網頁圖片
PDF
ePub 版

molto più che non facea con le forficine o col rasoio, gli venne pensiero una mattina, credendo essere rimaso nella chiesa dirieto a tutti gli altri, d' andare dopo la porta, e mettere la borsa de' cento fiorini sotto uno mattone dell' ammattonato, che già avea veduto come quello spazzo stava. E così come avea pensato fece, non credendo che alcuno fosse nella chiesa rimaso che 'l vedesse. Era peravventura rimaso nella chiesa uno Iuccio pezzicheruolo che adorava dinanzi a san Giovanni Boccadoro, il quale, adorando, vide ciò che Cola razzolava, ma non sapea lo intrinseco; onde egli aspettò tanto che Cola si fu partito, e subito andò nel luogo drieto a quella porta, e guardando, vide un mattone fuori di forma mosso dagli altri, e con uno coltello, quasi come una lieva, levatolo suso, vide il borsello; e subito se lo recò in mano, e racconciò il mattone come prima, e con li detti danari se n' andò a casa sua per animo di non manifestarli mai. Avvenne per caso, per caso, che innanzi che passassono tre dì, il cieco ebbe voglia di sapere, se il suo era dove l' avea sotterrato; e colse tempo, e andò al mattone, sotto il quale avea nascoso il suo tesoro, e levandolo e cercando della borsa, e non trovandola, gli parve stare assai male; ma pur ripose il mattone in suo stato, e malinconoso se n' andò a casa. E là pensando, come in un punto avea perduto quello che a poco a poco in gran tempo avea acquistato, gli venne un pensiero acuto, come a' più de' ciechi interviene, che egli la mattina vegnente

chiamò un suo figliuolo di nove anni, e disse: Vieni, e menami alla chiesa. E' fanciullo ubbidì al padre; ma innanzi ch' egli uscisse di casa, l' ebbe nella sua camera, e disse: vien qua, figliuol mio, tu verrai meco alla chiesa, non ti partire da me; sederai dov' io, nell' entrata della porta, e quivi guarderai molto bene tutti uomini e donne che passeranno, e terrai a mente se niuno vi passa che mi guardi più che gli altri, o che rida, o che faccia alcuno atto verso me, e tieni a mente chi egli è; sapra' lo tu fare? Dice il fanciullo: sì. Informato il fan ciullo, il cieco ed ello se n'andarono alla chiesa, e puosonsi alla posta loro. Il fanciullo, stando attento a' comandamenti del padre, stette tutta quella mattina alla mira di ciascheduno, e in brieve e' s' accorse che questo Iuccio, passando, avea affisato e sorriso inverso il cieco padre. Ed essendo venuta l'ora di tornare a casa a desinare, prima che salisse il cieco col figliuolo la scala, il cieco fece l' esamine, e disse: figliuolo mio, hai tu veduto niente di quello che io ti dissi? Disse il fanciullo: padre mio, io non ho veduto se non uno che vi guardò fiso e rise. E'l padre disse: chi fu? E quelli disse: io non so, come s' ha nome, ma io so bene ch' egli è pizzicheruolo, e sta qui presso da' frati minori. Dice il padre: saprestimi tu menare alla sua bottega, e dirmi, se tu 'l vedi? Il fanciullo dice di sì. Il cieco levò via ogni dimoranza, e dice al fanciullo: menami là, e se tu lo vedi, dimmelo; e quando favello con

lui, scostati e aspettami. Il fanciullo guidò il padre tanto, che lo trovò alla stazzone che vendea formaggio, e disselo al padre, e accostollo a lui. Come il cieco l' udì favellare con quelli che compravano, conobbe lui essere Iuccio, col quale, quando avea la luce, ebbe già conoscenza; e così seguendo, disse che gli volea un po' parlare da se e lui in luogo secreto. Iuccio, quasi sospettando, il menò dentro in una cella terrena, e dice: Cola, che buone novelle? Dice Cola: frate mio, io vegno a te, e con gran fidanza e con grande amore. Come tu sai, egli è buon tempo che io perdei il vedere, ed essendo in povero stato con gran famiglia, m' è stato forza di vivere di lemosina; e per grazia di Dio e per bontà e di te, e degli altri Orvietani, io mi trovo avere fiorini dugento, de' quali fiorini cento ho in un luogo a mia petizione, e gli altri ho dati in serbanza a più miei parenti, che in otto dì gli averò. E pertanto, se tu vedessi modo di pigliare questi dugento fiorini, e farmi per amore di Domeneddio quella parte di guadagno che ti paia convenente per sostenere e me, e' miei figliuoli, io ne sarei molto contento; perocchè in questa terra non è alcuno, in cui più mi fidassi, e non voglio che di ciò și faccia alcuna scrittura, e che niente se ne dica, e che niente se ne sappia. Sì che io ti priego caramente, che che partito tu ti pigli, che di ciò che io t'ho detto, mai per te non se ne dica alcuna cosa; perocchè tu sai che come si sapesse che io avesse questi danari, tutte le limosine, che mi sono date, man

