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torno cogli altri globi il sole), tanto maggiormente dev'essere nelle speculative, dove meglio vedono i meno. In fatti chi ebbe a lui malgrado, o gli corse addosso quando, nel 1816, lorchè Italia (posso dirlo salvamente?) fioriva di veri letterati non meno forse ch' oggidì, pronunzio (ciocchè agli attuali critici è sfuggito): Donato Giannotti scrittore e pensatore da non vergognarsi del Mac. chiavelli»? Tanto dunque ha da essere stato lecito a lui il manifestare la sua opinione, che anche rincalza d'argomenti; quanto altri si fa di rifiutarla senza addurre prova alcuna. In merito poi alla eloquenza del secolo sestodecimo, secondo che il Giordani la definisce nella lettera del 1825 al Capponi, e quanto all'Apologia di Lorenzino; non tanto che io stimi necessario al nostro il consentimento e l'appoggio d'altri letterati, bensì a denotare che le osservazioni sue furono riconosciute vere e maestrevoli da cime d'ingegni; per tacermi di chi anche a' nostri giorni dettò in queste materie pienamente nel senso giordaniano (fra i quali ancora il Gioberti); allego solamente questo passo del Leopardi: Tra gl' Italiani, che per altro sono quasi privi di scritture eloquenti, l'Apologia che Lorenzino de' Medici scrisse per giustificazione propria, è un esempio di eloquenza grande e perfetto in ogni parte. Ora, quando in una opinione letteraria, dove è lecito discorrere e per ragione e per autorità, concorrono unanimi (e fossero pur soli) un Giordani e un Leopardi; non potrò mai impetrare da me stesso ch'io presti a questi due manco fede di quella che altri di non maggiore sentor di lettere vogliono prestare a sè medesimi: e dubiterò che il titolo di avventati nel giudicare più presto che a questi due sommi lumi convengasi a chi loro incusa di avventatezza.

D

Per ultimo, avendo il Giordani dal 24 al 30 avuto stanza in Firenze, fu perciò preteso che l'editore suo delineasse un quadro della letteratura e dei letterati o

per nascita o per elezione volontaria o per necessità fiorentini di quel tempo. La qual cosa allora mi persuaderò essere stata necessaria, o almeno conducente all'intento, quando sarammi dimostro che un simile quadro fosse dovuto delineare altresì e della letteratura di Bologna e di quella di Milano e d'altre città, dove il Giordani medesimamente che in Firenze fu dimorato. Così, trovandosi nell' Antologia fiorentina articoli dell'autor nostro, viene l'editore giordaniano fatto reo d' ommissione, che non descrisse nascita vita e morte di essa Antologia. Ma, a dir vero, per quanta sia la stima di quest'ottimo dei giornali, e grande il dolore e il danno per la sua fine, e continuo il desiderio e nulla la speranza che ne sorga per ora uno eguale in Italia; non però potrò mai figurarmi che fosse cosa indispensabile il tessere la biografia di lui nella biografia del Giordani. Le quali pretensioni quando e in questo e in consimili casi valessero, io non imagino appena come fosse umanamente più possibile trattare di una materia senz' obligo di compren dervi eziandio tutte le altre: nè veggo allora più dove fosse mai per cadere d'opera alcuna il termine.

E perchè sia qui oramai il termine di questo preambolo, mettiamo da un lato i censori o astiosi o sofistici; aspettando ch'essi in luogo di star contenti a notare ciò che un autore, il più legitimo interprete delle proprie intenzioni, non ha stimato di fare; vogliano in quella vece emendare il mal fatto e sottentrare alle omissioni. Del quale beneficio, in ordine alle Memorie sul Giordani, primo a rimanere loro con obligo sarà il raccoglitore di esse; che del non sentirsi pari a tanto subbietto già si scusò coll' amore e il desiderio; e augurò che il fatto. suo servisse d'incitamento a chi per uguaglianza d' ingegno e di studi sapesse far meglio. E sia qui pure a noi, per ora e sempre, il fine d' ogni discorso intorno alle lettere del Giordani. Nè più oltre soprastiamo di recarne

innanzi gli Scritti maggiori: dei quali per altro nè potrà dare proporzionato giudizio nè riportare frutto condegno chi leggerà senza mettere in pratica il tanto vero e necessario quanto negletto documento di Pope, che sta in fronte. a questo volume:

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A perfect judge will read each work of wit
With the same spirit that its author writ

Il giudice perfetto vorrà leggere ogni opera dell' ingegno con quel medesimo spirito che l'autore l' ha scritta. »

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Se descrivendo dalle origini della nostra città i fatti del popolo Romano io farò cosa che vaglia, nè il so abbastanza, nè sapendo oserei dirlo: conciossia che la veggo cosa e antica e già fatta comune; mentre di continuo scrittori nuovi si confidano di recar ne' racconti qualche maggiore certezza, o coll' artificio delle parole avanzare la rozza antichità. Ad ogni modo gioverà che alla memoria delle cose operate dal primo popolo del mondo anch'io per la mia parte abbia provveduto: e se in tanta folla di scrittori il mio nome rimarrà scuro, mi consolerò colla nobiltà e grandezza di loro che l' avranno adombrato. Ella è poi questa impresa di lavoro immenso; chè prender se ne dee it filo

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Non per altra ragione metto primierò questo volgarizzamento se non perchè l' ́autore lo dice lavoro di giovinezza, e ch' io d'altra parte non saprei dove collocarlo; niun barlume essendomi rimasto del quando fosse eseguito. Se alcuno poi alla maestria ond'è condotto e all' attica fragranza vuol crederlo venuto dopo altri scritti, io non m' oppongo. (E.) Giord. Opere.

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