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LA

DIVINA COMMEDIA

DI

DANTE ALIGHIERI.

RIVEDUTA NEL TESTO E COMMENTATA

DA

G. A. SCARTAZZINI.

VOLUME PRIMO.

L' INFERNO.

FAB

1506.

LEIPZIG:

F. A. BROCKHAUS.

1874.

Proprietà letteraria.

AL LETTORE.

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Lo studio della Divina Commedia presuppone quello della storia de' tempi e della vita di Dante, nonchè della storia letteraria delle sue opere e del concetto fondamentale del Poema sacro. Un' edizione del Dante deve per conseguenza, se non vuol servire soltanto agli eruditi, contenere di tutte queste materie almeno quel tanto che è indispensabile all' intelligenza del Poema. Anche la presente edizione non andrà priva di tali illustrazioni. Essa formerà quattro volumi, di cui i tre primi conterranno il testo e commento della Divina Commedia, il quarto ed ultimo i Prolegomeni storico-letterarî allo studio di essa. In quest' ultimo volume si discorrerà eziandio più estesamente della ragione di quest' opera come pure di tutte quelle cose che soglionsi pertrattare nelle Prefazioni ad opere di qualche mole. Stimo però opportuno il dire già quì due parole sul modo come mi sono governato nel presente lavoro, e lo faccio senza più. Dirò prima del Commento e poi del testo.

Non ho veruna pretensione di recare innanzi grandi novità. Di cento dichiarazioni le novantanove sono vecchie, per lo più antiche. Ho raccolto e studiato tutti i commenti che videro la luce, sia in Italia sia altrove; ho attinto alle migliori fonti italiane, tedesche, francesi

VI

ed inglesi 1. Alle volte ho lasciato parlare gli autori stessi, altre volte ho ristretto in poche parole ciò che altri avean già detto in molte. Non amando io farmi bello della roba altrui ho citato coscienziosamente libri ed autori ogni volta che ne presi qualche osservazione di rilievo. Soltanto le cento e cento volte in cui si trattava di dichiarazioni che occorrono in tutti i commenti più ovvii e sù per giù dappertutto colle stesse parole non ho sprecato carte ed inchiostri onde citar nomi e libri, e in ciò credo aver fatto bene. Il lettore si accorgerà poi subito che le mie fonti non sono soltanto i commenti propriamente detti, che anzi ho attinto ad una quantità di fonti storiche, illustrative ecc. Quantunque però io abbia fatto tesoro di tutti i relativi lavori antichi e moderni a me noti il mio non è un lavoro di semplice compilazione. Le opere che sopra il Dante da sei anni in quà ho pubblicate spero facciano fede che già da un pezzo dedico al sommo Vate e le mie fatiche e i miei studî e il mio amore. Così anche in questo commento si rinverranno non meno che in altri delle così dette nuove interpretazioni. Non ne andai mai cercando a bella posta, non ne adottai una sola pel semplice motivo che fosse nuova e mia propria; ma quando una nuova interpretazione mi si presenta spontaneamente, quando dopo maturo esame la mi sembra preferibile alle altre io non esito ad accettarla. Non amando io poi quel fare ridicolo di certi guastamestieri non meno arroganti che ignoranti mi sono astenuto tanto dal gridare: «Vedete, questa è una nuova interpretazione! >> quanto dall' esaltare quel po' di nuovo combattendo il fatto da altri. Avrei voluto fare un commento che

1) Della grande opera del De Marzo non ho potuto servirmi, non essendomi essa giunta che quando il mio volume era pressochè stampato.

rimpiazzasse tutti gli altri, citando cioè e restringendo in breve tutte le interpretazioni già emesse, paragonandole fra loro e sottoponendole ad una critica scientifica, cosìchè chi avesse letto il mio libro avrebbe saputo ciò che sopra ogni passo di qualche importanza dissero il Lana, l'Anonimo Fiorentino, l'Ottimo, Pietro di Dante, il Boccaccio, l'Imolese, il Buti, il Bargigi, il Landino, il Vellutello e così via sino al De Marzo, al Filalete, al Witte, al Longfellow ecc. Ma un tal lavoro avrebbe richiesto un grossissimo Volume per ogni Cantica, ed il mio signor editore non voleva per ora stampare che volumi come quello che quì si presenta al pubblico e che, come egli si lagna, è divenuto già troppo grosso. Tuttavia non ho rinunziato all' impresa e, se il pubblico farà buon viso ai miei lavori, terminata la presente opera porrò subito mano ad un commento di maggior mole. Intanto spero che quello che pubblico quì sarà più che bastante ai principianti dall' un canto, e dall' altro meriterà un tantino di considerazione anche da parte dei cultori di Dante che hanno già consacrato lunghi studî all' immortale operá sua.

Sul testo della Divina Commedia dovrò parlare a lungo in apposito capitolo nel volume dei Prolegomeni. esaminerò pure ad una ad una le lezioni più importanti. Basti per ora osservare aver io scelto quella lezione che dopo maturo riflesso mi sembrava meritare la preferenza. La scelta non fu però mai arbitraria. Non ho ammesso nel testo una parola, non una sillaba che non abbia il sostegno delle più accreditate edizioni e di alcuni fra i migliori testi a penna. Dico fra i migliori, perchè non vorrei esser tenuto per uno di quegli sciocchi che credono il lavorìo della critica dantesca non consistere in altro che nella enumerazione di codici che recano l' una o l'altra lezione e fanno di quei calcoli da bimbi, come a mo' d' esempio:

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