DI FRANCESCO PETRARCA TRATTE DA' MIGLIORI ESEMPLARI NUOVA EDIZIONE Nella quale si è adoperato il modo più semplice PARTE SECONDA. AVIGNONE, Presso FR. SEGUIN AÎNÉ, stampatore e librajo, DI FRANCESCO PETRARCA. PARTE SECONDA SONETTO CCXXVIII. OIMÈ il bel viso; oimè il söave sguardo Ê oimè il dolce riso ond' uscío 'l dardo Di che morte, altro bene omái non spero : Alma rëál, digníssima d'impero, Se non fossi fra noi scesa si tardo. Per voi convén ch'io arda, e 'n voi respire Ch'i' pur fui vostro e se di voi son privo; Via men d'ogni sventura altra mi dole, Di speranza m'empieste e di desire, Quand' io parti dal sommo piacér vivo a Ma'l vento ne portava le parole. PARTE 2. CANZONE XL. Che debb' io far? che mi consigli, Amore? Tempo è ben di morire : Ed ho tardato più ch' i' non vorréi. Interromper convién quest' anni rei : Di quà non spero; e l'aspettár m'è noja. Per lo suo dipartire in pianto è volta; Amór, tu l senti, ond' io teco mi doglio, Ed in un punto n' è scurato il Sole. Poría agguagliár il mio doglioso stato? Ahi orbo mondo ingrato, Gran cagión hai di dover piánger meco; Nè degno eri, mentr' ella Visse quaggiù, d'avér sua conoscenza, Devéa 'l ciel adornár di sua presenza. Lei nè vita mortál, nè me stess' amo; Questo m'avanza di cotanta spene, E del ben di lassù fede fra noi. Che qui fece ombra al fior degli anni suoi Un'altra volta, e mai più non spogliarsi ; Tanto più la vedrém, quanto più vale Più che mai bella e più leggiadra donna Tórnami innanzi, come 9. La dove più gradír sua vista sente. Che sona nel mio cor si dolcemente. Che pur morta è la mia speranza viva Sa ben Amor qual io divento: e spero Con quel celeste portamento in terra; |