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DI

PROSE FIORENTINE

PARTE SECONDA

Volume Terzo

CONTENENTE LEZIONI.

IN FIRENZE. M. DCC. XXVIII.

Nella Stamperia di SUA ALTEZZA REALE.
Per il Tartini, e Franchi. Con lic, de' Sup.

Bockw 7-16-27 890

PREFAZIONE

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Ralle molte fingolarissime grazie, colle quali il fupremo Creatore dell' Univerfo gli uomini dall' altre creature diftinfe l'uso della favella certamente annoverar fi dee, concioffiachè 22 per mezzo di effa fcoprendo eglino, e comunicandofi a vicenda i loro penfieri, e gl' interni fentimenti dell'animo loro patefandofi, gioconda, e fruttuofa fi rendono fcambievolmente quella vita, che non fra i bofchi menar debbono, nè fra' deferti a guifa di fiere, ma infieme uniti nelle cittadinefcbe adunanze a comune prò, e vantaggio della civil focietà, per lo cui mantenimento creati fono, ed allevati : Hoc uno præftamus, lafciò fcritto Cicerone, vel maximè feris, quod colloquimur inter nos, & quod exprimere dicendo fenfa poffumus. E viepiù maravigliofo apparifce effere ftato quefto dono fatto all' uomo dal comun largitore di tut

ti i beni, fe a quelle nazioni fi riguardi hanno una più dolce, e più gentil favella fo • che fia ftata per ogni guifa arricchita d beata copia, e abbondevole di pregiati feri che di quelle arti, e di quelle fcienze abbid effa fcritto, che al comodo, ed all onefto f dell'uman vivere, e alla cultura degli anim ferifcano. E tale effere la lingua Tofcana niun avventura vi farà, che non lo confeffi liber te, fe non fe for fe alcuno, che da fomma ig za renduto profuntuofo, volle di ciò giudicar Golla veduta corta d'una fpanga : Laonde e proverbiato, e rampognato ne fu ac te, o alcuno, che da invidia moffo,

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Che fpeflo occhio ben fan fa veder tort chiufe alla luce di tanta verità gli occhi dell' letto. A render la quale fempre più palefe far ricreder caftoro ebbe fenza fallo la mira lebre Carlo Dati di tutte le buone arti, e m della Toscana eloquenza amatore ardentiffimo che diede principio alla pubblicazione della u ma Raccolta delle Profe Fiorentine, nella qua via d'ottimi efempli di purgate, ed eleganti ture, e da poterfi ficuramente imitare, inte far loro incontraffabilmente vedere, che la noftra non meno della Greca, e forfe più dell tina è adattatissima ad ogni genere di compon to, fia oratorio, fia ftorico, fiu poetico, fia fo fico,fia giocafo, fia in una parola di qualunqu nere effer fi voglia. Della qual cofa la ve principaliffima cagione fè l'effer ella capac

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di ricevere ogni forta di ftile, e d'ornamento, concioffiachè di niuna di quelle cofe fia manchevole, che a ciò ben fare neceffariamente fi richiedono. Per ben comprendere come ottimamente intorno a cotal quiftione egti divifaffe, fa di mestieri offervare,che gli antichi, ed eccellenti maestri della Rettorica. tre forte di carattere, ovvero di ftile comunemente affegnarono all' eloquenza, il magnifico, il qua le deftinarono per lo genere dimostrativo, il mediocre, che per lo deliberativo, ed il tenue, che per lo giudiciale riferbarono. Saggiamente giudicarono effi, che alla materia, che trattar fi dovea, d' uopo foffe di mano in mano adattare lo ftile, e colui veramente ottimo, ed eloquente dicitore appellarono, il quale con ampiezza, e con gravità sì di parole, come di fentenze, e di figure prendesse a trattare le cofe grandi, con naturalezza, e con semplicità le piccole, con moderazione, e con aggiustatezza le mediocri, variando l'une coll' altre, e temperandole acconciamente quantunque volte il bifogno il richiedeffe. Cost trall opere di Virgilio il fublime, e magnifico ftile conviene all' Eneide, il mediocre alla Georgica, il tenue alla Bucolica s'adatta; così parimente Cicerone in magnifico, e follevato ftile difefe Marcello Milone, e Rabirio, ed arringò contro Verre, e Marco Antonio; del mediocre fi fervì in difefa della legge Manilia, di Marcello, e di Cornelio Balbo; il tenuè usò a favore di Quinzio, e di Rofcio facendo da favio, ed ifcienziato Oratore fervire to ftile a' fuoi pensieri, ed appropriandolo alle materie, che di mano in mano gli occorreva .

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trat

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