Per tutto ciò la mente non s' acqueta, Rompendo 'I duol che 'n lei s'accoglie, e stagna: Commendazione degli occhi di Laura, da' quali è rasserenato d'ogni affanno. Descrive la forma d' Amore negli occhi, e dice quello che insegna a lui. Non on d'atra, e tempestosa onda marina , Fuggio in porto giammai stanco nocchiero; i Com' io dal fofco e torbido pensiero Fuggo, ove 'l gran desio mi sprona, e ’nchina: Nè mortal vista mai luce divina Vinse; come la mia quel raggio altero In che i suoi ftrali Amor dora, ed affina. Nudo, se non quanto vergogna il vela; Garzon con l' ali, non pinto, ma vivo, Ch' a parte a parte entr' a' begli occhi leggo SONETTO CXIX. Vuole inducere Laura o a liberarlo dal suo amore, o a trattarlo bene: cioè o a sempre mostrargli vista fiera, o lieta; col minacciarla che, tenendolo più in bisiento, egli s'ucciderà. Questa umil fera, un cor di tigre, o d' orsa; Che 'n vista umana, e 'n forma d' angel vene; Mi rota sì, ch'ogni mio stato inforsa. Ma pur, come suol far, tra due mi tene; Dolce veneno, Amor, mia vita è corsa. Tante varierati omai soffrire: Che'n un punto arde, agghiaccia, arrosla, e 'mbianca. Fuggendo spera i suoi dolor finire; Come colei che d' ora in ora manca: ****** ******** ******* SONETTO CXX. Deliberazione di raccontare lo stato fuo a Laura ancora una volta, dopo il qual raccontamento o troverà pietà, o succiderà. Nondimeno spera per alcuni segnali bene. Ite, caldi fofpiri, al freddo core: Rompete il ghiaccio che pietà contende; Ite, dolci pensier, parlando fore, Di quello ove 'l bel guardo non s'estende: pur sua asprezza, o mia stella n'offende, Sarem fuor di speranza, e fuor d'errore. Dir si può ben per voi, non forfe appieno, Che 'l nostro stato è inquieto, e fosco; Siccome 'l fuo pacifico, e fereno. E ria fortuna può ben venir meno; SONETTO CXXI. Commendazione degli occhi di Laura dalla cura de’ Formatori, dallo allegrezza che ne prende la Natura, e 'l Sole, dal lampeggiare divino, dal dare qualità all'Aere, e dal movere l'uomo ad onestà. Le se stelle, e 'l cielo, e gli elementi a prova Tutte lor' arti, ed ogni estrema cura Poser nel vivo lume in cui Natura Si specchia, e 'l Sol, ch'altrove par non trova. L'opra è sì altera, si leggiadra, e nova, Che mortal guardo in lei non s'assicura ; Par ch' Amor' e dolcezza, e grazia piova. S'infiamma d'onestate; e tal diventa, Che 'l dir noftro, e 'l pensier vince d' aflai. Ma d'onor, di virtute. Or quando mai I quattro Sonetti feguenti sono d'una materia, cioè del pianto di Laura o per la Madre, o per lo Padre, o per altra cara persona. on fur mai Giove, e Cesare si mossi E lor dell'usat' arme ambeduo scoffi. Volse, a vederla, e suoi lamenti a udire; E ricercarmi le midolle, e gli osli. Anzi scolpio, .e que' derti foavi Mi scrisse entr'un diamante in mezzo 'l core; Ancor torna fovente a trarne fore XXX { E celesti bellezze al mondo sole, Che quant' io miro par fogni, ombre, e fumi: Chan fatto mille volte invidia al Sole: 1 Amor, fenno, valor, pietate, e doglia Facean piangendo un più dolce concento D' ogni altro che nel mondo udir fi foglia: Ed era 'l cielo all' armonia sì ’ntento, Che non si vedea in ramo mover foglia ; Tanta dolcezza avea pien l' aere, e 'l vento. Calcolat. doo SONETTO CXXIV. Q uel sempre acerbo, ed onorato giorno Ma fpeflo a lui con la memoria torno. E 'l dolce amaro lamentar ch' i' udiva, Fosse che 'l ciel rafserenava intorno. Ebeno i cigli; e gli occhi eran due stelle, Ond' Amor l'arco non tendeva in fallo; Dolor formava ardenti voci, e belle; SONETTO CXXV. ve ch' i' pofi gli occhi laffi, o giri quetar la vaghezza che gli spinge; |