Vidi un'altra, ch' Amor' obbietto fcelle, Subbietto in me Calliope, ed Euterpe; Qual per tronco, o per muro edera serpe. Gli alti pensieri, e i miei fofpiri ardenti, Che de bei 'rami mai non' moffen fronda; Lasciò radici, onde con gravi accenti SONETTO LI. Si duole d'avere pofta speranza in cofa di questo Mondo, per la brevità della quale ammonito, ora l'ha posta in cola fempi Aveva posta la sua speranza nell'amor di Laura viva, ora l'ha pofta nell'amor di Laura Deificata. terna. I di miei più leggier che nessun cervo, Fuggir, com'ombra; e non vider più bene Ch'amare, e dolci nella mente servo, Del tutto è cieco chi'n te pon sua {pene: Tal ch'è già terra, e non giunge oslo a nervo. Ma la forma miglior, che vive ancora, E vivrà sempre fu nell'alto Cielo; 1 E vo fol' in pensar cangiando 'l pelo, 153 Qual' ella è oggi, e'n qual parte dimora; Si duole d'Amore, che in vita di Laura non l'abbia mai fe non tormentato, e in morte ancora lo tormenti, senza poterne fperar guiderdone alcuno. Sento ľ aura mia antica; e i dolci colli Bramosi, e lieti; or li tien trifti, e molli, Vedove l' erbe, e torbide fon l'acque; Nel qual' io vivo, e morto giacer volli; E da' begli occhi fuoi, che'l cor m'hann'arso, Riposo alcun delle fatiche tante. Ch'arsi, quanto 'l mio foco ebbi davante; SONETTO SONETTO LIII. Rende la ragione perchè non venga mai nel luogo, dove fu alleva ta Laura, che non s'affliga; la quale è che li ricorda, che Laura fu in quel luogo, e che più non v'è. E questo 'l nido in che la mia Fenice Mise l'aurate, e le purpuree penne; E parole, e sospiri anco ne elice? Ov'è'l bel viso onde quel lume venne Sola eri in terra, or se' nel Ciel felice; Tal, che pien di duol sempre al loco torno Che per te consecrato onoro, e colo, Onde prendesti al Ciel l'ultimo volo; SONETTO LIV. Risposta ad un Sonetto di Jacopo Colonna per le confonanze, nel qual fi rallegrava col Petrarca dell'essere stato coronato di Laurea nella piazza di Roma, il qual Sonetto gli pervenne alle mani dopo la morte d'effo Jacopo. Mai non vedranno le mie luci asciutte Con le parti dell ' animo tranquille Quelle note ov'Amor par che sfaville, E Pietà di fua man l'abbia constructe; U C Spirto già invitto alle terrene lutte, Ch'or su dal Ciel tanta dolcezza ftille; Le disviate rime hai ricondutte. Credea mostrarte; e qual fero pianeta Ne'nvidið insieme? o mio nobil tesoro, Che col cor veggio, e con la lingua onoro? ***************************** CANZONE 111. Laura, prende ardire di fprezzare la Morte. E volendo a mago dini assegna una separata Stanza. Onde cose vedea tante, e si nove, menaro al passo Con le farle di sera, e d'or la vela, L'alte ricchezze a null'altre seconde. Fiorian d’un Lauro giovenetto, e schietto; Che fimil' ombra mai non si racquista. Surgea d'un falso; ed acque fresche, e dolci |