cherebbono. Iuccio, udendo costui, e immaginando di potere tirare l' aiuolo anco a' fiorini cento, disse a Cola assai parole, e di tenerli credenza, e che l'altra mattina tornasse a lui, e risponderebbegli. Il ciecò si partì, e Iuccio preso tempo, il più tosto che potè, andò con la borsa che ancora non avea tocca, alla chiesa, e sotto quello mattone, donde l' avea tolta, la ripose. Perocchè ben s' avea pensato che' fiorini cento che Cola dicea avere a sua posta, erano i fiorini cento che avea sotto il mattone riposti; ed egli, perchè la faccenda degli altri cento non mancasse, andò, e riposevegli. Cola dall' altra parte immaginò che nel dire di Iuccio, domattina ti risponderò, fosse da credere che per avere gli altri cento, potrebbe intervenire che innanzi che facesse la risposta, ve gli riporterebbe; andò quel dì medesimo alla chiesa, e pensato di non essere veduto, levò il mattone, e cercato sotto, trovò la detta borsa, la qual subito si cacciò sotto, e rimise il mattone, sanza curarsene troppo e tornossi a casa, avendo la buona notte; e la mattina vegnente andò a udire Iuccio. Il quale, come lo vide, gli si fece incontro, dicendo: dove va il mio Cola? Cola disse: io vegno a te. Entrati in luogo segreto, disse Iuccio: la gran confidenza che mi porti, mi fa sforzare a fare ciò che domandi; fa d' avere li dugento fiorini, per di qui otto dì io farò una investita di carne salata e di cacio cavallo, che ci credo guadagnare sì che io ti farò buona parte. Dice Cola: sia con

Dio; io voglio andare oggi per fiorini cento, e forse anco per gli altri, e recherottegli; fammi poi quel bene che tu puoi. Disse Iuccio: va con Dio, e torna tosto, poichè ho deliberato fare questa investita, perocchè messer Comes raguna per la Chiesa gran gente d'arme, e credesi che faranno capo grosso qui; e' soldati son molto vaghi di queste due cose. Sì che va, procaccia, che io credo farne molto bene e per te, e per me. Cola n' andò, ma non con quell' animo, che Iuccio credea, perocchè '1 cieco accecava ora l' illuminato.

[ocr errors]

E venuto l'altro dì, Cola con un viso tutto malinconoso n' andò a Iuccio, il quale, veggendolo, tutto ridente gli si fece incontro, e disse: lo buon giorno t' incappi, Cola. Disse Cola: ben lo vorrei avere comunale, non che buono. Dice Iuccio: e che vuol dir questo? Dice Cola: male per me, che dov' io avea riposti cento fiorini, non gli ci truovo, che mi sono stati furati; e quelli miei parenti, dov' io avea in serbanza gli altri centó in più partite, chi mi dice non gli ha, e chi peggio; sì che io non ho altro che a strignere le pugna, tanto dolore ho. Dice Iuccio: questa è dell' altre mie venture, chè dove io credea guadagnare, perderò fiorini cento o più; ed ecci peggio che io ho quasi fatta l'investita; chè se colui che m' ha venduta la mercanzia, vorrà pur che 'l mercato vada innanzi, io non so di che mi pagare. Dice Cola: e' me ne pesa quanto puote per te, ma per me, me ne duole molto più forte, chè rimango in forma, che mal potrò vivere, e

« 上一頁繼續 »