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SONETTO VI.

Conforto a lafciar l'amor di Laura, si perchè ella non ama lui, si perchè, fe ancora l'amaffe, più di male, che di bene coglierebbe di questo amore.

Sì traviato è 1 folle mio defio

A feguitar coftei, che 'n fuga è volta,
E de' lacci d' Amor leggiera, e fciolta
Vola dinanzi al lento correr mio:

Che quanto richiamando più l' envio
Per la fecura ftrada, men m' afcolta:
Nè mi vale fpronarlo, o darli volta;
Ch' Amor per fua natura il fa reftio.

E poi che 'l fren per forza a sè raccoglie,
I' mi rimango in fignoria di lui,
Che mal mio grado a morte mi trasporta,

Sol per venir al Lauro onde fi coglie
Acerbo frutto, che le piaghe altrui,
Guftando, affligge più, che non conforta.

SONETTO VII.

Conforta un amico a feguitare la virtù; ed a guifa di Satirico fgrida contra gli uomini mondani.

La

a gola, e 'l fonno, e l'oziofe piume
Hanno del mondo ogni virtù fbandita
Ond' è dal corfo fuo quafi fmarrita
Noftra natura vinta dal costume:

Ed è sì spento ogni benigno lume

Del ciel, per cui s'informa umana vita;
Che per cofa mirabile s' addita

Chi vuol far d' Elicona nafcer fiume.

Qual vaghezza di Lauro? qual di Mirto?
Povera, e nuda vai, Filofofia,
Dice la turba al vil guadagno intesa.

Pochi compagni avrai per l'altra via;
Tanto ti prego più, gentile fpirto,
Non laffar la magnanima tua imprefa.

L

A..

SONETTO VIII.

Prefente fignificativo dello stato del Petrarca. Due Fiere prefe nel luogo, ove nacque Laura, mandate dal Petrarca a donare, parlano.

Apie' de' colli ove la bella vesta
Prese delle terrene membra pria
La Donna che colui ch' a te ne 'nvia,
Speffo dal fonno lagrimando defta.

Libere in pace paffavam per questa
Vita mortal, ch' ogni animal defia,
Senza fofpetto di trovar fra via
Cofa ch' al noftr' andar foffe molefta,

Ma del mifero ftato ove noi femo
Condotte dalla vita altra ferena,

Un fol conforto, e della morte, avemo:

Che vendetta è di lui ch' a ciò ne mena;
Lo qual' in forza altrui, preffo all' eftremo
Riman legato con maggior catena,

***

SONETTO IX.

Manda un Prefente di Tartufole forfe, e per quelle fignifica lo ftato fuo, affomigliando la cagione dell' uno all' altro,

Q

uando 1 pianeta che diftingue l' ore,
Ad albergar col Tauro fi ritorna;
Cade virtù dall' infiammate corna,
Che vefte il mondo di novel colore:

E non pur quel che s'apre a noi di fore,
Le rive ei colli di fioretti adorna;
Ma dentro, dove giammai non s'aggiorna,
Gravido fa di fe il terreftro umore;

Onde tal frutto, e fimile fi colga:/

Così coftei, ch'è tra le donne un Sole, In me movendo de' begli occhi i rai Cria d'amor penfieri, atti, e parole:

come ch'ella gli governi, o volga, Primavera per me pur non è mai.

SONETTO X.

Scrive a un Colonnefe, fignificandogli il lieto ftato fuo, dolendoglifi della fua lontananza. I primi quattro verfi contengono lode del Colonnese.

Grloriofa
loriofa Colonna, in cui s' appoggia
Noftra fperanza, e 'l gran nome Latino,
Ch' ancor non torfe dal vero cammino
L'ira di Giove per ventofa pioggia;

Qui non palazzi, non teatro, o loggia,

Ma 'n lor vece un' abete, un faggio, un pino
Tra l'erba verde, e 'l bel monte vicino,
Onde fi fcende poetando, e poggia,

Levan di terra al ciel noftr' intelletto.
El rofignuol, che dolcemente all'ombra
Tutte le notti fi lamenta, e piagne,

D'amorofi penfieri il cor ne 'ngombra.
Ma tanto ben fol tronchi, e fai imperfetto
Tu, che da noi, Signor mio, ti fcompagne,

I

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