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Quest'opera gode del favore delle leggi, essendosi adempiuto quanto esse prescrivono.

LIB. COM.
LIBERMA

SEPTEMBER 1928
17636

2 v.

LEDITORE

A CHI LEGGE.

NON ostante la ricchezza di opere nazionali in

torno alla nostra Letteratura, è forza confessare che ancora non ne possediamo alcuna, la quale rac、 chiuda in poco spazio i capi principali di tutta la storia delle Lettere italiane dal loro risorgimento infino al secolo nostro. Laonde, mentre gli studiosi stanno aspettando che si svegli tra noi qualche ingegno ad assumere un' impreso tanto utile e tanto desiderata, mi è paruto lodevole disegno il riempiere per ora un tal vôto colla traduzione di quella parte dell'opera del sig. De Sismondi, intitolata De la littérature du Midi de l'Europe, che risguarda propriamente l'Italia, ed in cui l'Autore, unendo alla più scelta erudizione la critica e la filosofia, ha conseguito il doppio fine di porgere l' istoria delle cose e d'insegnare il vero modo d'apprezzarle e di rivolgerle al maggior profitto dell' intelletto. Tuttavia (non) vo' dissimulare il parere degl' intendenti), non tutte le opinioni, non tutti i giudizj del sig. De Sismondi sono da seguire a chius' occhi; e nel vero il Traduttore medesimo, il qual pure dissente da esso in varj punti, aveva in animo di farne avvertiti i lettori per mezzo di alcune Note: ma, considerato poscia che ciò avrebbe accresciuto di troppo il volume dell'opera, e che quindi si sarebbe mancato ad uno. de' fini cui si ebbe la mira nel pubblicarla, egli si è

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non di

risoluto di lasciarla correre tal quale uscì dalla penna dell'Autore, senz'altra giunta; al che s'indusse ancora tanto più volentieri, quanto in simili materie i giudizj sono benespesso discordi, e rado piace appunto al lettore ciò che si biasima dal critico. Questa specie di lotta fra il testo ed il comento è per lo più cagione che lo studioso s'impazientisca, e si confonda nelle sue idee (*). Del rimanente io so bene che a taluni parrà fatica inutile l'aver voltato in italiano un libro composto nella lingua che a tutti è oggimai fatta comune: ma questo io so pure che le opere in francese non sono mai così generalmente conosciute e ricercate fra noi, che, in parità di merito, non sieno più conosciute e ricercate quelle scritte nel nostro linguaggio nativo: testimonio il libro stesso del sig. De Sismondi, il quale sarebbe già più lodato, se più fossero coloro che l'avessero letto. D'altra parte non è dubbio che un'opera consecrata a dar conto delle produzioni italiane, dee riuscir più gradita e più profittevole nella lingua in cui le medesime furono lavorate, di quel che sia in una lingua straniera, non mai sufficiente a ritrarre tutte le più fine particolarità delL. originale.

La presente traduzione è fedele al testo, salvo que' pochi cambiamenti che si sono stimati indispensabili per dare all' opera un colorito italiano: in quanto al maneggio della lingua, tocca al Pubblico a darne giudizio.

(*) Non ostante a ciò, il Traduttore si è permesso di notare alcune piccole cose ch'erano forse necessarie a conoscersi dal comune de' lettori, o che risguardano la materialità della traduzione.

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I Provenzali erano già arrivati al loro più alto grado di coltura; la Spagna ed il Portogallo aveano prodotto alcuni poeti ; e la lingua d' Oil (*) era coltivata nelle parti settentrionali della Francia, prima che l'italiana fosse stata ricevuta fra le lingue dell' Europa, e s'avesse potuto presumere la ricchezza e l'armonia di un idioma nato oscuramente fra il popolo. Ma nel secolo decimoterzo sorse un grande poeta a parlar questa lingua per addietro trascurata, e l'ingegno d'un solo uomo le fece rapidamente sopravanzare tutte le sue rivali.

Il Ducato lombardo di Benevento, che comprendeva la maggior parte del regno presente di Napoli, avea conservato, sotto a Principi indipendenti,

(Si chiamò un tempo lingua d'Oil, o d'Oui, o d'Oi, uno de' dialetti della Francia, cioè il vallone; in quella guisa che lingua d'Oc si chiamava il provenzale, lingua di S l'italiano, lingua di Ja o di Jo il tedesco, secondo la parola che usavano que' diversi popoli per affermare. (V. Dante, Volg. Eloq., lib. I, cap. 8) Il Trad

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