguati risarcimenti, la Curia romana si preparò insomma a stravincere su quello interno, più apparentemente spirituale, sicura che un rinsaldamento di tutta la sua compagine non avrebbe mancato, poco alla volta, di influire anche sul suo diminuito prestigio mondano. E dal '70 al '39, infatti, fu, per la Curia, tutto un periodo di febbrile lavoro d'accentramento e d'organizzazione dal settore teologico a quello liturgico, dal sociale al politico, dal giuridico al culturale; il periodo, cioè, delle encicliche leonine (dalla Rerum Novarum alla Divino afflante), delle dispotiche riforme del mite Pio X (docilmente succube al fiero Merry del

Val, sia nell'ostentato isolamento diploma nassi nella drastica reazione antimodernistica), del Codex Juris Canonici di Benedetto XV, e del pontificato diplomatico (il pontificato classico dei concordati), missionario (con le avanguardie missionarie all'estero e l'Azione Cattolica all'interno) e culturalmente mecenatizio (dalla riforma degli studi teologici alla fondazione dell'Accademia delle Scienze) di Pio XI. Sforzo senza dubbio notevolissimo, cui doveva porre il fastigio l'ambigua e sgusciante diplomazia dell'attuale Pontefice, detto... l'Angelico!

L'anno giubilare del mezzo Novecento toccò il culmine degli eccessi curiali in un'atmosfera di euforia che raramente nella storia della Chiesa ebbe momenti d'altrettanta illusa ed enfatica millantazione. Tuttavia il frastuono degli applausi non è riuscito a far tacere dalla « base » le voci sempre più numerose e persistenti, auspicanti fondamentali riforme e sostanziali revisionamenti. Il portato, infatti, della politica ecclesiastica interna di questo ultimo cinquantennio impostata eminentemente su principi del più vieto conservatorismo è stato sì un potenziamento della burocrazia vaticana con relative bonifiche periferiche, ma contemporaneamente un ristagno su posizioni superate, risultate sempre più insostenibili coll'evoluzione esterna della società. Ma sopratutto quella politica ha finito per fare della Chiesa una enorme macchina podagrosa troppo simile, nella sua raffinata complessità, a tutti i più solenni monumenti storici di cui lo studioso a un sol colpo d'occhio riconosce l'ormai inarrestabile fatiscenza. Forse, all'interno, pochi dei molti scontenti hanno il senso della gravissima

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risi in atto nella Chiesa. La loro stessa fede nella promessa d'indefettibilità fatta dal Cristo finisce per far loro ritenere una colpa l'inquietudine e l'impazienza da cui pur si sentono posseduti, tergiversano tra la recriminazione e l'azione, preferendo poi sostare nella prima, sapendo per esperienza quanto la seconda sia pericolosa e, alla fine, inutile. Niente d'altra parte come questa perplessità e questo pratico rinunciarismo manifestano a che punto morto sian costrette le stesse intelligenze più aperte e le volontà più decise. D'accordo che la Chiesa non morrà. Il Cristianesimo, anche pei non credenti, è il massimo lievito di certezze morali che l'umanità abbia estratto dalla sua esperienza millennaria e l'istituzione che ne è stata la depositaria storica non sarà tanto facilmente repudiata dalla società. Ma il suo destino non dovrebb'essere certo quello di lasciarsi visitare e onorare come un museo, bensì di agire come la prima forza determinante del progresso interiore dell'uomo e della civiltà.

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Comunque, quando noi indichiamo nell'elefantiasi della burocrazia lo svisamento più grave dell'ideale di Cristo a proposito della sua Chiesa, non intendiamo tanto riferirci alla complessità dei ministeri e degli uffici curiali quanto al fenomeno che li ha fatti sorgere e sopratutto allo spirito che li informa. Undici Congregazioni, tre Tribunali e sei Uffici (1) non sono poi un apparato così pachi

(1) Le Sacre Congregazioni sono le seguenti: Suprema del S. Offizio, Concistoriale, per la Chiesa Orientale, dei

dermico e schiacciante per un organismo centrale che ha ramificazioni su tutti i continenti ed amministra ben 400 milioni di fedeli. Ma questi venti dicasteri si rivelano in tutt'altra luce non appena li si osservi nella loro inesorabilità accentratrice e nella loro mentalità inficiata del più ottuso legalismo e conservatorismo. Non è il caso di anticipare qui nessuno degli appunti che denunceremo d'argomento in argomento toccando dei vari membri e delle varie attività. Qui ci limitiamo ad un rilievo relativo alla classe burocratica su cui fa leva la Curia Romana: una classe che ha certo conosciuto benemerenze e glorie, e che ha indubbiamente annoverato personalità storiche; ma anche una classe ormai notevolmente spremuta e sclerotica, oltre che di orizzonti estremamente conclusi. Solo in teoria, infatti, le Congregazioni dipendono dalle Commissioni cardinalizie: in effetti esse basano sopratutto sui « consultori >> e sugli <«< officiali», più sui secondi anzi che sui primi. Ora costoro (i veri elementi stabili della burocrazia ecclesiastica) sono reclutati (il come o le influenze qui non ci interessano) quasi esclusivamente dal seno del clero romano o, al più, italiano. Ciò che non è tanto ingiusto quanto improvvido. Perchè il vero cattolicesimo della Chiesa non dovrebbe essere un

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Sacramenti, del Concilio, dei Religiosi, de Propaganda Fide, dei Riti, Cerimoniale, degli Affari Ecclesiastici Straordinari, dei Seminari e delle Università degli Studi, della Rev. Fabbrica di S. Pietro. I Tribunali: Penitenzieria Apostolica, Supremo Tribunale della Penitenzieria Apostolica, Sacra Romana Rota. Gli Uffici Cancelleria Apostolica; Dataria Apostolica, Rev. Camera Apostolica, Segreteria di Stato, Segreteria dei Brevi ai Principi, Segreteria delle Lettere Latine.

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