Amor par ch' all' orecchie mi favelle, Ed al mar ritoglieffe i pefci, e l'onde; SONETTO CLXXXIII. Al cantar novo, e'l pianger degli augelli Quella c'ha neve il volto, oro i capelli; Nel cui amor non fur mai'nganni, nè falli; Così mi fveglio a falutar l' Aurora, E'l Sol, ch'è feco, e più l'altro, and io fui I' gli ho veduti alcun giorno ambedui Levarsi insieme; e'n un punto, e'n un'ora, SONETTO CLXXXIV. Commendazione de' capelli, de' labbri, delle carni, de' denti, della fronte, del cantare, e degli occhi di Laura. Onde tolfe Amor l'oro, e di qual vena Per far due treccie bionde? e'n quali spine Onde le perle in ch'ei frange, ed affrena Da quali Angeli moffe, e di qual fpera Di qual Sol nacque l'alma luce altera Di que' begli occhi ond' i' ho guerra, e pace, SONETTO CLXXXV. Affegna la ragione, perchè torni a rivedere Laura, che pareva che non vi dovesse tornare, effendo fempre da lei più acceso in guifa che costretto è di morire. Qual ual mio deftin, qual forza, o qual' inganno Là've sempre fon vinto; e s'io ne fcampo, Danno non già, ma prò: sì dolci ftanno Veggio i begli occhi, e folgorar da lunge: Amor con tal dolcezza m'unge, e punge, SONETTO CLXXXVI. Andando alcune Donne compagne di Laura fuori di cafa a diporto, avevano invitata Laura a cui o il Padre, o i Fratelli vietarono che teneffe lo 'nvito. Ora il Petrarca trovato quefto drappello di Donne andanti per via, e ragionanti, le domanda, dove fia Laura: elleno rifpondono, che fono liete per la memoria che tengono di Laura; dogliofe perchè in verità non è con loro, la quale è reftata in casa per invidia, o gelofia de' Parenti, contra alla quale fgridano, e confolano il Petrarca, che ella fi turbò, e pianse per efferle impedito il dimoftrarfi al Petrarca. Liete, e penfofe; accompagnate, e fole Donne, che ragionando ite per via; Lieté fiam per memoria di quel Sole; Chi pon freno a gli amanti, o dà lor legge? Ma fpeffo nella fronte il cor fi legge; Q SONETTO CLXXXVII. uando 'l Sol bagna in mar l'aurato carro, Poi, laffo, a tal che non m' ascolta, narro Vien poi l'Aurora, e l'aura fofca inalba: SONETTO CLXXXVIII. S'una fede amorofa, un cor non finto, Un languir dolce, un defiar cortefe; Se lagrimar, e fofpirar mai fempre; Son le cagion ch' amando i'mi diftempre, SONETTO CLXXXIX. Commenda una Barchetta, nella quale erano dodici Donne, e Laura. Dodici donne oneftamente lasse, Anzi dodici ftelle, e'n mezzo un Sole Simil non credo che Giafon portaffe Al vello ond' oggi ogni uom veftir fi vole; Poi |