******* CANZONE 111 In quefta Canzone compofta alla guifa Provenzale fi contiene una difputa del Petrarca, fe debba lasciare o nò. amore di Laura, Verdi panni, fanguigni, ofcuri, o perfi Non veftì donna unquanco, Nè d' or capelli in bionda treccia attörse E fe pur s'arma talor' a dolerfi L'anima, a cui vien manco Configlio, ove 'l martir l' adduce in forfes Di quanto per amor giammai fofferfi, Fin che mi fani 'I cor colei che 'l morfe Ma l'ora, e 'l giorno ch' io le luci aperfi Che mi fcacciar di là dov' Amor corse, Noftra fi mira, la qual piombo, o legno Lagrima adunque che dagli occhi verfi' Lato mi bagna chi primier s'accorfe, Da me fon fatti i miei penfier diverfi: L'amata fpada in sè fteffa contorfe. Certo in più falda nave. Benigne ftelle, che compagne ferfi Al fortunato fianco, Quando 'l bel parto giù nel mondo scorfe! So io ben, ch' a voler chiuder in versi Chi più degna la mano a fcriver porfe, Quanto 'l Sol gira, Amor più caro pegno, 00000000 II. SESTINA In questa Sestina propone di volere sempre amare Laura, ancorachè non ne speri nulla, Griovane donna fott' un verde lauro Vidi, più bianca, e più fredda che neve Che foglia verde non fi trovi in lauro:: Ch' Amor conduce appiè del duro lauro Che, s'al contar non erro, oggi ha fett' anni La notte, e'l giorno, al caldo, ed alla neve. Sol con questi penfier, con altre chiome L'auro, e i topazj al Sol fopra la neve SONETTO XXIV. Effendo inferma Laura a morte, fi confola, confiderando il felice ftato di lei dopo la morte: perciocchè o farà pofta fecondo fua virtù fopra i Cieli, dove non fono Stelle, o ne' Cieli, dove fono Stelle. Se in quello luogo, dove non fono Stelle, avrà quello, che merita. Se dove fono Stelle, ofcurerà il Sole per invidia, e l'altre Stelle per isplendore. Ora è da fapere, che secondo i Maeftri in Iscrittura, dieci sono i Cieli, i nomi dequali, cominciando dal più basso, andando per ordine verfo l'alto fano quefti. Di Luna, di Mercurio, di Venere, di Sole, di Marte, di Giove, di Saturno, di Stelle appellate Fiffe, Criftallino, Empireo. Quént ueft' anima gentil che fi diparte S'ella riman fra 'l terzo lume, e Marte, Poich' a mirar fua bellezza infinita Se fi pofaffe fotto 'l quarto nido, Ciafcuna delle tre faria men bella, Nel quinto giro non abitrebb'ella; SONETTÓ XXV. Do Il fentimento è tale: Tofto morrò, e con le quattro paffioni dell' animo, che mi fanno guerra, avrò pace; e di più conoscerò, come fenza cagione m' abbia lafciato tribolare dalle predette quattro paffioni. Le quattro paffioni pone chiaramente nel primo Terzetto. Speranza, Rifo per Allegrezza, Pianto per lore, Paura, ed Ira per Tema. Ripiglia nel fecondo Terzetto. quelle medefime quattro paffioni, due fotto quefto verbo Avanzare, che fignifica Acquistare, cioè Allegrezza, e Speranza; e due fotto Sofpirare, cioè Dolore, e Tema. Quanto più m'avvicino al giorno estremo, Che l'umana miferia fuol far breve, I' dico a' miei penfier, Non molto andremo Si va ftruggendo: onde noi pace avremo: |