RIME IN MORTE DI M. LAURA
Al cader d'una pianta, che vi svelse, Pag. 63
Alma felice, che sovente torni
Amor, che meco al buon tempo ti stavi Anima bella, da quel nodo sciolta, Che fai? che pensi ? che pur dietro guardi Come va❜l mondo! or mi diletta e piace Conobbi, quanto il ciel gli occhi m'aperse, Da' più begli occhi, e dal più chiaro viso, Datemi pace, o duri miei pensieri : Deh porgi mano all' affannato ingegno, Deh qual pietà, qual angel fu si presto
Del cibo, onde 'l signor mio sempre abbonda, 100
il mio fidato speglio,
Discolorato hai, Morte, il più bel volto, Dolce mio caro e prezioso pegno,
Dolci durezze, e placide repulse, Donna, che lieta col principio nostro Due gran nemiche insieme erano aggiunte, E' mi par d'or in ora udire il messo,
questo 'I nido, in che la mia Fenice Fu forse un tempo dolce cosa Amore; Gli angeli eletti, e l' anime beate
Gli occhi, di ch' io parlai sì caldamente, I di miei più leggier, che nessun cervo, I' ho pien di sospir quest'aer tutto, I' mi soglio accusar; ed or mi scuso, I'vo piangendo i miei passati tempi, Io pensava assai destro esser su l'ale, Ite, rime dolenti, al duro sasso, L'alma mia fiamma oltra le belle bella, L'alto e novo miracol, ch'a' dì nostri L'ardente nodo, ov' io fui, d'ora in ora L'aura, e l'odore, e 'l refrigerio, e l'ombra L'aura mia sacra al mio stanco riposo L'ultimo, lasso, de' miei giorni allegri, La bella donna, che cotanto amavi, La vita fugge, e non s'arresta un'ora ; Lasciato hai, Morte, senza Sole il mondo Levommi il mio pensier in parte, ov' era
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Mai non fu' in parte, ove si chiar vedessi Mente mia, che presaga de' tuoi danni, Mentre che 'l cor dagli amorosi vermi
Morte ha spento quel Sol, ch' abbagliar suolmi; 123 Nè mai pietosa madre al caro figlio,
per sereno ciel ir vaghe steile;
Nell'età sua più bella e più fiorita,
Non può far Morte il dolce viso, amaro; O giorno, o ora, o ultimo momento, O tempo, o ciel volubil, che, fuggendo, Occhi miei; oscurato è 'l nostro Sole; Ogni giorno mi par più di mill' anni, Oimè il bel viso; oimè il soave sguardo; Or hai fatto l'estremo di tua possa, Ov'è la fronte, che con picciol cenno Passato è 'l tempo omai, lasso, che tanto Poi che la vista angelica serena,
Quand' io mi volgo indietro a mirar gli anni, Quand' io veggio dal ciel scender l'aurora Quanta invidia io ti porto, avara terra, Quante fiate al mio dolce ricetto,
Quel, che d'odore e di color vincea
Quel, rosigniuol, che si soave piagne
Quel Sol, che mi mostrava il cammin destro
Quel vago, dolce, caro onesto sguardo
, per cui con Sorga ho cangiat'Arno
Questo nostro caduco e fragil bene,
Rotta è l'alta Colonna, e 'l verde Lauro, Ripensando a quel, ch'oggi il Cielo onora, S'Amor novo consiglio non n'apporta, S' io avessi pensato, che sì care S'onesto amor può meritar mercede, Se lamentar augelli, o verdi fronde Se quell'aura soave de' sospiri, Sennuccio mio; benchè doglioso, e solo Sento l'aura mia antica; e i dolci colli Sì breve è il tempo e 'l pensier sì veloce Soleano i miei pensier soavemente Soleasi nel mio cor star bella e viva, Spinse amor e dolor, ove ir non debbe Spirto felice, che si dolcemente
Tempo era omai da trovar pace, o tregua Tennemi Amor anni ventuno ardendo Tornami a mente, anzi v'è dentro, quella, Tranquillo porto avea mostrato Amore Tutta la mia fiorita e verde etade Vago augelletto, che cantando vai, Valle, che de❜lamenti miei se' piena; Vidi fra mille donne una già tale, Volo con l'ali de' pensieri al Cielo Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena,
Amor, se vuo', ch'i'torni al giogo antico, Che debb'io far? che mi consigli, Amore? Quando il soave mio fido conforto, Quell'antiquo mio dolce empio signore Solea dalla fontana di mia vita Standomi un giorno, solo, alla fenestra, Tacer non posso; e temo non adopre Vergine bella, che di Sol vestita,
Mia benigna fortuna, e 'l viver lieto;
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